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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ambiente

Perché l’Europa vuole conquistare l’Artico. E apre un ufficio in Groenlandia

La nuova strategia di Bruxelles mette da parte gas e petrolio, e punta sulla lotta al cambiamento climatico. Ma nel documento si fa riferimento alle terre rare

L’Artico va protetto dal cambiamento climatico e dallo sfruttamento delle sue risorse di petrolio, carbone e gas. Ma quando si tratta delle terre rare, cioè di quelle scarse materie prime necessarie alla produzione di beni oggi essenziali come le batterie delle auto elettriche, si devono mettere sul tavolo “valutazioni ambientali, economiche e sociali” da combinare con “le migliori pratiche e i più elevati standard ambientali per l'estrazione mineraria, la gestione dei rifiuti e la risposta agli incidenti”. L’equilibrismo tra rispetto ambientale e sfruttamento del sottosuolo è contenuto nella nuova strategia Ue per la regione artica. 

Le resistenze degli Inuit

Un approccio che, nelle intenzioni di Bruxelles, mira a vincere le resistenze delle popolazioni locali rispetto alle mire di Paesi terzi. Due anni fa, l’allora presidente Usa Donald Trump aveva proposto di acquistare la Groenlandia dalla Danimarca (l'isola artica è una nazione indipendente, ma fa parte del Regno danese). Si trattava di una provocazione, nonostante le mire degli Stati Uniti sulle risorse della Groenlandia fossero concrete. Lo scorso aprile, invece, il partito ambientalista degli Inuit Ataqatigiit (Ia) vinse le elezioni in Groenlandia grazie a anche a un programma in cui si opponeva, tra le altre cose, ai piani della Cina di avviare attività estrattive nella regione di Kvanefjeld, una penisola a sud-ovest del Paese, appena sotto il Circolo Polare Artico, dove si trovano giacimenti di enormi dimensioni di terre rare e di uranio.

Il problema delle attività estrattive di questo tipo è che hanno un fortissimo impatto ambientale, perché rilasciano sostanze chimiche dannose e persino scorie radioattive. Da qui le resistenze delle popolazioni locali, che sanno bene come il cambiamento climatico stia sconvolgendo il loro territorio. Anche per questa ragione la Commissione europea, che aprirà “un ufficio in Groenlandia" per elevare "il profilo delle questioni artiche nelle relazioni esterne dell’Ue”, ha proposto una strategia imperniata sul tema della sostenibilità, dove da un lato rinuncia a supportare lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio, e dall'altro promette di sostenere con fondi Ue, tra le altre cose, "industrie estrattive sostenibili" per le terre rare.

Stop gas, sì terre rare

La prima mossa in tal senso della strategia dell'Ue è quella di proporre lo "scalpo" delle classiche attività estrattive nella regione, quelle legate ai giacimenti di gas e petrolio. "in vista della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop26) e a sostegno dell'azione globale per il clima", scrive la Commissione, "l'Ue insisterà affinché petrolio, carbone e gas rimangano nel sottosuolo, anche nelle regioni artiche". L'accento su "insisterà" è importante, perché va letto anche nel quadro della recente polemica sul maxi progetto Arctic LNG 2, uno dei terminali di gas naturale liquefatto più grandi al mondo, che è ormai in fase di avvio in Siberia, nella zona artica della Russia. A guidare il progetto, insieme alla russa Novatek, c'è il gigante francese Total. E un ruolo importante lo riveste anche l'italiana Saipem. A maggio, diversi deputati del Parlamento europeo avevano denunciato anche l'appoggio diretto dei governi di Francia, Germania e Italia (attraverso garanzie statali) al progetto. 

Bruxelles si impegna a rinunciare a questo tipo di iniziative, almeno con i suoi fondi. E assicura che sulle terre rare finanzierà solo progetti innovativi e più sostenibili possibile. “L'Ue - si legge nella strategia sull’Artico - consuma il 20% dei prodotti minerari mondiali e ne produce solo il 3%”. Per questo l’approvvigionamento di materie prime “dipende da pochi o singoli Paesi di origine per molti minerali critici”. La Cina, ad esempio, “fornisce il 98% di elementi delle terre rare e il 93% di magnesio”. “Gli otto Stati artici sono fornitori potenzialmente significativi di materie prime critiche e di altro tipo, e ci sono già importanti attività di estrazione mineraria nell'Artico europeo: la Svezia prevede di produrre minerale di ferro in modo carbon neutral entro il 2035”, si evidenzia nel documento. “Tali attività possono essere un importante motore economico”, si legge nel testo Ue.

Le altre proposte

Tornando al tema della tutela ambientale, Bruxelles si impegna anche a far leva sulla sua forza diplomatica a livello mondiale e si dice "pronta a svolgere pienamente la sua parte e ad assumersi la sua responsabilità globale" per contrastare il riscaldamento dell'Artico che "ha un effetto immenso sul resto del mondo" e "richiede un'azione urgente". Di qui la promessa Ue a "contribuire a un dialogo pacifico e costruttivo e alla cooperazione internazionale, per mantenere l'Artico sicuro e stabile", sviluppando "relazioni sostenibili con i suoi partner nella regione" e rafforzando "la governance oceanica dell'Artico".

L'Ue propone poi di usare i suoi fondi per investire "nel futuro delle persone che vivono nell'Artico, stimolando una migliore istruzione, una crescita sostenibile e posti di lavoro, compreso un maggiore coinvolgimento dei giovani, delle donne e delle popolazioni indigene nel processo decisionale artico, su questioni quali l'innovazione e la ricerca, la creazione di posti di lavoro, competenze digitali e istruzione". In particolare, oltre alle già citate industrie estrattive sostenibili, Bruxelles sosterrà settori quali "energia a emissioni zero, idrogeno, sanità, connettività e infrastrutture, turismo sostenibile, tecnologie verdi, pesca e agricoltura".

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