La Svezia è ambientalista solo se non si parla dei suoi alberi
Il Paese vuole poter continuare a sfruttare le sue foreste oltre i limiti che vorrebbe imporre Bruxelles, sostenendo che non possono fare da "airbag" per le emissioni di altre nazioni
La Svezia, terra di alberi e ambizioni climatiche, sta facendo di tutto per evitare di ridurre le proprie attività di disboscamento. La patria di Greta Thunberg, storicamente conosciuta per l'attenzione all'ambiente, ha adottato l'obiettivo di diventare neutrale dal punto di vista climatico entro il 2045, cinque anni prima del resto dell'Unione europea. Durante i negoziati sulla Legge europea sul clima, Stoccolma ha chiesto tagli alle emissioni più elevati rispetto alla proposta della Commissione del 55% entro il 2030.
I toni cambiano però quando si parla dei loro alberi. In questo caso, i deputati svedesi sostengono che le foreste della nazione possono essere sfruttate e non dovrebbero essere utilizzate come "airbag" per compensare gli insufficienti tagli alle emissioni di altri Stati del blocco. "Possiamo essere progressisti in materia di politica climatica solo perché abbiamo un settore forestale sostenibile, che favorisce il nostro lavoro sul clima e al contempo apporta enormi benefici alla nostra economia", ha dichiarato a Politico Jessica Polfjärd, europarlamentare del Partito popolare europeo e membro del Partito Moderato Svedese, che fa parte della coalizione di governo. Anche il deputato dei Verdi Pär Holmgren ha riconosciuto che "è importante non vedere le nostre foreste come la grande soluzione per tutta l'Europa", e ha invitato ogni Paese e industria a fare la propria parte per la riduzione delle emissioni.
La Svezia, insieme ad altri Paesi come la Finlandia e l'Austria, si è opposta all'interferenza della Commissione europea nelle politiche nazionali di gestione delle foreste durante le discussioni sul Green Deal. Il Paese scandinavo avrà la presidenza del Consiglio dell'Ue durante il semestre corrente e dovrà gestire questioni che hanno un impatto sulla silvicoltura, come un nuovo regolamento per promuovere il ripristino della natura, una proposta di certificazione degli assorbimenti di carbonio e un quadro di monitoraggio dei boschi del blocco.
Gli ambientalisti temono che il Paese non affronterà adeguatamente la questione, che è da tempo oggetto di controversie. Secondo l'Agenzia forestale svedese le condizioni degli alberi locali stanno peggiorando, il che potrebbe ridurre la loro capacità di assorbire Co2 e mettere in difficoltà l'industria forestale.
La principale metodologia di produzione di legna utilizzata nel Paese è il taglio netto, che ha causano enormi danni, impoverendo gli ecosistemi, ha spiegato Johanna Sandahl, presidente della Società svedese per la conservazione della natura. La Strategia forestale 2030 dell'Ue raccomanda di evitare il più possibile questo tipo di tagli e le piantagioni monocoltura, promuovendo invece la mescolanza di specie per albero o per gruppo di alberi, la rigenerazione naturale o l'impianto diversificato su piccola scala. La Svezia ha criticato questa strategia, sostenendo che Bruxelles sta oltrepassando le proprie competenze e che il suo piano avrebbe un impatto negativo sul settore.
Gli attivisti e politici ecologisti temono che il nuovo governo conservatore eletto nel settembre scorso, sostenuto dai Democratici di Svezia di estrema destra, potrebbe non sostenere ambizioni climatiche più elevate durante il suo mandato. Inoltre, temono che le questioni ambientali possano scendere in fondo all'agenda politica del nuovo governo. Gli attivisti per il clima, inclusa Greta Thunberg, hanno presentato un'azione legale collettiva contro il governo per ciò che sostengono essere un'azione climatica insufficiente. Inoltre, si teme che i tagli al bilancio per le politiche ambientali saranno "molto consistenti", con il bilancio ambientale complessivo che potrebbe essere ridotto del 60% entro il 2025.