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Venerdì, 19 Aprile 2024
Il caso

Stretta sul riso asiatico in Europa: "Alti residui di un pesticida vietato"

Bocciata la proposta di Bruxelles di alzare i limiti per il triciclazolo, bandito nell’Ue ma usato dai principali produttori come India, Vietnam e Cambogia 

In Italia si consuma sempre più riso asiatico (+86% nel 2022), ma nei principali Paesi produttori d'Oriente non valgono le stesse regole che nell'Unione europea. Il rischio è di ritrovarsi a mangiare alimenti coltivati con pesticidi che sono invece vietati nel nostro Paese. È il caso del triciclazolo, un potente pesticida vietato nell’Unione Europea ma utilizzato nei principali Paesi produttori, dal Vietnam alla Cambogia, dal Myamar all’India fino al Pakistan. Su pressione dei produttori esteri e degli importatori, la Commissione aveva chiesto agli Stati membri dell'Ue di approvare un innalzamento dei limiti dei residui di questa sostanza da 0,01 a 0,09 mg/kg. La proposta non ha però raggiunto la maggioranza qualificata necessaria all’approvazione nell’ambito della riunione del comitato permanente (Scopaff) sui residui dei fitosanitari.

Il triciclazolo è un anticrittogamico per anni ampiamente adoperato per contrastare nel riso la diffusione del brusone, un parassita delle piante. Nel 2016 l'Unione europea ha però vietato il suo uso nei campi vista l'attestata pericolosità per la salute umana. È stata inoltre vietata l’importazione di prodotti con residui superiori ad un determinato limite. L'esecutivo europeo lo scorso febbraio ha proposto di elevare questa soglia, consentendo così l'accesso a riso contenente residui più elevati rispetto a quelli attuali.

Lo stop da parte del comitato è stato accolto con favore dalle organizzazioni agricole nazionali. "Si tratta di un primo passo per il rispetto in Europa del principio di reciprocità in modo che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute", hanno scritto in una nota congiunta Coldiretti e Filiera Italia. Bruxelles potrebbe decidere di portare comunque avanti il regolamento, destinato poi a ricevere il via libera sia del Consiglio che del Parlamento Europeo. Le due organizzazioni promettono in tal caso di continuare il loro "pressing" nei confronti delle istituzioni.

L'Unione europea lo scorso anno ha sdoganato un totale di oltre 796 tonnellate di riso, soprattutto di tipologie Japonica e Indica, provenienti principalmente da Cina, India, Pakistan e Myanmar. Con 1,5 milioni di tonnellate all’anno l’Italia garantisce il 50% dell’intera produzione di riso dell'Ue, con un'ampia gamma di varietà e un alto livello in termini di qualità. Il riso asiatico, importato a prezzi più bassi e senza rispettare le regole europee in materia di salute e ambiente, costituisce una minaccia per i risicoltori italiani. "È importante evitare di mettere gli agricoltori europei in situazioni di svantaggio competitivo con i produttori dei paesi terzi, contravvenendo il principio di reciprocità, la Commissione lo capisca una volta per tutte e smetta di lavorare contro la produzione agroalimentare europea per interessi non chiari", ha dichiarato Luigi Scordamaglia amministratore delegato di Filiera Italia. In base all'ultimo rapporto pubblicato a maggio dall'Ente nazionale risi, le esportazioni tricolori di riso, pari a circa 94mila tonnellate, sono calate del 24% rispetto allo scorso anno.

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