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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente

"Emergenza climatica? L'Ue chiuda il Parlamento di Strasburgo"

Una risoluzione di Renew Europe, il gruppo europeo guidato dalla delegazione francese del presidente Macron, vuole alzare il taglio delle emissioni al 55% entro il 2030. I conservatori, tra cui Fratelli d'Italia, replicano attaccando la doppia sede dell'Eurocamera cara a Parigi

I francesi vogliono che l'Ue dichiari l'emergenza climatica? Allora comincino loro a dare il buon esempio rinunciando alla sede del Parlamento europeo di Strasburgo. Non hanno usato questi termini ma la sintesi rende l'idea della iniziativa dei Conservatori e Riformisti, il gruppo europeo di cui fa parte anche Fratelli d'Italia, arrivata in contemporanea alla proposta di risoluzione avanzata da Renew Europe, la nuova formazione liberale creata all'Eurocamera sotto la spinta del presidente francese Emmanuel Macron. Proposta che mira a innalzare il target di riduzione delle emissioni di Co2 entro il 2030 dal 40% al 55%. 

Ma andiamo per ordine. Giovedi' 28 novembre, proprio a Strasburgo, il Parlamento europeo sarà chiamato a votare una risoluzione in cui si chiede alla Commissione e agli Stati membri dell'Ue di dichiarare lo stato di emergenza climatica. Una dichiarazione che non sarebbe solo simbolica, ma che porterebbe ad azioni concrete, come l'innalzamento del trend di riduzione delle emissioni (che i Verdi vorrebbero addirittura al 65%). Impegni che dovranno esseri ripresi già nella comunicazione della Commissione sul Green New Deal, attesa per la prima metà di dicembre. A farsi portabandiera di questa strategia e delle richieste del Parlamento europeo è Pascal Canfin, già direttore del Wwf e ministro per lo sviluppo in Francia, oggi presidente della commissione Ambiente dell'Europarlamento per Renew Europe, il gruppo politico voluto da Macron. 

"Proporremo all'Assemblea di Strasburgo di dichiarare l'emergenza chiedendo all'Ue di agire di conseguenza e in fretta", dice Canfin all'Ansa. Le mozioni che saranno discusse e votate a Strasburgo (anche con lo scopo di dare un segnale al resto del globo vista la vicinanza alla Cop25 di Madrid) prevedono zero emissioni nette (neutralità climatica) al 2050 e taglio delle emissioni del 55% entro il 2030. "Crediamo di avere una maggioranza solida per poter approvare questi impegni", ha aggiunto Canfin che però apre al compromesso. "Renew appoggia il 55% - ha spiegato - ma potremmo anche votare un intervallo, tra il 50 e il 55%". Una mano tesa al Partito popolare europeo, che nel congresso tenuto a Zagabria nei giorni scorsi ha votato in favore del 50%. "Da quel che so la proposta di Renew dovrebbe essere sostenuta da Verdi, S&D e Gue e spero vivamente di poter contare sull'appoggio di oltre la metà dei popolari".

La proposta di Renew Europe potrebbe dunque avere i numeri per passare al vaglio dell'Aula. Ma c'è da fare i conti con le resistenze degli altri gruppi politici e dei deputati di alcuni Stati membri particolarmente sensibili al tema, come quelli polacchi per esempio. Il partito di governo a Varsavia, il PiS, infatti, sottolinea da tempo come un aumento del taglio delle emissioni rischi di mettere in ginocchio l'economia del Paese, fortemente dipendente da carbone e fossili. All'Eurocamera, il PiS puo' contare sulla leadership del gruppo dei Conservatori e Riformisti (Ecr), di cui fa parte anche Fratelli d'Italia. E proprio da questo gruppo è arrivata una stoccata alla proposta francese. 

L'Ecr ha presentato una richiesta affinché il Parlamento realizzi uno studio sull'impatto della sua doppia sede: l'Eurocamera, come noto, si riunisce a Strasburgo in media una volta al mese, mentre il resto delle attività si svolgono a Bruxelles. Secondo i deputati dell'Ecr, e non solo loro, questo comporta un peso per ambiente e casse pubbliche: i 12 viaggi annuali dal Belgio alla Francia costano oltre 100 milioni di euro all'anno e gli spostamenti di funzionari Ue, lobbisti, giornalisti e parlamentari hanno un inevitabile impatto sul clima.  

E' fuori dubbio che i conservatori abbiano tirato fuori dal cilindro tale questione per lanciare un messaggio a Macron. Un messaggio che riguarda altri fronti di trattativa, come il Just transition fund, che la Polonia chiede a Bruxelles di istituire e finanziare adeguatamente, in modo da poter avere delle risorse fresche per riconvertire la propria industria.    

Al di là di questo, ridurre il tema dell'emergenza climatica a una diatriba tra Varsavia e Parigi è sbagliato. La risoluzione, infatti, avrebbe un impatto su "tutta la legislazione climatica degli ultimi cinque anni, dalla riforma del sistema Ets al regolamento sulle emissioni per agricoltura e trasporti, fino agli obiettivi di efficienza energetica, le rinnovabili e gli standard di emissione dei veicoli", scrive Angelo Di Mambro dell'Ansa. "Se il target cambierà - prosegue - molti dei regolamenti appena approvati dovrebbero essere modificati entro un anno o due", dal momento che sono stati parametrati sul target attuale in corso, fissato al 40%.  

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