Fusione record: ecco la nuova fonte di energia green su cui ha investito anche l'Italia
In un impianto nel Regno Unito prodotti 59 megajoules in 5 secondi. Un risultato che rilancia i fautori del nucleare 2.0: poche scorie e zero Co2
Ben 59 megajoules di energia prodotti in 5 secondi. L'equivalente di un chilo di gas o dell'energia consumata da quasi 4 nuclei famigliari in un anno. È il nuovo record fatto segnare da Jet, l'impianto che si trova nel Regno Unito e che fa parte di EUROfusion, consorzio europeo finanziato dall'Ue e che da anni fa ricerca sulla fusione nucleare coinvolgendo fisici e ingegneri di tutto il mondo, con quelli italiani in prima linea. L'obiettivo è di dar vita a un nuovo modo di produrre energia nucleare che elimini uno dei problemi principali dagli attuali reattori a fissione, ossia le scorie.
Il risultato raggiunto da Jet, il più grande e potente tokamak in funzione al mondo che ha sede a Culham presso la UK Atomic Energy Authority, fa ben sperare: il precedente record, sempre ottenuto da Jet, era di 21,7 megajoules e risaliva al 1997. La ricerca, dunque, ha fatto passi da gigante, e apre la strada a Iter, il nuovo progetto a cui sta lavorando il consorzio, che mira a dimostrare la fattibilità tecnica e scientifica dell’energia da fusione. E qui è centrale anche il lavoro che si sta conducendo a Frascati, in Italia. Ma andiamo per gradi.
Cos'è la fusione nucleare
La fusione è il processo che alimenta le stelle, come il nostro Sole, e promette, nel lungo termine, di essere una fonte di elettricità quasi illimitata, utilizzando piccole quantità di combustibile reperibili ovunque sulla terra, da materie prime poco costose. Il processo di fusione unisce, fino a fondersi ad altissima temperatura, nuclei di elementi leggeri come l'idrogeno, che si trasformano in elio, rilasciando una quantità enorme di energia sotto forma di calore. La fusione è intrinsecamente sicura perché per sua natura non può innescare processi incontrollati. Questa è una delle principali differenza rispetto alla fissione nucleare (quella che sta alla base del funzionamento di tutti i reattori attualmente utilizzati per la produzione di energia).
Ma c'è anche un altro elemento, la sostenibilità ambientale: il processo di fusione, infatti, produce pochissimi rifiuti e molto meno radioattivi di quelli di una centrale nucleare convenzionale. La fusione inoltre non genera gas serra. In termini di resa, a parità di quantità, la fusione genererà circa 4 milioni di volte più energia rispetto a quella prodotta bruciando carbone, petrolio o gas.
"Proprio mentre aumenta a livello globale la richiesta di affrontare efficacemente gli effetti del cambiamento climatico attraverso la decarbonizzazione della produzione di energia, questo successo rappresenta un grande passo avanti sulla strada verso la fusione quale fonte sicura, efficiente e a basso impatto ambientale per combattere la crisi energetica globale", scrive l'Enea, l'ente di ricerca italiano che fa parte di EUROfusion.
Il ruolo dell'Italia
Se la nuova fase della ricerca europea sulla fusione, il progetto Itre, vedrà i riflettori puntati sull'impianto di Cadarache, nel sud della Francia, con il sostegno di sette partner (Cina, Unione Europea, India, Giappone, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti d’America), in Italia, per la precisione a Frascati, si sta portando avanti un progetto parallelo, ma non meno importante. Si chiama Dtt, acronimo che sta per Divertor tokamak test, ed è in soldoni "un impianto che vuole risolvere uno dei problemi ancora aperti dell’energia nucleare da fusione: lo scarico del plasma esausto, cioè la parte di plasma dentro cui si genera la fusione e che ha esaurito il suo scopo", spiega Alessandro Dodaro, direttore del dipartimento Fusione e tecnologie per la sicurezza nucleare di Enea. "Il divertore - continua - è la parte di un reattore a fusione dove vengono rilasciate la maggior parte di queste particelle scartate. Il vero problema è che un reattore a fusione che genera energia elettrica produce anche delle quantità enormi di energia da smaltire a temperature elevatissime, e non ci sono al momento materiali che resistano a queste temperature. Noi a Frascati cerchiamo quel materiale".
Il Dtt ha una valenza strategica anche per quello che dovrebbe essere il passo successivo a Iter, ossia la costruzione del primo impianto di fusione nucleare che immetterà energia elettrica nella rete. "L’Italia ha due eccellenze in ambito fusione - dice ancora Dodaro - C’è la ricerca, dove siamo ai primi posti nel mondo. Nel consorzio EUROfusion siamo main partner, il nostro voto vale cinque punti. L’altra eccellenza è l’industria, che è tra le più grandi al mondo. Tra le dimostrazioni pratiche c’è il miliardo e mezzo di euro che le industrie italiane si sono viste appaltare dall’agenzia che sta costruendo Iter. Siamo uno dei Paesi che ha ricevuto gli appalti più numerosi e più importanti", conclude.