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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

Plastica negli oceani, dallo spazio la prima mappa completa. Grazie a un satellite europeo 

A coordinare il progetto il ricercatore italiano Paolo Corradi. Ieri, il lancio di Sentinel 3b che permetterà di avere maggiori dettagli sulla presenza dei rifiuti nell'acqua. Ma anche un monitoraggio migliore sugli incendi

Ogni anno, 10 milioni di tonnellate di plastica finiscono nell'oceano, con effetti sconosciuti a lungo termine per la vita degli animali e per la salute umana. E' una delle grandi emergenze globali, anche rilevare i rifiuti è difficile perché sono diffusi in piccole particelle o sotto l'acqua. Un problema a cui si sta cercando di porre rimedio dallo spazio. Con un sistema di satelliti europei e un progetto che parla italiano. Il cui obiettivo è creare la prima mappa completa della plastica negli oceani.

Il programma Copernicus

I satelliti si chiamano Sentinel e fanno parte del programma Copernicus promosso dall'Esa, l'agenzia spaziale europea, e dalla Commissione Ue. Il settimo satellite, Sentinel 3b, è stato lanciato ieri e fornirà, scrive l'Esa, “dati aggiuntivi che aiuteranno a migliorare la nostra comprensione dei cambiamenti del livello del mare, dell'inquinamento marino e della produttività biologica. Fornirà inoltre informazioni sulla diffusione di incendi boschivi, uso del suolo, stato della vegetazione e livelli di acqua nei laghi e nei fiumi. “Questo nuovo satellite fornirà immagini preziose di come cambiano i nostri oceani e la nostra Terra – dice la commissaria Ue Elżbieta Bieńkowska - non solo per accelerare la risposta ai disastri naturali, ma anche per creare nuove opportunità sviluppo economico”. 

La mappa e il colore dell'acqua

Grazie agli occhi dei satelliti Sentinel, sarà possibile dare la caccia ai rifiuti di plastica negli oceani e creare la prima mappa completa dei rifiuti che ammorbano le acque del globo. A coordinare il progetto, partito nel settembre 2017, è il ricercatore italiano Paolo Corradi

“Sentinel 3B ha tre tipi di sensori diversi che consentono il monitoraggio del livello del mare, della temperatura della superficie del mare e di ciò che chiamiamo il colore dell'oceano, che aiuta a caratterizzare il contenuto bio-geochimico dell'oceano”, spiega Philippe Brunet, direttore di Copernicus. In altre parole, è attraverso questo “colore” che si riesce a “fotografare” il primo indizio di inquinamento da rifiuti di plastica, che andrà poi confrontato con le immagini prese dagli aerei e quelle ottenute da terra, nelle quali la plastica alla deriva viene raccolta per essere analizzata in maniera dettagliata. 

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