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Giovedì, 25 Aprile 2024
Il report

Le esplosioni del Nord Stream hanno provocato una catastrofe ecologica nel Baltico

A pochi mesi dal sabotaggio del gasdotto, un report mostra il suo impatto sull'ecosistema

Le esplosioni che hanno interessato il Nord Stream 1 e 2 lo scorso 22 settembre, oltre ad aver alzato la tensione tra Mosca e Washington, hanno incrementato notevolmente il rischio per la biodiversità marina dell’area. Questo è quanto emerge da un recente studio di Research Square, secondo cui la detonazione degli ordigni che hanno sabotato il gasdotto, e i getti d’acqua conseguenti alle esplosioni, avrebbero mosso almeno 250.000 tonnellate di fondale contaminato, mettendo a serio rischio la sopravvivenza di alcune specie locali, tra cui la focena e il merluzzo.

Lo studio evidenzia come le sostanze tossiche siano state trasportate per settimane dalle acque, arrivando a disperdersi in un’area di 11 chilometri cubi, mentre le esplosioni potrebbero aver ucciso ogni creatura marina si trovasse nel raggio di quattro chilometri al momento della detonazione, oltre che ferito pesci o mammiferi fino a una distanza di 50 chilometri dai punti di scoppio. Poiché la popolazione di animali quali le focene è ad alto rischio di estinzione, anche la perdita di un solo esemplare, su una popolazione totale che non supera le 500 unità, rappresenta una perdita significativa per la specie. Tra le sostanze tossiche smosse dall’onda d’urto c’è soprattutto il tributilstagno (Tbt), un liquido incolore definito "altamente tossico per gli organismi acquatici" dal ricercatore Hans Sanderson, a capo del team che ha redatto il rapporto, perché in grado di "distruggere" la capacità riproduttiva degli organismi marini.

Segue il piombo, che insieme al Tbt costituisce il 75% della miscela dispersa in mare, l’effetto principale di questo sui pesci e sui piccoli mammiferi è l’indebolimento del sistema immunitario, oltre all’interruzione dei neurotrasmettitori, che comporta l’aumento di neurotossicità. A favorire ancor più la catastrofe ecologica nel Baltico c’è il fatto che qui l'ecosistema sta già lottando da tempo per la propria sopravvivenza. La maggior concentrazione dell’inquinamento conseguente al sabotaggio è stato rilevato nel fondale di Bornholm, dove depongono le uova i merluzzi, e a 40 chilometri dalle rive svedesi, in prossimità dell’esplosione avvenuta più a nord, molto vicino alle oasi riproduttive della focena e della foca grigia.

"Tutto ciò è preoccupante per il Mar Baltico, il rapporto mostra che le esplosioni peggiorano lo stato di un’area marina profondamente fragile, che si trova già in uno stato critico", ha dichiarato Maria Reumert Gjerding, presidentessa della Società danese per la conservazione della natura. Un punto di vista condiviso anche dal segretario generale del World wildlife fund, Bo Oksnebjerg, secondo cui è stata poggiata "un’altra pietra tombale" sul fondale del Baltico.

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