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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cop26

Tagliare un terzo delle emissioni di metano entro il 2030: Usa e Ue convincono 90 Paesi. Ma mancano Russia, Cina e India

Alla Cop26, accordo in vista sulla riduzione di questa forma di inquinamento provocata da fossili, agricoltura e rifiuti. E da cui dipende il 25% dell'aumento della temperatura mondiale

Dopo lo stop alla deforestazione entro il 2030, un altro accordo è stato raggiunto alla Cop26 in corso a Glasgow: i leader di circa 90 Paesi, sotto la spinta di Usa e Unione europea, hanno concordato un piano per ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030. L'intesa non è stata ancora comunicata ufficialmente, ma è stata confermata alla Reuters da fonti vicine all'amministrazione statunitense. Il piano, che era stato sottoscritto a settembre tra Washington e Bruxelles proprio in vista della Conferenza Onu sul clima, vede la partecipazione di alcuni dei maggiori responsabili di questo tipo di inquinamento, come il Brasile e gli stessi Usa, ma resterebbero fuori Cina, Russia e India. 

Il metano è un potente gas a effetto serra e, secondo l'ultima relazione dell'Ipcc, il gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico da cui dipendono gli studi alla base delle trattative in sede Onu (come la Cop26 per l'appunto), esso è responsabile di circa il 25% dell'aumento della temperatura media mondiale dall'epoca preindustriale. Una rapida riduzione delle emissioni di metano è complementare all'azione relativa all'anidride carbonica e ad altri gas a effetto serra ed è considerata l'unica strategia davvero efficace per ridurre il riscaldamento globale a breve termine e per fare in modo che l'obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius resti realistico. 

Un recente studio dell'Agenzia internazionale per l'energia ha messo in luce che il 40% delle emissioni globali di metano proviene da fonti naturali, principalmente zone umide. Il restante 60% è legato alle attività umane: quasi il 25% corrisponde all'agricoltura e all'allevamento, un altro 21% è dovuto ai combustibili fossili e un altro 2% ai rifiuti. Il settore su cui si può agire più facilmente nell'immediato è quello dei combustibili fossili, in particolare nei settori del petrolio, del gas e del carbone. Tra i Paesi produttori di fonti fossili, la Russia è quello che emette più metano, seguito dagli Usa. Se si guarda a tutte le fonti di emissioni di metano, però anche l'Europa ha il suo peso, che eguaglia quello dei maggiori inquinatori. 

Ecco perché il piano di Ue e Stati Uniti, annunciato a settembre, ha permesso di allargare il campo anche ai Paesi più titubanti nel prendere un impegno forte contro le emissioni di metano. Sono circa 90 sui 120 partecipanti della Cop26 ad aver sottoscritto il piano di ridurre le emissioni mondiali di metano di almeno il 30% rispetto ai livelli del 2020 e di passare a usare le migliori metodologie d'inventario disponibili per quantificare le emissioni di questo gas, con particolare attenzione alle fonti ad alte emissioni. La realizzazione dell'impegno mondiale sul metano ridurrebbe il riscaldamento di almeno 0,2 gradi Celsius entro il 2050, dicono i promotori.

"L'abbattimento del metano apporta ulteriori ricadute positive, tra cui il miglioramento della salute pubblica e della produttività agricola - scrive la Commissione euroepa -  Raggiungere l'obiettivo previsto per il 2030 può evitare oltre 200mila morti premature, centinaia di migliaia di accessi al pronto soccorso per problemi d'asma e oltre 20 milioni di tonnellate di perdite di colture all'anno entro il 2030, riducendo il livello dell'inquinamento da ozono troposferico, causato in parte da questo gas".

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