La Germania 'salva' le caldaie a gas: "Non vogliamo colpire le famiglie"
Salta lo stop ai riscaldamenti fossili a partire dal 2024 voluto dal ministro verde Habeck. Gli ecologisti criticano Berlino. Mentre l'intesa potrebbe avere effetti sulla stretta annunciata da Bruxelles
La caldaie a gas in Germania sono salve, almeno per i prossimi anni. I tre partiti di governo (socialdemocratici della Spd, verdi e liberali della Fdp) hanno trovato l'intesa sul disegno di legge annunciato nel luglio scorso che avrebbe dovuto imporre una stretta sui riscaldamenti fossili a partire dal 2024, privilegiando l'installazione di pompe di calore per almeno il 65% dei nuovi impianti. Con l'accordo, raggiunto dopo mesi di polemiche e il rischio di una crisi di governo, le caldaie a gas potranno continuare a essere installate negli edifici esistenti, con una quota del 35% per le nuove case. Se non una inversione a U, si tratta comunque di un deciso passo indietro rispetto alle ambizioni degli ecologisti tedeschi. Un passo che potrebbe avere risvolti anche per il resto dell'Europa.
Da Berlino a Bruxelles
La legge proposta dal ministro dell'Economia, Robert Habeck, nel luglio 2022 era stata vista, infatti, come una sorta di assist ai piani della Commissione europea per accelerare la transizione energetica degli edifici in tutta l'Ue. Tra le idee sul tavolo di Bruxelles, c'è quella di vietare del tutto la vendita di caldaie a gas a partire dal 2029. Ma la retromarcia tedesca rischia di far morire sul nascere la stretta europea.
Il compromesso raggiunto a Berlino è frutto di un lungo braccio di ferro tra verdi e liberali, che ha di fatto paralizzato l'esecutivo guidato dal cancelliere Olaf Scholz. La precedente proposta era stata usata dall'opposizione e dall'ultradestra dell'Afd per attaccare il governo e guadagnare consensi nei sondaggi a scapito proprio dei partiti e dei leader della maggioranza, a partire dallo stesso Habeck. Proprio per il rischio di ritrovarsi a gestire un terremoto politico, Scholz ha spinto per mettere d'accordo ecologisti e liberali.
Cosa prevede l'intesa
L'intesa parte dal presupposto che che "le famiglie non dovrebbero essere sopraffatte dai necessari nuovi investimenti" per la transizione energetica. Il testo prevede che la legge entri in vigore il primo gennaio 2024: a partire da quella data, solo per gli edifici di nuova costruzione è prevista una quota di impianti di riscaldamento a energie rinnovabili del 65%. Per le abitazioni esistenti, il passaggio alle pompe di calore avverrà, gradualmente, solo dopo che saranno pronti i cosiddetti “piani di riscaldamento” comunali. Le regioni e i comuni tedeschi dovranno presentare piani concreti entro il 2028 su come intendono rendere la loro infrastruttura di riscaldamento climaticamente neutra.
In attesa di questi piani, le caldaie a gas potranno continuare a essere installate purché siano convertibili all'uso dell'idrogeno. Questo tipo di caldaie convertibili potranno anche essere installate laddove esistono dei piani di riscaldamento comunali che poggiano su una rete del gas "climaticamente neutra". Infine, l'intesa prevede sovvenzioni statali non solo per l'installazione di pompe di calore, ma anche per impianti che usano pellet.
Il ministro Habeck ha difeso l'accordo, sostenendo che il nucleo centrale della sua proposta è stato mantenuto. Ma importanti associazioni ambientaliste, come il German environmental aid, ha criticato il nuovo testo parlando di un "punto basso per la politica climatica" tedesca e sottolineando come la transizione verso sistemi di riscaldamento neutri è di fatto rinviata a dopo il 2028.
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