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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

Il nuovo 'petrolio' è l'idrogeno? La Germania vi investe 9 miliardi e punta sull'Africa

Il Paese vuole essere un leader mondiale nella produzione di questo carburante, che potrebbe alimentare industrie e mezzi di trasporto. E lo fa promuovendo accordi con Paesi africani, a partire dal Marocco. Ma restano dubbi sul fatto che questo gas possa decarbonizzare davvero l'economia

A oggi non è il carburante più economico e, a dirla tutta, non è neanche così 'pulito' da un punto di vista ambientale. Ma è più facile da immagazzinare rispetto all'energia solare o a quella eolica, e, col tempo, potrebbe venire prodotto interamente da fonti rinnovabili. Ecco perché l'idrogeno sta diventando il nuovo 'petrolio', almeno nelle intenzioni di un pezzo importante dell'economia europea. E perché la Germania ha deciso di investire ben 9 miliardi del suo pacchetto per il rilancio dell'economia post-Covid nel potenziamento della produzione di questa fonte energetica. 

Il piano tedesco

Il piano sull'idrogeno è stato presentato il 10 giugno e attingerà dai 50 miliardi destinati agli investimenti in tecnologie orientate al futuro. Il fatto che un quinto di queste risorse andrà all'idrogeno rende l'idea della scommessa di Berlino (e più in generale dell'Unione europea). "Vogliamo essere leader globali, come fornitori e come produttori", ha dichiarato il ministro dell'Energia e dell'economia, Peter Altmaier. Il governo, ha aggiunto il ministro, vuole promuovere specificamente l'idrogeno verde, ossia quello realizzato con energia rinnovabile come impianti eolici e fotovoltaici, in modo da arrivare a coprire almeno il 10% delle produzione nazionale

Il piano è ambizioso e tiene insieme le richieste di ambientalisti e industria, almeno nelle intenzioni. L'idrogeno, infatti, potrebbe alimentare sia i trasporti (e di conseguenza la fiorente industria automobilistica tedesca alle prese con il Dieselgate), sia industrie pesanti come la acciaierie, aiutando quindi i piani di decarbonizzazione dell'economia. Il problema è che tra il dire e il fare ci sono una serie di questioni da affrontare e che richiederanno non poco tempo e ulteriori investimenti per essere risolte.

Il ruolo dell'Africa e i dubbi

Innanzitutto, perché la produzione di idrogeno estratto dall'acqua attraverso l'elettrolisi sia un processo per lo più privo di emissioni di carbonio, sarà necessario un massiccio aumento della produzione di energia eolica e solare. Cosa su cui la Germania è in ritardo, secondo Michael Schafer del think tank tedesco Agora: "L'unica cosa che manca nel pacchetto di recupero del governo è un piano per accelerare la produzione di altre energie rinnovabili come i parchi eolici", spiega. Su questo punto, una soluzione potrebbe diventare l'Africa. Berlino, infatti, ha già stretto un accordo con il Marocco per la produzione di idrogeno verde. E altri potrebbe stringerne a breve. Non a caso, dei 9 miliardi del pacchetto, ben 2 andranno a partenariati con Paesi terzi. 

Ma anche potenziando la produzione fuori casa, è difficile che nei prossimi decenni l'idrogeno verde possa diventare una tecnologia competitiva per attrarre investimenti e sperare di scalzare i fossili dalle industrie pesanti (ma anche dai trasporti). Secondo uno studio dell'Università di Oxford, anche nelle previsioni più ottimistiche, sarà impossibile che la produzione di idrogeno verde in Germania (come nel resto dell'Ue) possa riuscire a dare un contributo significativo alla decarbonizzazione dell'elettricità entro il 2050. Secondo lo studio, questo processo richiederà il potenziamento di un'altra tipologia di idrogeno, quello "blu", ossia proveniente dal gas.

L'idrogeno blu

Sull'idrogeno blu sono in tanti a puntarci, tra cui l'Italia. Quasi tutto l'idrogeno prodotto attualmente nel mondo deriva dal gas, cosa che di fatto lo mette nel campo dei combustibili fossili. Il suo impatto può però essere ridotto notevolmente, almeno questo sostengono giganti come l'Eni, attraverso lo stoccaggio della Co2: in sostanza, il gas produce idrogeno mentre la Co2 viene immagazzinata e stoccata in modo da non finire nell'ambiente. Questa tecnologia permetterebbe quindi una transizione dal fossile (il gas) verso una forma di energia più pulita (l'idrogeno blu) rendendo più competitivo l'idrogeno verde nell'attesa, nel lungo termine, di un potenziamento delle fonti rinnovabili.

Lo schema, che ha messo d'accordo gli Stati Ue, richiede però investimenti nei gasdotti. La Germania ha a questo proposito iniziato la costruzione di quello che potrebbe essere "la più grande rete di idrogeno del mondo", che coprirebbe circa 5.900 chilometri, di cui 100 davvero nuovi. Il restante verrà convertito da ex gasdotti. Costi totale dell'operazione: 660 milioni di euro. 

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