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Martedì, 16 Aprile 2024
il caso / Germania

Carbone al posto del gas russo, il piano del ministro ecologista in Germania

La mossa di Habeck, responsabile dell'Economia e leader dei Verdi, per rispondere ai tagli alle forniture di Mosca. Nessun passo indietro sull'addio al nucleare

Quando Robert Habeck è stato nominato ministro dell'Economia nel nuovo governo di Olaf Scholz, in pochi avrebbero pensato che un leader dei Verdi tedeschi sarebbe stato l'artefice di un aumento della produzione delle centrali a carbone e della costruzione dei primi terminali del Paese per l'importazione di gas natutale liquido. Ma prima lo scoppio della guerra in Ucraina, e ora l'annuncio del gigante russo Gazprom di una riduzione delle forniture di gas alla Germania, hanno costretto Habeck a piegarsi alla realpolitik: nel piano presentato domenica alla stampa, il ministro ha annunciato che ridurrà il consumo di gas e immagazzinerà quanto più gas naturale possibile con una nuova serie di misure, compreso un maggiore utilizzo delle centrali a carbone.

"Ridurremo il consumo di gas nel settore elettrico e nell'industria e spingeremo per il riempimento degli impianti di stoccaggio. A seconda della situazione, adotteremo ulteriori misure", ha dichiarato. "La sicurezza dell'approvvigionamento è attualmente garantita, ma la situazione è grave", ha aggiunto Habeck. Il riferimento è a quanto sta accadendo lungo il Nord Stream 1, il gasdotto che collega la Germania ai giacimenti russi, e dove da giorni i flussi si sono ridotti del 40%. Gazprom ha spiegato che si tratta di un problema tecnico, legato ai ritardi nella riparazione di una turbina da parte della tedesca Siemens. Ma per molti si tratta solo di una scusa per mettere pressioni su Berlino, facendo lievitare i prezzi del gas e interrompendo il riempimento delle riserve per l'inverno, oggi al 57%.

La presunta mossa del Cremlino fa leva innanzitutto sulla forte dipendenza della Germania dal gas russo, che in tempi normali arrivava intorno al 40% delle forniture. Inoltre, a dispetto di Paesi come Italia, Francia e Spagna, la Germania non ha terminali per il gnl, cosa cui il governo sta cercando di provvedere costruendo in tempi record un'infrastruttura nel mare del Nord, a un centinaio di chilometri da una centrale nucleare in fase di smantellamento. Già, perché, e questa è un'altra debolezza contingente di Berlino, i Verdi non hanno nessuna intenzione di cedere su una delle loro conquiste storiche: l'addio al nucleare, previsto per il 2023.

Piuttosto che fare marcia indietro sull'energia atomica, Habeck ha preferito per il momento far storcere il naso agli ecologisti tedeschi affidandosi al carbone "per un periodo di transizione" di cui non è dato sapere per il momento la durata. "È amaro, ma in questa situazione è necessario ridurre il consumo di gas", ha spiegato. Per fare questo, il piano del ministro dell'Economia prevede una serie di incentivi e di misure di mercato per spingere le fabbriche a risparmiare gas. Il presidente degli industriali tedeschi, Siegfried Russwurm, ha dato il suo sostegno a Habeck. Diversa l'opinione dei leader delle piccole e medie imprese, che temono di dover ridurre la produzione a causa del piano. Jens Spahn, leader del gruppo parlamentare della Cdu, il partito di centrodestra oggi all'opposizione, ha invece invitato il governo a valutare un rinvio della chiusura delle ultime 3 centrali nucleari attive nel Paese. Anche dalla Francia arrivano messaggi in tal senso: “La politica energetica tedesca sta raggiungendo l'apice dell'assurdità. Riaprirà le centrali a carbone mentre chiuderà quelle nucleari", ha twittato Gérard Araud, ex ambasciatore francese alle Nazioni Unite e agli Stati Uniti.

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