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Giovedì, 28 Marzo 2024
Plastic Stop / Italia

Niente più insalate in busta e arance in rete: la guerra dell'Ue agli imballaggi "superflui"

Bruxelles vuole eliminare imballaggi "superflui" in nome dell'ambiente, ma la filiera italiana considera la norma una minaccia: "Confezioni indispensabili per favorire i consumi"

Indispensabili o superflui? Inquinano o proteggono più a lungo i prodotti? Questi ed altri quesiti sorgono a proposito degli imballaggi per frutta e verdura, che il nuovo regolamento proposto dall'Unione europea vorrebbe ridurre al fine di proteggere l'ambiente. Nel mirino sono finite le confezioni reputate "superflue", come l'insalata in busta e gli agrumi in rete, così come le fragole nei cestini. Una grossa fetta della filiera dell'agroalimentare reputa la normativa una minaccia, nonostante queste confezioni siano state introdotte solo negli ultimi dieci, venti o al massimo trent'anni. Italiani ed europei, sostengono gli operatori del settore, sarebbero ormai così abituati a consumare alcuni alimenti in questi imballaggi, che farebbero fatica ad abituarsi a modalità di acquisto diverso, col rischio che rinuncino ai consumi. Bruxelles ritiene invece indispensabile creare abitudini di consumo sostenibili, per un ciclo produttivo e della logistica coerente con gli obiettivi fissati con il Green Deal europeo.

Cestini al bando

La proposta di regolamento sugli imballaggi presentata dalla Commissione Europea "imporrebbe, tra le altre cose, l’addio alle confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chilogrammi, giudicate superflue e considerate al pari delle piccole confezioni di shampoo usate negli hotel", scrive la Coldiretti in una nota diffusa in occasione dell'apertura a Milano della manifestazione Tuttofood. Secondo l'organizzazione che rappresenta i coltivatori diretti, sorgerebbero problemi "dal punto di vista igienico-sanitario, della conservazione e degli sprechi, che potrebbero aumentare, come potrebbero aumentare anche i costi per i consumatori e per i produttori". Il cestino di fragole o piccoli frutti, definito "tradizionale", garantirebbe ad esempio l’integrità del prodotto nelle fasi di trasporto. A preoccupare la filiera anche gli effetti negativi sui consumi. "I prodotti di quarta gamma, dalle insalate in busta alla frutta confezionata, sono ormai entrati profondamente nelle abitudini degli italiani, con il pericolo di ridurne il consumo, già calato dell’8% per la frutta e del 10% per gli ortaggi nel 2022, con un impatto pericoloso sulla salute", sottolinea ancora Coldiretti. In base ai dati diffusi dalla confederazione, appena il 16,8% degli italiani ha consumato prodotti ortofrutticoli almeno quattro volte al giorno, come suggeriscono di fare gli esperti dell'Organizzazione mondiale per la salute. Sarebbe in atto una forte diminuzione (circa il 20%) rispetto al periodo 2015-2018. Da capire quanto tutte queste confezioni aiutino davvero i cittadini nell'acquisto di prodotti ortofrutticoli.

Rinunciare a formati extra

Altro tema al centro del dibattito connesso al regolamento è la standardizzazione delle bottiglie per il vino e la riduzione del loro peso. La filiera vitivinicola teme in particolare di perdere il formato magnum ma anche le tipologie più "importanti", come ad esempio quelle necessarie per i grandi vini invecchiati, come il Barolo e l'Amarone. Dal 1° gennaio 2030, il 10% delle bevande alcoliche immesse sul mercato deve inoltre utilizzare imballaggi inseriti in sistemi di riuso (non riciclo) ma dal 1° gennaio 2040 tale soglia salirà al 25% dei prodotti immessi sul mercato. Per i vini, ad eccezione dei vini spumanti, è prevista una soglia del 5% a partire dal 1° gennaio 2030 che salirà al 15% entro il 1° gennaio 2040. I produttori sono preoccupati per le condizioni di riutilizzo del vetro, che presentano "contorni problematici e poco chiari", col rischio di vanificare il lavoro fatto nel corso degli anni sul fronte del riciclo.

Riutilizzare anziché riciclare

Il 30 novembre 2022 la Commissione Europea ha presentato una proposta di Regolamento che intende rivedere il quadro legislativo europeo in materia di imballaggi e rifiuti da questi derivati. A marzo 2023 è stato reso disponibile il testo ufficiale in italiano, che è stato discusso a metà dello stesso mese dal Consiglio dei ministri. La scelta di optare per il Regolamento, al posto della Direttiva, lascia poco spazio ai singoli Stati nella definizione dei modelli e degli strumenti da adottare per raggiungere gli obiettivi. Anche secondo la Confcommercio la normativa penalizzerebbe l'Italia, che "vanta già risultati importanti essendo primo fra i grandi Stati europei per riciclo pro-capite dei materiali di imballaggio", scrive in una nota la federazione. "Non a caso, rispetto agli attuali obiettivi fissati al 2025, l’Italia ha già raggiunto e superato i target di riciclo degli imballaggi post-consumo (con quasi il 74% rispetto al 65% previsto dall’Europa). Il modello proposto dall'Unione europea chiede un cambio di prospettiva, non puntando solo sul riciclo, ma sulla progressiva eliminazione degli imballaggi, sulla valorizzazione dei prodotti sfusi, sui contenitori da riutilizzare attraverso l’introduzione vincolante e restrittiva di forme e modalità di restituzione su cauzione.

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