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Sabato, 20 Aprile 2024
Ambiente

“La mia banda suona il rock (e non solo) con strumenti riciclati che io stesso ho creato”

Daniele Guidotti costruisce chitarre con gli scolapasta e batterie con fusti dei detersivi. Con la sua Gaudats Junk band porta sul palco e nelle scuole la filosofia dell'economia circolare

Dopo mille lavori, dall'idraulica all'edilizia, Daniele Guidotti si è dedicato alla creazione di strumenti musicali creati interamente con materiali di riciclo, recuperando bulloni, scolapasta, bidoni e ciabatte. Da qualche anno con la sua Gaudats Junk band miscela musica e filosofia della sostenibilità. La sua storia ha attirato l'attenzione anche del Parlamento europeo, che ha inserito la band tra le best practice della campagna "Voglio un pianeta così". Lo abbiamo intervistato per capire meglio il suo percorso: con immaginazione e caparbietà, ridando vita a ciò che è stato scartato, si può migliorare la propria esistenza e quella altrui.

Da dove nasce l'idea di creare strumenti con materiale riciclati?

Premetto che abito a Capannori, in provincia di Lucca, primo comune Rifiuti Zero d'Italia. Sicuramente le buone pratiche diffuse da anni sul territorio mi hanno spinto a interessarmi all sostenibilità. Ho sempre avuto una vocazione per il riciclo e, da musicista, mi sono detto che anche con gli strumenti si poteva fare qualcosa di utile. Partendo da questa intuizione ho deciso di prendermi un anno sabbatico per dedicarmi totalmente alla ricerca e alla creazione di questi strumenti composti totalmente da materiali di recupero, come uno scolapasta o un bidone. Di notte studiavo come realizzarli e di giorno mi mettevo all'opera. Al tempo ho anche visitato alcuni liutai per carpire i loro segreti. Mentre però questi artigiani cercano la perfezione, io lavoro al contrario: faccio con quello che ho, ottenendo il massimo dal minimo. Anche il musicista a quel punto deve ragionare in modo diverso, perché da strumenti semplici, ma complessi da gestire, suona per ottenere il meglio. E nella riuscita c'è una componente umana fondamentale.

La campagna "Voglio un pianeta così"

Qual è stato il primo che hai creato?

Il primo, molto rudimentale, è stato il washtube, cioè un bidone utilizzato per la raccolta differenziata con attaccato un bastone. In quel caso ho ripreso uno strumento che già esisteva, ma dato che non mi garba copiare, ho iniziato a sperimentare, creando poi tutti gli altri strumenti.

Come sei arrivato alla creazione della band?

Non avevo un programma predeterminato. All'inizio mi rivolgevo ad amici musicisti, facendo provare loro gli strumenti per capire come migliorarli. Quando li ho terminati, ho condiviso con loro l'idea della band, convinto che si potesse farne qualcosa di grandioso. Dopo il primo concerto siamo partiti con tante date, apparizioni radiofoniche fino a raggiungere il palco del Primo maggio. Purtroppo la pandemia ci ha bloccati, ma quest'estate riprendiamo con una serie di date in Toscana, una a Milano ed un'altra a Torino.

Chi ti ha ispirato in modo particolare in questo percorso?

Di certo la figura di Rossano Ercolini è stata centrale. Lui era un maestro elementare ed è riuscito a fondare il movimento Rifiuti Zero, lottando contro gli inceneritori nella mia regione. L'ho conosciuto frequentando il centro di ricerca e mi ha sempre supportato. L'ultima svolta l'ha data quando mi ha suggerito, insistendo, di lavorare con i giovani. A quel punto mi sono formato riscoprendomi adatto al rapporto con le nuove generazioni. Nelle scuole abbiamo fatto decine di laboratori, con diversi moduli, sia di un giorno solo che della durata di un anno scolastico, centrati sulle buone pratiche di riuso e riciclo.

Nel brano “Economia circolare” invitate il pubblico a compiere scelte ecologiche e modificare i loro consumi. Come può aiutare la musica in termini di di sostenibilità ambientale?

Tramite i nostri strumenti, seppur difficili da suonare, abbiamo dimostrato che con oggetti riciclati si può fare qualunque tipo di musica. E questo discorso può valere anche per altri tipi di riuso. Per questa ragione veniamo invitati a decine di conferenze sulla sostenibilità, che sono utilissime, anche se credo che la musica riesca a smuovere nelle persone delle vibrazioni che lavorano su vari livelli, specie quelli emotivi, in grado di determinare un cambiamento nei comportamenti.

Tornando ai laboratori nelle scuole, come reagiscono i ragazzi e le loro famiglie ai vostri input?

Fondendo ecologia, artigianato e musica riusciamo a condividere valori, divertimento e a far riscoprire capacità sopite in questi tempi tecnologici. Pur portando io stesso materiale di recupero nelle classi, invito sempre gli studenti a sottrarre loro stessi dal cestino dell'immondizia o delle cose inutilizzate gli oggetti potenzialmente utili per creare gli strumenti, così per loro la soddisfazione è anche maggiore. Col tempo ho capito quanto questo lavoro sia importante anche per le famiglie, in particolare per i nonni. In tanti dopo i laboratori sono venuti a ringraziarmi perché i nipoti avevano richiesto la loro collaborazione, ricreando un rapporto sia familiare che con la manualità e l'artigianalità tipica della loro epoca. Se stimolati, ragazze e ragazzi hanno una mente reattiva e innovativa, così mi stupiscono sempre, perché sono in grado di inventare strumenti che io stesso avrei voluto creare.

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