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Giovedì, 25 Aprile 2024
Green deal

Case da ristrutturare secondo i nuovi obblighi Ue: intesa al Parlamento europeo

Accordo tra i principali gruppi dell'Eurocamera sulle modifiche al testo base. Domani il voto in commissione Industria

Entra nel vivo l'iter legislativo della cosiddetta direttiva case. Il provvedimento, che non è altro che una revisione delle attuali regole sulle performance energetiche degli edifici, dovrebbe innescare "l'ondata di ristrutturazioni" voluta dall'Ue per ridurre l'impatto ambientale degli immobili, oggi responsabili del 40% del consumo energetico europeo e dunque del 36% delle emissioni inquinanti. Di qui la scelta di Bruxelles di puntare sull'isolamento termico degli immobili e altri lavori che coinvolgeranno, oltre agli edifici pubblici, milioni di case unifamiliari e condomini. Ma quante saranno nello specifico?

I numeri incerti

È ancora difficile dirlo, dal momento che il testo non è definitivo. Prendendo in esame la proposta della Commissione europea, dai 3,1 ai 3,7 milioni di edifici residenziali italiani dovranno essere riqualificati entro il 2033 su un parco immobili per uso abitativo che conta in totale 12,2 milioni di edifici. Ma il testo base verrà ora modificato dal Parlamento europeo, che si prepara al voto degli emendamenti in commissione Industria previsto per domani. Negli ultimi giorni i principali gruppi dell'Eurocamera hanno trovato la quadra su una serie di modifiche che, se approvate, amplieranno il numero di immobili da ristrutturare ma che, al contempo, introdurranno anche una serie di deroghe che garantiranno ai Paesi una certa flessibilità nell'attuazione della direttiva. 

Il Parlamento accelera

Le modifiche concordate - ma ancora da approvare - prevedono che gli Stati membri saranno tenuti a garantire che gli edifici pubblici e privati non residenziali raggiungano almeno la classe E di prestazione energetica entro il 2027 e la classe D entro il 2030. Questa scelta alza l'asticella dell'ambizione fissata dalla Commissione che aveva stabilito il raggiungimento delle classi F ed E entro i due termini. Gli edifici residenziali, hanno concordato i principali gruppi dell'Eurocamera, dovranno invece soddisfare almeno i requisiti della classe E entro il 2030 e D entro il 2033, con un altro spostamento verso l'alto delle classi energetiche minime da raggiungere entro le scadenze (ovvero classi F ed E) previste dalla Commissione. Va tuttavia ricordato che le classi energetiche attuali non corrisponderanno a quelle indicate dalla direttiva: spetterà agli Stati membri individuare la parte del proprio parco immobili che avrà bisogno più urgente di essere ristrutturata.

Più deroghe

Agli obiettivi più ambiziosi fissati nell'accordo - siglato dal Partito popolare europeo, Socialisti e democratici, Renew Europe, i Verdi e La Sinistra - si aggiungono però una serie di deroghe. Per gli edifici residenziali, ad esempio, gli Stati membri avranno la possibilità di chiedere alla Commissione di rinviare il raggiungimento degli standard minimi per alcune tipologie specifiche di immobili "per motivi di fattibilità economica e tecnica e per la disponibilità di manodopera qualificata". Spetterebbe poi all'esecutivo europeo decidere se concedere o meno la deroga, in un rapporto bilaterale che lascia ampi spazi di trattativa tra la Commissione e i singoli governi. Questi ultimi, se le modifiche allo studio del Parlamento verranno confermate, avranno anche la possibilità di esentare le case popolari di proprietà dello Stato dagli obblighi sull'efficientamento energetico.

Direttiva efficienza energetica per le case e le politiche europee sull’immobiliare

Il compromesso, che riunisce la 'maggioranza Ursula' allargata a Sinistra e Verdi, prevede anche che gli Stati membri dovranno garantire che i nuovi edifici pubblici siano a emissioni zero dal 2026, mentre tutte le altre tipologie (compresi gli immobili privati) dal 2028. Anche qui si nota un'accelerazione rispetto agli stessi obiettivi fissati per il 2027 e il 2030 nella proposta della Commissione.

Verso la trattativa finale

Il testo che verrà fuori dal passaggio parlamentare arriverà poi alla fase delle trattative tra istituzioni Ue, i cosiddetti triloghi. A quest'ultima fase dell'iter legislativo europeo passerà anche il testo concordato in Consiglio dai governi nazionali che, contrariamente a quanto si prepara a fare il Parlamento europeo, hanno rivisto al ribasso le ambizioni di transizione 'verde' degli edifici fissate dalla Commissione. La riforma finale sarà dunque frutto del compromesso tra le diverse istituzioni.

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