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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il cibo del futuro

Perché il biologico non basterà a sfamarci (ancora per un po')

Secondo uno studio tedesco farebbe risparmiare miliardi di euro di costi ambientali, ma le rese sono ancora troppo basse rispetto a quelle delle coltivazioni convenzionali

Circa quattro miliardi di euro risparmiati in costi ambientali. Questa la cifra calcolata da uno studio tedesco sul potenziale impatto dell'agricoltura biologica sul clima entro il 2030 grazie alla riduzione netta delle emissioni di azoto e gas serra. Commissionata dal ministero dell'Agricoltura tedesco ha raffrontato gli impatti negativi del biologico con quelli dell'agricoltura convenzionale, che risulta ben più inquinante rispetto al suo corrispettivo privo di pesticidi chimici e fertilizzanti minerali. Il problema restano però le rese. Al confronto, quelle del bio sono ancora troppo basse, con un impatto non indifferente sul costo del cibo. Eppure, dicono gli scienziati, investendo sul bio i risparmi sarebbero notevoli e le quantità ancora migliorabili.

La Germania ci crede

L'Unione europea ha fatto dell'agricoltura sostenibile una delle sue priorità, stabilendo nella strategia Farm to fork come obiettivo il raggiungimento del 25% di produzione biologica entro il 2030. Mentre molti Stati membri sembrano adesso titubare rispetto a queste ambizioni, la Germania ci crede profondamente e anzi ha deciso di alzare l'asticella di Bruxelles, puntando al 30% di seminativi coltivati ​​biologicamente. A sostenere i benefici di questo approccio è arrivato uno studio a lungo termine, promosso dal ministero dell'Agricoltura tedesco e pubblicato dall'Università tecnica di Monaco. Seguendo per dieci anni 40 aziende bio e 40 convenzionali, i ricercatori hanno identificato le differenze in termini di impatto sull'ambiente come pure di quantità dei raccolti. Se per il biolgico le rese restano ancora basse, i benefici in termini di sostenibilità sono elevati e indicano quale sia la strada per migliorare la qualità di suoli, acque ed alimenti.

Azoto ridotto: suoli più sani e acque pulite

Nel raffronto, per le coltivazioni convenzionali sono stati calcolati costi impliciti per l'ambiente tra 750 e 800 euro per ettaro più alti rispetto a quelli determinati dal biologico. Ad influire positivamente intervengono diversi fattori. “Innanzitutto l'agricoltura biologica utilizza molto meno azoto: 20 chilogrammi per ettaro all'anno, rispetto a una media complessiva di 80-100 chilogrammi in Germania”, ha spiegato Kurt-Jürgen Hülsbergen, autore principale della ricerca. Tutto questo comporta effetti positivi sulla biodiversità e sulle acque potabili, potendo risparmiare sui costi di trattamento. Il bio preferisce sfruttare concimi organici come letame o compost, andando a migliorare la fertilità del suolo anche tramite specifici metodi di coltivazione e rotazione delle colture.

Meno fonti fossili

Oltre a questo elemento, l'agricoltura biologica tende anche a consumare molta meno energia, dato che la produzione di fertilizzanti sintetici richiede un notevole dispendio energetico. Puntando sul bio gli Stati si renderebbero meno dipendenti da fonti fossili per la produzione di cibo. Altro dato positivo riguarda la capacità di immagazzinare carbonio. Grazie ad esempio ai sistemi di rotazione delle colture adattati alle caratteristiche del terreno, le coltivazioni biologiche possono comportarsi come veri e propri "pozzi di carbonio", facilitandone lo stoccaggio nei suoli.

Rese inferiori

Peccato che il biologico produca ancora quantità di cibo inferiori rispetto agli standard delle coltivazioni convenzionali. “L'agricoltura biologica offre molti vantaggi: dai prezzi stabili alla riduzione dell'immissione di sostanze nutritive e principi attivi nell'ambiente. Ma lo studio mostra chiaramente che l'agricoltura biologica richiede quasi il doppio di terra per unità di grano rispetto all'agricoltura convenzionale", ha spiegato ad Euractiv Peter Breunig, professore all'Università di scienze applicate di Weihenstephan-Triesdorf. La richiesta di più terra da coltivare aumenterebbe quindi la pressione globale sulle aree naturali. Le conseguenze per il clima e la biodiversità non mancano. Per produrre la stessa quantità di cibo, un'azienda che desideri passare dall'agricoltura convenzionale a quella biologica necessiterà di più terra, che potrebbe però essere utilizzata per piantare foreste o per proteggere quelle esistenti. "Il fatto che l'espansione dell'agricoltura biologica porti sempre alla biodiversità e ai benefici per il clima è quindi sempre più messo in discussione nella comunità scientifica", ha concluso Breunig.

Resilienza e indipendenza

Se a livello di quantità il biologico soccombe,la resilienza di questo sistema è invece risultato meno fragile di fronte agli scossoni determinati ad esempio dalla guerra in Ucraina. Come evidenziato in un recente studio commissionato dall'associazione tedesca di alimenti biologici Bölw, i prezzi dei prodotti biologici nei supermercati tedeschi sono sì aumentati a causa dell'inflazione e di maggiori costi di produzione, ma lievitando meno rispetto agli alimenti convenzionali. Il prezzo medio del burro biologico ad esempio è salito del 29% circa, ma senza raggiungere l'incremento medio del 59% riscontrato per la versione convenzionale. A frenare i picchi di prezzi è stata sopratutto l'indipendenza dai fertilizzanti sintetici, provenienti principalmente dalla Russia e dalla Bielorussia, nonché dai prodotti importati, come il grano, il mais e l'olio di girasole commercializzati principalmente da Kiev.

Investimenti necessari

Rispetto al divario nelle rese lo studio dimostra comunque ottimismo. In particolare, si legge nella ricerca: "Ulteriori aumenti di resa in agricoltura biologica devono essere raggiunti attraverso la selezione di varietà resistenti e ad alte prestazioni, il miglioramento dei metodi di coltivazione, le innovazioni tecniche, l'ottimizzazione dell'apporto e del riciclo di sostanze nutritive, nonché l'ottimizzazione dei processi di produzione". Con una superficie di coltivazione pari ad 1,8 milioni di ettari (dati 2021), il risparmio di costi calcolato dai ricercatori è già pari a 1,5 miliardi di euro. Raggiungendo la quota di superficie del 30%, cioè l'obiettivo stabilito nel 2030, la Germania risparmierebbe all'incirca 4 miliardi di euro. Una cifra su cui riflettere in tempi di crisi.

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