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Giovedì, 28 Marzo 2024
La relazione

La beffa dei 72 miliardi di fondi Ue per il clima che non hanno aiutato l'ambiente

La Corte dei conti europea contesta il modo in cui la Commissione ha certificato il bilancio 2014-2020: investimenti "verdi" anche per il gas

Tencnicamente, la definizione da usare è "greenwashing", ossia far passare per "verdi" degli investimenti che verdi non sono. In questo caso, poi, saremmo di fronte a una gigantesca opera di rendicontazione creativa, visto che l'accusa che la Corte dei conti muove alla Commissione Ue è di avere certificato 72 miliardi di fondi all'interno della spesa per il clima. Anche se questa imponente mole di investimenti non è andata a beneficio dell'ambiente.

L'accusa è contenuta in una relazione speciale dei giudici contabili Ue, che hanno scandagliato la spesa verde della Commissione e degli Stati membri nell'ambito del bilancio pluriennale 2014-2020. L'obiettivo dichiarato da Bruxelles era di destinare almeno il 20% del bilancio all'azione per il clima. La Commissione europea "aveva annunciato di averlo raggiunto con una spesa al riguardo di 216 miliardi di euro", si legge nelle relazione. La Corte ha però rilevato che "non sempre la spesa rendicontata riguardava l’azione per il clima e che a tale titolo erano stati comunicati importi in eccesso per almeno 72 miliardi di euro". È in quella parola, "eccesso", che si nasconde il maquillage dei fondi "verdi".

Il caso più eclatante riguarda l'agricoltura: stando ai dati comunicati dalla Commissione, "il 26% dei finanziamenti agricoli dell’Ue riguardava il clima, ossia circa la metà delle spese totali dell’Ue in questo ambito". Eppure, "è dal 2010 che le emissioni di gas a effetto serra prodotte dall’agricoltura non diminuiscono", nota la relazione. In totale, secondo la Corte dei conti, sono ben 60 i miliardi che sono andati agli agricoltori per attività come il "greening", il cui impatto mitigante sul cambiamento climatico è "altamente incerto, ma probabilmente basso". Una valutazione che non appartiene alla Corte dei conti, ma a un rapporto della stessa Commissione europea. Eppure, Bruxelles ha inserito circa 28 miliardi di fondi per il greening nell'ambito della spesa verde. 

Ma le incongruenze non finiscono qui e abbracciano anche altre politiche Ue, come quella di coesione: ci sono i fondi per le infrastrutture ferroviare, anche questi sovrastimati rispetto al loro impatto reale sul clima, o quelli per le biomasse. O addirittura circa 700 milioni di euro che sono stati destinati a infrastrutture per il gas naturale, che non è certo una fonte pulita di energia. "Secondo la Corte - si legge nella relazione - la rendicontazione sulla spesa per il clima presenta punti deboli che la rendono generalmente inattendibile. L’attuale metodo di monitoraggio si basa su ipotesi: non valuta il contributo finale al conseguimento degli obiettivi climatici dell’U" e non vi è alcun sistema per tenere sotto osservazione i risultati raggiunti al riguardo. I coefficienti non sono sempre realistici: in alcuni casi la spesa è considerata pertinente al clima, nonostante i progetti e i regimi sostenuti abbiano su quest’ultimo un impatto scarso o nullo (ad esempio, le infrastrutture nelle aree rurali). In altri casi, non si tiene conto dei potenziali effetti negativi (ad esempio, l’impatto nocivo delle emissioni di carbonio)".

In base a queste valutazioni, i giudici contabili hanno rifatto i calcoli, e sono giunti alla conclusione "che la quota della spesa per il clima a valere sul bilancio dell’Ue si aggiri più probabilmente intorno al 13% (pari a circa 144 miliardi di euro), anziché al 20 % comunicato". La Corte segnala inoltre i rischi per il nuovo bilancio europeo, quello 2021-2027, che è ancora più corposo e impegnativo del precedente: perché all'interno ci sono anche i fondi del Next Generation EU, e poi perché adesso l'obiettivo minimo di spesa per il clima è del 30%.

Per i giudici contabili, ci sono già adesso "dubbi sull’affidabilità della rendicontazione sulla spesa relativa al clima per il periodo 2021‑2027. Nonostante i miglioramenti proposti a livello dei metodi di rendicontazione, persistono in gran parte i problemi rilevati per il periodo 2014‑2020. Lo strumento di finanziamento Next Generation EU, istituito nel 2020, contempla il principio fondamentale di 'non arrecare un danno significativo', ossia le attività economiche non devono costituire una minaccia per gli obiettivi ambientali o climatici. La Corte ha tuttavia rilevato che lo strumento pone ulteriori problemi a causa di collegamenti poco chiari tra pagamenti e obiettivi climatici", concludono i giudici.

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