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Venerdì, 19 Aprile 2024
Ambiente

Acqua all'arsenico nel Lazio, l'Ue denuncia l'Italia: "Rischi per la salute, in particolare dei bambini"

Dal 2014, Bruxelles chiede che il sistema idrico della provincia di Viterbo rispetti "i valori parametrici stabiliti". Ma a oggi sei zone non rispettano ancora la normativa europea

La Commissione europea ha deciso di deferire l'Italia alla Corte di giustizia per il mancato rispetto della direttiva sull'acqua potabile nella provincia di Viterbo, nel Lazio, dove "i livelli di arsenico e fluoruro" superano "i valori parametrici stabiliti". Il primo richiamo di Bruxelles risale al 2014, quando fu aperta la procedura d'infrazione, ma da allora non sono stati compiuti passi in avanti. Con il deferimento alla Corte, l'Italia rischia adesso una sanzione.

"La direttiva impone agli Stati membri di garantire che le acque destinate al consumo umano siano salubri e pulite, e richiede che nell'acqua potabile non siano presenti microrganismi e parassiti, né sostanze che potrebbero rappresentare un pericolo per la salute umana - si legge in una nota della Commissione - Il Green Deal europeo stabilisce l'obiettivo 'inquinamento zero' per l'Ue. La piena attuazione degli standard sanciti dalla legislazione dell'Ue è importante sia per proteggere la salute umana sia per salvaguardare l'ambiente naturale, in modo efficace".

La Commissione, scrive ancora Bruxelles, "deferisce l'Italia alla Corte di giustizia poiché da molto tempo in alcune zone della provincia di Viterbo, in Lazio, i livelli di arsenico e fluoruro nell'acqua potabile superano i valori parametrici stabiliti dalla direttiva sull'acqua potabile: ciò può danneggiare la salute umana, in particolare quella dei bambini". Sono sei le zone in cui i livelli di arsenico nell'acqua potabile restano al di sopra delle soglie di sicurezza: Bagnoregio, Civitella d'Agliano, Fabrica di Roma, Farnese, Ronciglione e Tuscania. Nelle zone di Bagnoregio e Fabrica di Roma sono state inoltre superate le soglie di sicurezza per il fluoruro.

Nel maggio 2014 la Commissione aveva inviato all'Italia una lettera di costituzione in mora, seguita da un parere motivato nel gennaio 2019 riguardante 16 zone di approvvigionamento idrico della provincia di Viterbo. Dall'invio del parere motivato la piena conformità alla direttiva è stata raggiunta solo in 10 di queste zone. Sebbene la Commissione accolga con favore sia l'adozione da parte dell'Italia di misure che vietano o limitano l'approvvigionamento idrico nelle zone interessate, sia l'invio ai consumatori di informazioni sulla situazione, conclude Bruxelles, "a oggi sei zone di approvvigionamento idrico non sono ancora pienamente conformi alla direttiva". Da qui il deferimento alla Corte.

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