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Martedì, 16 Aprile 2024
Ambiente

“A PyeongChang olimpiadi inquinate”. L'accusa delle ong coreane al governo di Seul

Le organizzazioni ambientaliste denunciano la costruzione di quattro nuove centrali a carbone, oltre alle sette già esistenti: “Le faranno subito dopo i Giochi. Qui i cittadini hanno problemi di salute legati all'inquinamento”. La Corea del Sud è il terzo finanziatore al mondo di combustibili fossili.  

Le olimpiadi di PyeongChang sono state presentate dagli organizzatori come le più ecologiche di sempre. Ma per le organizzazioni ambiestaliste coreane e internazionali, si tratta solo di una montatura mediatica: nel territorio del Gangneung, la regione in cui si terranno i Giochi, sono presenti sette centrali a carbone. Ma non contento di questo, quando i riflettori del mondo si spegneranno, il governo ha proposto la costruzione di altri quattro impianti di questo tipo. 

Le proteste dei cittadini

“Ciò che mi preoccupa di più è che il governo procederà alla costruzione delle nuove centrali subito dopo la conclusione delle olimpiadi, quando nessuno presterà attenzione al verde di PyeongChang e delle regioni limitrofe", ha detto Kim Joongnam, presidente dell'Associazione dei cittadini di Gangneung contro il carbone. 

La gente del posto gia’ soffre di vari problemi di salute dovuti alle centrali a carbone, sostengono le ong: se altre quattro centrali a carbone dovessero essere costruite come previsto, la salute delle persone ne sarebbe gravemente colpita e anche l’attività principale della regione, il turismo, ne verebbe danneggiata. Già, perché la provincia di PyeongChang è considerata le “Alpi della Corea”. E le olimpiadi rappresenteranno una cartolina per attrarre turisti da tutto il mondo. “Ma shi vorrebbe visitare una regione che soffre di grave inquinamento atmosferico?”, si chiede Kim Joongnam.

Il paese dei combustibili fossili

La vicenda delle centrali a carbone di PyeongChang ha riaperto in Corea del Sud il dibattito sulle politiche energetiche del paese. La nuova amministrazione di Moon Jae-in ha annunciato l'intenzione di puntare a una transizione verso l'energia pulita, con un obiettivo del 20% per le rinnovabili entro il 2030. Ma tra impegni e politiche sul campo restano forti distanze. 

Attualmente, le energie rinnovabili rappresentano solo il 2% della produzione di elettricità, con centrali a carbone e impianti nucleari che generano rispettivamente circa il 40% e il 30% dell'energia prodotta nel paese. La quota delle centrali a carbone, anche grazie ai nuovi impianti come quelli di  PyeongChang, scenderà solo al 36% nel 2030. Un trend non certo in linea con gli accordi di Parigi sul cambiamento climatico. 

La Corea del Sud è oggi il terzo finanziatore al mondo di combustibili fossili, dopo Cina e Giappone. Seul non solo costruisce nuove centrali a carbone sul proprio suolo, ma finanzia anche progetti di carbone in altri paesi come il Vietnam e l'India. “L'amministrazione Moon Jae-in si è impegnata a eliminare gradualmente il carbone, ma la maggior parte dei nuovi progetti di costruzione di centrali elettriche a carbone sono ancora in corso senza modifiche nel piano”, dice Kim Joojin, managing director di Solutions for Our Climate. 

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