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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Europa Today

“Non venite, vi aiuteremo in Afghanistan”: in Ue passa la linea dura dei Paesi che non vogliono “un nuovo 2015”

Austria, Danimarca e Repubblica Ceca anticipano le scelte prima del vertice ministeriale sulla crisi. Bruxelles non garantisce una quota di ingressi agli afghani e rimanda la gestione dei migranti a “un forum di alto livello”

Chi si aspettava che l’Unione europea avrebbe aperto le porte ai profughi afghani si è dovuto ricredere. Al termine di una riunione di cinque ore tra i ministri degli Interni dei Paesi membri, durante la quale non sarebbero mancati i momenti di tensione, l’Ue ha infatti rimandato la partita dell’assistenza diretta dei richiedenti asilo a “un forum di alto livello sui reinsediamenti che avrà luogo a settembre”, ha annunciato la commissaria Ue, Ylva Johansson, al termine dell’incontro. Per il momento, Bruxelles non ha fissato alcuna quota di rifugiati proveniente dal Paese martoriato da decenni di guerra. Né si accinge a farlo nelle prossime ore.

Gli spazi limitati della trattativa si sono palesati nel primo pomeriggio, con l’arrivo alla spicciolata dei ministri al Palazzo Europa di Bruxelles. “La cosa più importante è mandare un messaggio molto chiaro nella regione: state lì, aiuteremo a sostenere le persone dove sono”, cioè in Afghanistan o, al massimo nei Paesi confinanti. A dettare la linea dell’intransigenza sugli arrivi in Europa è stato Karl Nehammer, ministro degli Interni dell’Austria, affiancato da due colleghi che la pensavano esattamente come lui.

“Non si creino speranze che non si possono realizzare come si è fatto in passato”, ha aggiunto Jan Hamacek, ministro degli Interni della Repubblica Ceca. Il riferimento è alla crisi migratoria del 2015 durante la quale, a detta del ministro danese Mattias Tesfaye “l’elemento dell’importanza dei confini è mancato”. Inoltre, “non possiamo più criticare, come si è fatto nel 2015, i Paesi che stanno sostenendo i confini europei”. Di qui il supporto a “Lituania, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Spagna e gli altri Paesi europei che stanno rafforzando e garantendo i nostri confini comuni”, ha concluso il ministro danese figlio di un rifugiato somalo.

Come anticipato da Europa Today, l’Ue si limiterà a concentrare la sua azione nei Paesi terzi confinanti con l’Afghanistan. “Come priorità immediata - si legge nelle conclusioni dell’incontro di oggi - l'Ue continuerà a coordinarsi con i partner internazionali, in particolare l'Onu e le sue agenzie, per la stabilizzazione della regione e per garantire che gli aiuti umanitari raggiungano le popolazioni vulnerabili, in particolare donne e bambini, in Afghanistan e in Paesi limitrofi”. Da Bruxelles sono arrivate garanzie anche ai Paesi di transito “che ospitano un gran numero di migranti e rifugiati, per rafforzare le loro capacità di fornire protezione”.

Nel documento finale non si fa alcun accenno a possibili azioni di redistribuzione tra i Paesi Ue che riceveranno più profughi, né a un’azione comune per portare in Europa le persone più vulnerabili. A spiegare il motivo di questa scelta è stato Ales Hojs, ministro degli Interni della Slovenia, Paese al quale spetta la presidenza di turno del Consiglio Ue. “Anche se il focus” della crisi afghana “ora è sui gruppi vulnerabili, la gente che arriva in Europa potrebbe non appartenere a tali categorie”. Ad esempio, ha detto il ministro in conferenza stampa, “ci sono molti uomini giovani che rappresentano tutti potenziali minacce alla sicurezza, che dobbiamo combattere nel modo migliore possibile”. Cioè chiudendo, di fatto, l’Unione europea a ogni possibilità di arrivo di profughi in fuga dall’Afghanistan.

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