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Sabato, 27 Aprile 2024
Catastrofe umanitaria / Israele

A Gaza mangime per uccelli e asini per sfamarsi

Il racconto di Suhail Habib, collaboratore di Medici senza frontiere, bloccato nella Striscia con moglie, figli e l'anziana madre: "Non mangio da tre giorni, Israele blocca la farina"

Costretti a sfamarsi con mangime per uccelli e asini. Senza acqua potabile, elettricità né medicine. È quanto succede ai palestinesi nella Striscia di Gaza dopo oltre cinque mesi di bombardamenti e assedi da parte di Israele, che ha anche bloccato l'accesso nella regione di beni di prima necessità. A denunciarlo è Suhail Habib, collaboratore di Medici senza frontiere, che si trova bloccato con la famiglia nel nord della Striscia. Il suo racconto è stato diffuso dall'organizzazione umanitaria per denunciare la situazione in cui versa questo pezzo della Palestina.

Il racconto

"La vita è diventata cinque volte più difficile. Non abbiamo la farina perché l'esercito israeliano l'ha bloccata. Siamo costretti a mangiare mangimi per animali per sopravvivere, a volte mangime per uccelli e per asini, a volta erba che raccogliamo per strada. Cerchiamo di sopravvivere alla fame", dice Habib, che si occupa della manutenzione dei veicoli di Msf nella Striscia. "Sono tre giorni che non mangio, e mia moglie continua a chiedermi: 'Cosa hai mangiato oggi?'. Io rispondo che non ho fame. Torno a casa a mani vuote, senza farina, senza pane, senza riso - continua - Oggi 1 kg di riso costa 33 dollari, perciò non riesco a sfamare i miei figli. Non abbiamo acqua potabile, elettricità, né medicine. Mia madre soffre di pressione alta e di diabete ma non riusciamo a procurarci i farmaci. Molte persone a Gaza soffrono di problemi resporatori a causa del fumo e della polvere dei bombardamenti. Anche le malattie trasmissibili si stanno diffondendo rapidamente", conclude. 

La nave di Open Arms

Le parole di Habib rilanciano la grave carenza di aiuti umanitari nella Striscia. La presidente della Commissione europea ha annunciato la partenza della nave della ong Open Arms, finanziata da privati, che è salpata martedì 12 marzo da Cipro per raggiungere Gaza attraverso il corridoio marittimo promosso dall'Ue. "Questo corridoio marittimo è il risultato di una cooperazione internazionale senza precedenti, sotto la guida del presidente (cipriota, ndr) Nikos Christodoulides. Abbiamo lavorato mano nella mano non solo con Cipro, ma con gli Emirati Arabi Uniti, gli Stati Uniti e il Regno Unito", ha spiegato. "Una volta pienamente operativo, questo corridoio marittimo potrebbe garantire un flusso di aiuti sostenuto, regolamentato e robusto a Gaza. È la prima volta che una nave è autorizzata a consegnare aiuti a Gaza dal 2005", ha aggiunto. La nave della ong Open Arms contiene un carico di 200 tonnellate di aiuti umanitari. 

Inoltre, diversi Paesi, tra cui alcuni Stati Ue, hanno iniziato a paracadutare aiuti umanitari dalla Giordania a Gaza. "Incoraggio tutti gli Stati membri a contribuire con le loro risorse, per consentire una fornitura stabile e significativa di aiuti a Gaza", ha detto von der Leyen durante un intervento al Parlamento europeo.

L'appello dei professori israeliani

Quasi 800 docenti delle istituzioni accademiche in Israele, tra cui esperti legali, sanitari e medici, hanno firmato un appello al governo di Tel Aviv affinché adotti misure urgenti per fermare la "catastrofe umanitaria che si sta verificando sotto i nostri occhi nelle ultime settimane nella Striscia di Gaza". I firmatari chiedono l'apertura di ulteriori valichi per gli aiuti umanitari e la rimozione di ogni ostacolo all'ingresso dei beni necessari. Le morti di massa a Gaza si trasformeranno in una "macchia indelebile" per Israele, si legge nell'appello.

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