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Domenica, 28 Aprile 2024
Lo studio

"Per l'Italia tagli per 25 miliardi con il nuovo Patto di stabilità"

Lo denunciano i sindacati europei. Pd e M5s: "Testo inaccettabile, va modificato"

Un taglio alle spese per sanità, istruzione e investimenti che potrebbe arrivare a 100 miliardi di euro. Di cui un quarto solo in Italia. È quanto potrebbero essere costretti a fare i Paesi dell'Unione europea nel 2025 con l'introduzione del nuovo Patto di stabilità e crescita. Il testo della riforma, dopo l'accordo tra i ministri della Finanze, è adesso entrato nella fase dei negoziati finali tra Stati membri e Parlamento europeo. Ma la strada per apportare modifiche sostanziali ai punti cardine del nuovo Patto sembra più che in salita. 

Lo studio

Lo studio della Confederazione europea dei sindacati (Ces) si basa sui calcoli del prestigioso think tank Bruegel. Stando a Jeromin Zettelmeyer, economista tedesco con un passato da direttore al Fondo monetario internazionale, la riforma potrebbe costringere l'Italia a tagli annuali al bilancio tra lo 0,61% e l'1,15% del Pil (le percentuali più alte in Ue dopo Belgio e Slovacchia). Questo dipenderà dal tipo di piano di rientro del debito che il nostro governo concorderà con la Commissione europea (una delle novità della riforma), ossia se un piano di 4 anni o uno di 7 anni. Nel primo caso, il taglio annuale, calcola la Ces, sarebbe di 25,4 miliardi. Nel secondo caso, lo sforzo scenderebbe a 13,5 miliardi.

Lo sconto provvisorio

È vero anche che nella riforma, il governo Meloni ha ottenuto alcune clausole per ammortizzare i tagli nell'immediato: l'Italia potrà chiedere uno "sconto" su di essi che tenga conto dell'aumento dei tassi d'interesse decisi dalla Bce e delle spese per la difesa. Tuttavia, il pagamento degli interessi in eccesso non scompare nel nulla ma dovrà essere affrontato dopo il 2027, avverte Zettelmeyer: se lo sconto nel brevissimo termine "renderà la vita più facile ai governi che hanno negoziato il compromesso" (nel nostro caso, il governo Meloni), il rinvio del pagamento degli interessi graverà sui "loro successori", dice l'economista. 

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Opposizioni all'attacco

Non a caso, a contestare la riforma sono in questo momento Pd e M5s, ossia le due principali forze politiche di opposizione. Per Irene Tinagli, eurodeputata dem e presidente della commissione Affari economici e monetari del Parlamento Ue, il testo del Patto di stabilità è "inaccettabile". Tinagli ricorda che la proposta originaria della Commissione europea era molto meno rigida per l'Italia, e che la riforma è stata peggiorata in sede di Consiglio Ue, ossia dai ministri delle Finanze dei governi europei. Qui hanno pesato le posizioni più pro-austerity della Germania e degli altri frugali. 

"Non possiamo nasconderci dietro un dito: è una riforma che è stata dettata da Berlino", attacca Tiziana Beghin, eurodeputata 5 stelle, la quale manda frecciate anche al Pd, reo di aver votato a favore dell'avvio dei negoziati sul Patto di stabilità al Parlamento europeo: qui il testo si sarebbe potuto arenare, ma i dem, come il resto degli altri partiti italiani, ha preferito far proseguire l'iter. Il Pd, spiega Tinagli, darà battaglia nei negoziati finali per migliorare il testo. 

I tagli degli altri

Tornando allo studio della Ces, se tutti i Paesi adottassero dei piani quadriennali, la Francia dovrebbe apportare il taglio maggiore in termine assoluti (26 miliardi nel 2025). Per la Spagna la riduzione sarebbe di 14 miliardi, per la Germania di 11, per il Belgio di 8 miliardi e per i Paesi Bassi di 6. In totale, come dicevamo all'inizio, l'Ue potrebbe ridurre le sue spese nel complesso di 100 miliardi il prossimo anno. "In un momento in cui l'Europa dovrebbe investire in un futuro verde, i piani per reintrodurre l’austerità riporterebbero l'Europa al suo periodo più buio", lamenta la Ces. "I governi dovrebbero essere onesti su ciò che ciò significherà per i loro cittadini: un numero enorme di tagli di posti di lavoro, salari più bassi e condizioni di lavoro peggiori, e ulteriore sottofinanziamento dei servizi pubblici", concludono i sindacati europei.

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