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Sabato, 27 Aprile 2024
La direttiva

Verso l'ok finale alla prima legge europea sui rider europei

Più diritti e trasparenza per i lavoratori delle piattaforme online, la relatrice del Parlamento europeo Gualmini (Pd): "Un provvedimento storico"

L'Europa è un passo più vicina ad avere la sua prima legge sui diritti dei rider. Con un ampio consenso di 37 voti a favore e solamente 4 contrari, è arrivato in commissione Occupazione e Affari sociali del Parlamento europeo, il via libera all’accordo sulla nuova proposta di legge per migliorare le condizioni dei lavoratori delle piattaforme digitali, su cui è stato tra trovato un accordo tra l'Aula e il Consiglio Ue. Le nuove regole, che ora dovranno avere l'ok finale della Plenaria di Strasburgo, mirano a garantire lo status occupazionale e a correggere l'uso fittizio del lavoro autonomo nel settore. Inoltre, regolano per la prima volta nell'Ue l'uso dell'intelligenza artificiale sul luogo di lavoro.

"Sono davvero orgogliosa di ciò che abbiamo ottenuto: un accordo storico che darà dignità, protezione e diritti ai lavoratori delle piattaforme. Proteggerà anche il vero lavoro autonomo, correggerà e preverrà la concorrenza sleale e introdurrà regole innovative sulla gestione degli algoritmi. L'Europa protegge i suoi cittadini, il suo modello sociale e la sua economia", ha esultato Elisabetta Gualmini del Pd, relatrice del testo per l'Aula. Progettate per interessare 43 milioni di lavoratori entro il 2025, le nuove norme mirano a combattere il problema delle false partite Iva. Secondo diverse stime citate dalla Commissione Ue, su un totale di 28 milioni di occupati nel settore nel 2022, circa 5,5 milioni sono finti autonomi.

La Commissione europea ha proposto cinque criteri standardizzati per determinare lo status di dipendenza dei lavoratori, tra cui limiti di compensazione economica e restrizioni sulla libertà lavorativa. Se almeno due criteri sono soddisfatti, il rapporto di lavoro può essere considerato subordinato, il che significa che serve un contratto. Il principio della "presunzione legale" rimane: i governi Ue dovranno "stabilire una presunzione legale relativa dell’occupazione a livello nazionale, con l’obiettivo di correggere lo squilibrio di potere tra la piattaforma e la persona che svolge il lavoro tramite piattaforma". Se il contratto viene qualificato come subordinato, spetta all'azienda dimostrare il contrario.

Ulteriori novità delle nuove sono il divieto ai datori di lavoro delle piattaforme di prendere decisioni discriminatorie basate esclusivamente su algoritmi o sistemi di decisione automatizzati, "come la chiusura o la sospensione degli account". È inoltre richiesto un adeguato controllo umano nelle decisioni che influenzano direttamente la vita lavorativa dei dipendenti. Si prevede una maggiore tutela della privacy, con il divieto di raccogliere ed elaborare informazioni sensibili come opinioni personali o gli scambi privati tra colleghi.

Adesso l'attenzione si sposta sull'approvazione finale da parte del Parlamento durante la prossima plenaria, programmata dal 22 al 25 aprile. Una volta ratificate anche dal Consiglio Ue, le nuove leggi dovranno essere implementate nelle legislazioni nazionali entro due anni.

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