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Domenica, 28 Aprile 2024
Lavoro

L'app della spesa a domicilio sconfitta in tribunale dai dipendenti: ora potranno avere un sindacato

Gorillas aveva inviato una mail a tutti i suoi lavoratori a Berlino, nella quale vietava le elezioni per la creazione di un organo di rappresentanza

Gorillas è una start-up giovane, che vuole essere al passo con i tempi e che si dice inclusiva. Ma le dinamiche lavorative sarebbero rimaste ferme a cinquant'anni fa, almeno secondo i loro dipendenti berlinesi, che hanno trascinato l'azienda in tribunale, vincendo.

Martedì l'azienda ha tentato di impedire la creazione di un consiglio di fabbrica, inviando una mail a tutti i suoi lavoratori, principalmente rider e magazzinieri, nella quale li informava che l'elezione prevista per la prossima settimana non avrebbe avuto luogo. I dipendenti non hanno accettato l'imposizione e si sono organizzati e hanno portato la start-up davanti al tribunale del lavoro di Berlino, che ha dato ragione agli operai.

Gorillas sosteneva che i lavoratori non avevano alcun diritto di unirsi in un collettivo sotto il loro nome in quanto i suoi 18 magazzini della capitale tedesca sono stati trasformati la scorsa settimana in aziende indipendenti e gli operai hanno dovuto firmare nuovi contratti. Per questo motivo l'elezione programmata non era valida perché non era chiaro per quale azienda doveva essere istituito un sindacato. Ma la Corte ha seguito l'argomentazione della difesa: Gorillas non aveva fornito alcuna informazione sulle nuove strutture. Non era quindi comprensibile che l'azienda originaria non esistesse più.

L'avvocato del comitato elettorale, Martin Bechert, l'ha definito la sentenza un grande successo: "Un'elezione non può essere fermata nemmeno da tali datori di lavoro", ha detto. A partire da lunedì, i lavoratori potranno eleggere per la prima volta un organo di rappresentanza nell'azienda. Sabato prossimo i voti saranno contati pubblicamente. Bechert ha accusato l'azienda di "union busting", cioè di combattere sistematicamente le strutture sindacali. Non c'è "nessun partenariato sociale" con tali aziende, ha detto al giornale tedesco Taz.

Non è la prima volta che i dipendenti si ribellano contro l'azienda, nata a inizio 2020 a Berlino. Questa è la terza volta in un anno che i loro rider indicono uno sciopero. La prima manifestazione si è tenuta lo scorso febbraio, quando Gorillas stava costringendo i dipendenti a uscire con la neve senza fornirgli attrezzature adeguate. È stato allora che si è formato il collettivo dei lavoratori. Una seconda ondata di proteste ha colpito in estate. Questo è il terzo. La scarsa attrezzatura e i salari molto bassi sono le maggiori critiche che i dipendenti stanno facendo da mesi.

Martedì, 700 persone si sono unite in una manifestazione, la prima a svolgersi interamente in inglese in quanto la forza lavoro proviene da ogni parte del mondo, a sostegno di Riders United. Gli striscioni chiedevano: "Stop Union Busting!" (Basta distruzione dei sindacati!).

La risposta dell'azienda è stata il licenziamento di massa, oltre 300 persone a Berlino finora. Ad alcuni operai è stato esplicitamente detto che il loro licenziamento è legato alla loro adesione allo sciopero, cosa illegale in Germania. Ma molti lavoratori non conoscono i loro diritti, e ancora di più mancano le risorse per farli valere in tribunale. Le cause richiedono tempo, e la compagnia, che sostiene che gli scioperi stessi sono illegali, ha miliardi di dollari per combatterle.

La start-up tedesca è una delle potenze emergenti del "commercio rapido". La giovane azienda, che impiega 11mila persone in nove paesi, tra cui adesso anche l'Italia, ha appena raccolto quasi un miliardo di dollari (860 milioni di euro) per finanziare la sua crescita, riporta Forbes.

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