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Venerdì, 29 Marzo 2024
Lavoro

Pescespada, ridotta quota per l'Italia. Governo: “Ricorso a Corte Ue”

A seguito dell'accordo raggiunto ieri dai ministri europei, le tonnellate per il nostro Paese calano del 3%. M5s: “Il ministro Martina si dimetta per manifesta incapacità”  

Il Consiglio Ue ha approvato le quote di pesca del pescespada per il 2018. All'Italia andranno 3.736 tonnellate, il 3% in meno rispetto all'anno precedente. Una riduzione salutata con favore dal fronte ambientalista, ma che sta suscitando polemiche nel nostro Paese. Tanto che il governo, dopo aver accettato l'accordo a Bruxelles, ha deciso di tornare sui suoi passi e presentare un ricorso alla Corte di giustizia europea. Mentre il Movimento 5 Stelle ha puntato il dito contro il ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina, chiedendone le dimmissioni per “manifesta incapacità”.

Il ricorso del governo

Il governo, dal canto suo, ha spiegato che la decisione sulle quote per il pescespada faceva parte di un accordo generale “sulle possibilità di pesca peril 2018 nell'Atlantico, nel mar Nero e nel mar Mediterraneo” in seno al Consiglio Ue. Per questo, non si è opposto all'intesa complessiva sul regolamento, ma ha presentato un “ricorso di annullamento” alla Corte di giustizia europea per quanto riguarda i limiti alle catture di pescespada. 

L'attacco del M5s

Troppo poco, per il Movimento 5 Stelle, che per voce degli eurodeputati Rosa D'Amato e Ignazio Corrao, attacca il ministro: “Ancora una volta i pescatori italiani prendono una sonora sberla da Bruxelles – si legge in una nota - Anziché battersi come dei leoni, il ministro Martina e il sottosegretario Castiglione erano assenti. Le quote di pescespada sono state svendute dall’Ue a Marocco e Tunisia a livello mondiale e agli spagnoli a livello europeo. Il governo italiano non è in grado di difendere le quote pesca e a pagarne le spese sono soprattutto i pescatori siciliani”.

"Abbiamo presentato una interrogazione urgente alla Commissione europea – proseguono D'Amato e Corrao - in cui chiediamo perché ha inserito nel Regolamento che stabilisce le misure di gestione, conservazione e controllo applicabili anche nel lar Mediterraneo la vecchia raccomandazione ormai abrogata ignorando quella nuova più favorevole all’Italia”. 

“Adesso ci troveremo a mendicare una ridistribuzione delle quote con scarse possibilità di successo. Nel frattempo le quote che saranno stabilite faranno aumentare il prezzo del pesce spada, come osservato con il tonno rosso, e così facendo pagheranno di più i consumatori. Oltre il danno, la beffa”, conclude D’Amato 

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