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Venerdì, 26 Aprile 2024
Lavoro

Pensioni paneuropee: via libera a regole comuni e portabilità tra Paesi Ue

Volume d’affari dei trattamenti pensionistici integrativi destinato a triplicare entro il 2030. Italia rimane il Paese che spende di più in previdenza pubblica

L’ok definitivo all’accordo tra Parlamento e Consiglio Ue apre la strada a una nuova categoria di schemi pensionistici individuali chiamati PEPP. La sigla in lingua inglese sta per prodotti pensionistici paneuropei, e si tratta di strumenti previdenziali che sono destinati a cambiare radicalmente il mercato del settore nell’Unione europea. In breve, verrà consentito ai cittadini europei di mettere da parte risparmi a lungo termine con garanzie e condizioni standard a prescindere dal Paese di vendita del servizio. 

La prima pensione paneuropea

Tra le novità previste dal regolamento c’è anche la portabilità dello schema pensionistico, che permetterà al cittadino che si trasferisce in un altro Paese Ue di continuare a contribuire alla pensione paneuropea sottoscritta. I risparmiatori avranno anche diritto di cambiare fornitore - in genere si tratta di compagnie di assicurazione o banche - sia a livello interno che transfrontaliero, dopo almeno cinque anni dalla conclusione del contratto o dall'ultimo cambio di fornitore, con un massimale stabilito per i costi di trasferimento. 

Una parte del regolamento disciplina inoltre la protezione dei consumatori, assicurando a tutti i risparmiatori una piena consapevolezza delle caratteristiche riguardanti lo schema pensionistico. Si prevede infatti che l’armonizzazione europea aprirà la strada a una vasta gamma di fornitori PEPP in un contesto più competitivo, con la possibilità di scegliere tra opzioni standard di investimento sicuro e opzioni alternative con diversi profili di rischio/rendimento.

Solo il 27% degli europei con prodotto pensionistico

Si stima che al momento solo il 27% dei cittadini europei tra i 25 e i 59 anni abbia sottoscritto un prodotto pensionistico. Con il progressivo invecchiamento della popolazione del (già) Vecchio Continente, nuove problematiche sono destinate ad aprirsi riguardo alla sostenibilità dei sistemi pubblici previdenziali. “Una di queste”, ha dichiarato Eugen Teodorovici, ministro rumeno delle finanze, “è garantire che i cittadini risparmino abbastanza per poter vivere bene quando andranno in pensione”. Il ministro della Romania, Paese che attualmente preside il Consiglio Ue, sostiene quindi che “i prodotti pensionistici paneuropei offriranno nuove opportunità di accantonare risparmi a lungo termine utilizzando i mercati dei capitali e allentando quindi la pressione a carico dei fondi pubblici”.

Il tema della spesa pubblica in trattamenti previdenziali è di particolare interesse per l’Italia, il Paese che - in percentuale rispetto al Pil - spende più di tutti in Europa per le pensioni pubbliche. Si stima che nel 2020 il Belpaese spenderà il 15,3% del Pil in pensioni, seguito dalla Francia (14,6%).

Si spera quindi di stimolare il mercato dei trattamenti previdenziali integrativi, che da un volume d’affari attuale di 700 miliardi crescerà fino a 1.400 miliardi entro il 2030 a prescindere dalle nuove norme. Grazie all’accordo sottoscritto, la Commissione europea prevede che il valore di mercato triplicherà, superando il 2mila miliardi di euro entro il 2030.

Mentre il testo finale del regolamento è in fase di redazione, Consiglio e Parlamento hanno reso pubblico il testo dell’accordo raggiunto dalle due assemblee che governano l’Ue.

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