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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

La situazione in Italia non sta migliorando, nuova lettera da Bruxelles

La Commissione Ue chiede nuovi chiarimenti sulla legge di bilancio e sugli impegni per il 2018. Decisione sull'Italia la settimana prossima.

Una richiesta di ulteriori chiarimenti inviata a Roma perché nella Ue è sempre più chiaro che la situazione in Italia non sta migliorando. Ad annunciarlo è il vicepresidente della Commissione europea Jyrki Katainen, esprimendosi al termine della riunione del gabinetto Juncker tenutasi a Strasburgo ed in cui si è discusso del semestre economico europeo. Sul progetto di bilancio per il 2018, ha affermato Katainen, "prenderemo le decisioni la prossima settimana" ma "il fatto è che, e tutti possono vedere i numeri, la situazione in Italia non sta migliorando". 

E così la Commissione ha deciso di inviare all'Italia una nuova lettera chiedendo ulteriori chiarimenti sulla legge di bilancio 2018 e sull'assunzione di impegni per l'anno prossimo. La decisione sul caso italiano sarà presa sulla base di tutti i dati consuntivi del 2017. 

Il quadro non è positivo

Nel 2017, dicono le previsioni di autunno presentate la settimana scorsa a Bruxelles (guarda il documento completo), il PIL italiano crescerà del 1,5% contro lo 0,9% del 2016, la crescita più bassa di tutta la Ue. Un dato comunque in miglioramento che fa il pari con il calo della disoccupazione, che passa da 11,7% a 11,3% nel 2017, con una curva discendente che punta al 10,5% nel 2019. A partire dal prossimo anno è, però, attesa una flessione dell’economia in tutta l’Eurozona, Italia compresa. E il debito pubblico, seppure lievemente, è salito ancora, arrivando a quota 130,1% del Pil (nonostante il deficit in calo).

Ma non mancano le note negative. I salari crescono a rilento e il debito, a dispetto del resto dell’Eurozona, continua a salire. Inoltre, il carico fiscale sulle imprese continua a essere elevato. Anche sugli investimenti un passo indietro: nel 2017 il governo avrà speso per promuovere l’economia il 2,5% del Pil, inferiore al dato del 2016, quando si è attestato al 2,8%. Niente a che vedere con la media dell’Eurozona, il 3,9%. Germania e Francia, tanto per fare due cosi, “spingono” di più di noi sul lato degli investimenti.


 

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