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Giovedì, 28 Marzo 2024
Lavoro

Imprese Ue tartassate con la scusa della lotta all'elusione fiscale: il G5 all'attacco della riforma di Trump

I ministri di Italia, Spagna, Germania, Regno Unito e Francia scrivono al segretario del Tesoro americano contro le nuove norme sul fisco proposte dalla Casa Bianca: “Forte impatto distorsivo sul commercio internazionale"

Va bene contrastare le pratiche scorrette, ma con queste norme il rischio è di provocare "un forte impatto distorsivo sul commercio internazionale". La riforma del fisco Usa proposta dall'amministrazione Trump preoccupa l'Ue. Ieri, i ministri dell'Economia del cosiddetto G5, ossia Bruno Le Maire (Francia), Pier Carlo Padoan (Italia), Peter Altmaier (Germania), Philip Hammond (GB) e Cristobal Montoro (Spagna), hanno inviato una lettera al segretario al Tesoro Usa Steven Turner Mnuchin. L'oggetto sono le nuove norme volute dalla Casa Bianca con lo scopo di combattere l'elusione fiscale e il dumping delle imprese estere a scapito di quelle Usa.

Fine nobilissimo, se non fosse per alcuni dettagli che, stando all'allarme lanciato dai ministri europei, rischiano di ribaltare i pesi sulla bilancia e creare di fatto un regime fiscale svantaggioso per le imprese con sede fuori dagli States. I tempi del Ttip, il famoso accordo di libero scambio promosso da Obama e bocciato dalla Germania, sono ormai lontani. E il protezionismo di Trump fa paura. 

La doppia tassazione

Nella lettera, i ministri del G5 evidenziano le "forti preoccupazioni" dell'Europa per alcune misure legate alla tassazione delle imprese , definendo "importante che i diritti del governo americano sulla politica fiscale interna siano esercitati così da aderire agli obblighi internazionali sottoscritti". Nel mirino, "l'inclusione di alcune disposizioni meno convenzionali che potrebbe contravvenire ai trattati Usa sulla doppia tassazione" dal momento che "imporrebbe una tassa sui profitti di una società non residente in Usa e senza una residenza fisica permanente negli Usa". I ministri europei puntano anche il dito contro la tassazione agevolata al 12,5% proposta per i redditi dalla vendita o dalla licenza di beni e servizi per uso fuori dagli Usa, definita "un sussidio all'export rispetto al consumo interno", vietato dalle normative dell'Organizzazione mondiale del commercio, Wto. 

La lotta all'elusione fiscale

In sostanza, Trump vuole aumentare il carico sulle aziende straniere in patria e ridurlo per quelle Usa che esportano. Il tutto, celandosi dietro il vessillo della lotta all'elusione. Non lo scrivono chiaramente i 5 ministri, ma lo fanno intendere: nell'accogliere "con grande favore le misure degli Usa nella lotta all'erosione della base imponibile e il trasferimento degli utili", si legge nella missiva, restano "forti preoccupazioni perché queste misure non sono indirizzate alla lotta contro gli abusi ma avranno un impatto sulle attività commerciali internazionali". Tali misure - si segnala - "potrebbero portare a distorsioni a livello internazionale per quanto riguarda il sistema fiscale e sugli scambi commerciali e gli investimenti". Ad esempio, si evidenzia, la riforma potrebbe discriminare le società straniere e violare "le regole internazionali stabilite dalla Wto" con il rischio anche di distorcere gli accordi internazionali sulla tassazione. Eppure negli ultimi anni, ricordano, "abbiamo registrato un livello eccezionale di cooperazione internazionale". 

I ministri auspicano che queste preoccupazioni vengano accolte dal segretario del Tesoro Usa. "Siamo fiduciosi che troverà un compromesso saggio e ben equilibrato per creare una nuova, moderna e solida riforma fiscale Usa", sottolineano nella missiva indirizzata a Mnuchin.

Si vedrà. Di sicuro, Trump vuole andare dritto sulla sua strada “protezionistica”. Una strategia a cui l'Ue sta rispondendo accelerando sui vari accordi commerciali internazionali in via di definizione. Dopo il Ceta con il Canada, è notizia di questi giorni l'accordo con il Giappone per un trattato di libero scambio che potrebbe entrare in vigore già nel 2019. 

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