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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Ingegnere Eni suicida, Pedicini (M5s): “Vicenda inquietante, l'azienda sapeva di inquinare”

Scoperto un memoriale in cui l'uomo avrebbe scritto che gli sarebbe stato “imposto di tacere” sui problemi tecnici all'impianto di estrazione del petrolio

Quella di Gianluca Griffa, ingegnere ed ex responsabile del centro oli dell'Eni di Viggiano, a Potenza, morto suicida ad agosto del 2013 in un bosco di Montà d’Alba, è una “vicenda inquetante”, così come il suo suicidio è “strano”. L'eurodeputato Piernicola Pedicini, coordinatore del Movimento 5 Stelle in commissione Ambiente, dopo che ieri è stato reso pubblico un memoriale autografo di alcune pagine in cui l'ingegnere descrisse problemi tecnici nei processi di trattamento del petrolio dell'impianto affermando che gli era stato “imposto di tacere”, afferma che “comunque sia avvenuta la dolorosa morte” dell'ingegnere “una cosa appare certa: già dal 2012 l'Eni sapeva che al centro oli di Viggiano c'era una fuoriuscita di greggio dai serbatoi che stava inquinando i terreni e le falde acquifere dell'area circostante”. Per Pedicini “ora, niente potrà essere più come prima e tutte le istituzioni pubbliche coinvolte, a partire dal Ministero dello sviluppo e della Regione Basilicata, per arrivare alla Procura di Potenza, dovranno prenderne atto”.

Lunedì 6 novembre inizia il processo a Eni e ad altri 56 soggetti, per fare luce sullo smaltimento dei rifiuti prodotti nel Cova di Viggiano e sui lavori per la realizzazione del centro oli Tempa rossa della Total. “Se esaminiamo quanto hanno scritto i giornali, la morte del povero ingegnere”, continua l'eurodeputato “sarebbe avvenuta dopo che aveva raccontato ai dirigenti Eni dei problemi presenti all'interno del centro oli, tra serbatoi danneggiati, emissioni in atmosfera e fiammate anomale”.

Pedicini definisce “particolarmente inquietanti” due frasi attribuite dalla stampa al memoriale di Griffa, che ora sarebbe all’attenzione dei pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Potenza Francesco Basentini e Laura Triassi, che coordinano l’inchiesta, ovvero “mi è stato imposto di tacere”, e “se capita o mi capita qualcosa consegnate questa lettera ai carabinieri di Viggiano”.

Griffa scomparve il 26 luglio 2013, all’età di 38 anni. La sua auto fu ritrovata il giorno dopo e all'inizio di agosto fu ritrovato anche il suo cadavere. L’uomo,secondo le indagini dei carabinieri, si tolse la vita per motivi personali, legati ad una forte depressione, ma il ritrovamento del memoriale potrebbe ora aprire altre piste.

“I punti oscuri da chiarire sono tanti”, afferma Pedicini: “Prima di tutto se è vero che il giovane, prima di morire, avesse informato dei problemi tecnici al centro oli Eni, i carabinieri di Viggiano, gli ispettori di polizia mineraria (Unmig) e il Ministero dello sviluppo economico”, e se così fosse “sarebbe gravissimo e occorre indagare e capire perché chi doveva intervenire non lo ha fatto”. In particolare “fermandoci alle responsabilità politiche, dovrà essere il Ministero dello sviluppo economico a spiegare cosa è avvenuto e la Regione Basilicata ad assumersi la responsabilità della sua assenza e dei suoi silenzi”. In ogni caso, conclude l'eurodeputato, “la Regione Basilicata e il governo nazionale non hanno più nessun alibi e dovrebbero ordinare immediatamente il blocco di tutte le attività, così come il M5S chiede da anni”.

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