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Giovedì, 28 Marzo 2024
Fake & Fact

Diciotti, ecco perché i migranti “in fuga” sono una buona notizia per Salvini

I 50 eritrei andati via dal centro di Rocca di Papa sono solo la punta di un iceberg: ogni anno, decine di migliaia di richiedenti asilo e “irregolari” sfuggono ai radar italiani. Per finire in altri paesi europei come Germania e Francia. Facendo infuriare gli alleati della stessa Lega

Il caso della nave Diciotti non smette di sollevare polemiche. L'ultima riguarda i circa 50 migranti eritrei che, dopo il lungo e vano braccio di ferro sulla ripartizione negli altri paesi europei delle persone bloccate al porto di Catania, erano stati trasferiti nel centro di Rocca di Papa gestito dalla Cei e che hanno abbondato la struttura. Di loro si sono perse le tracce e il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha colto l'occasione per polemizzare con i cosiddetti 'buonisti': “Erano così bisognosi di avere protezione, vitto e alloggio, che hanno deciso di allontanarsi e sparire! Ma come, non li avevo sequestrati?”. Eppure, proprio Salvini e i suoi seguaci contrari alla presunta invasione di migranti nel Belpaese dovrebbero essere contenti di quanto accaduto: stando alle statistiche, infatti, i 50 eritrei sono destinati ad andare via dall'Italia. Succede cosi' ogni anno, per decine di migliaia di migranti, che dopo essere sbarcati da noi "fuggono" verso il resto d'Europa. 

Innanzitutto, va premesso che la scelta dei 50 eritrei di abbandonare il centro è assolutamente legittima: una volta registrati e fatta la richiesta d'asilo, non sono obbligati a restare in una struttura d'accoglienza. Quello che non possono fare, semmai, è spostarsi nell'immediato in un altro paese Ue poiché questo è vietato dal Regolamento di Dublino che l'Italia, da Renzi a Conte, chiede di cambiare. 

Eppure, la legge in questi anni non ha impedito a decine di migliaia di migranti (economici o potenziali rifugiati) di spostarsi dal nostro paese in un altro Stato europeo. E' cosa nota, infatti, che la maggioranza di chi sbarca sulle coste italiche abbia già in testa altre mete, come la Germania, la Francia, Belgio e Svezia. Le ragioni sono economiche, perché in quei paesi ci sono più opportunità di lavoro e migliori programmi di accoglienza e assistenza, ma ci sono anche motivazioni famigliari (ricongiungimenti con coniugi o parenti) o linguistiche.

Si tratta di un fenomeno di massa difficile da quantificare. Le stime fatte nei paesi del Nord Europa, citate con fervore anti-immigrazione da partiti come l'AfD tedesca, alleata tra l'altro di Salvini parlano di un vero e proprio esodo. E nell'opinione pubblica di quei paesi si punta spesso il dito contro le autorità italiane, colpevoli, a loro dire, di favorire la “fuga”. Da qui, la richiesta di chiudere le frontiere interne all'Ue, sospendendo Schengen, come fatto appunto dai paesi sopracitati, o addirittura con lo schieramento dell'esercito al confine con l'Italia, come proposto in Austria (tra l'altro da un altro alleato europeo di Salvini). Non a caso, sono proprio i movimenti secondari uno dei principali temi di scontro in sede Ue: quando Conte chiede di riformare Dublino e istituire quote fisse di ripartizione dei migranti, gli altri paesi rispondono chiedendo all'Italia di bloccare le “fughe” verso il Nord Europa. 

Ma chi ha ragione? Come dicevamo è difficile quantificare davvero questi movimenti. Le uniche statistiche certe sono quelle di Eurodac, che pero' fotografano solo una parte del fenomeno. A ogni modo, stando a Eurodac, nel 2017, su circa 633mila richiedenti asilo registrati nei vari paesi europei (non solo Ue), oltre 257mila, ossia il 40%, avevano già presentato una domanda d'asilo in un altro Stato. Una percentuale simile a quella del 2016 (49%), ma nettamente superiore al 2015 (31%). 

Di questi 257mila migranti che avevano già una richiesta d'asilo, 93mila sono stati “scoperti” in Germania e oltre 24mila provenivano proprio dall'Italia. In Austria, su circa 9mila, gli “italiani” erano 1.500. In Svizzera, su 8mila quelli provenienti dal Belpaese erano poco più di 2.500. E anche in Francia, su 58mila ben 13mila arrivavano da noi. Stando alle regole, tutti questi migranti dovrebbero essere rispediti in Italia.

Ci sono poi i migranti “irregolari” senza una precedente richiesta di asilo e che una volta arrivati un determinato paese europeo si sono affrettati a presentarla. Evitando cosi' eventuali rimpatri interni all'Unione: nel 2017 sono stati in tutto 233mila secondo Eurodac. Di questi, 48mila in Germania: 26mila, secondo le autorità tedesche, provenivano dall'Italia. 

A conti fatti, se è vero che la maggioranza dei migranti che arrivano in Europa sbarca in Italia, Grecia e Spagna, è anche vero che chi arriva da noi cerca di (e molto spesso ci riesce a) fuggire in un altro Stato dell'Ue, dalla Germania alla Francia. Proprio come potrebbero fare i 50 eritrei che hanno abbandonato il centro di Rocca di Papa. Va aggiunto che, proprio i movimenti secondari, hanno spinto paesi come Germania e Francia a intensificare i rimpatri verso altri Stati Ue, in primis Italia. 

Come scrive Fausto Melluso, esperto di diritto in tema di asilo e immigrazione, "se è vero che, soprattutto negli ultimi tempi, sono tanti i cosiddetti 'dublinati', persone cioè riportate nel Paese di primo ingresso in Europa, spesso l’Italia, è altrettanto vero che molti altri venivano accettati dai paesi che erano riusciti a raggiungere, benché non ci fosse un obbligo giuridico a farlo. E’ il caso, appunto, degli eritrei in Germania. Andandosene dal centro di Rocca di Papa - continua - quelle persone ci hanno insegnato che a loro, che avrebbero certamente diritto a una forma di protezione internazionale, dei nostri 35 euro e dell’accoglienza business non gliene frega proprio niente. Vogliono vivere la propria vita, con dignità e in modo autosufficiente".

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