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Sabato, 27 Aprile 2024
Lo studio / Russia

Perché le centrali nucleari europee dipendono dalla Russia

Il ministro Salvini rilancia la sua battaglia per riportare l'atomo in Italia. A oggi, il 70% delle importazioni tecnologiche per i reattori Ue proviene da Mosca

"Sono pronto a tornare a un referendum argomentando il perché all'Italia convenga arrivare al nucleare pulito e di ultima generazione". Così Matteo Salvini ha rilanciato oggi la sua battaglia per riportare le centrali nucleari nel nostro Paese. Ma al di là dei potenziali argomenti a favore dell'atomo, restano diversi nodi da sciogliere. Tra questi, la dipendenza dalla Russia in cui si trova la stragrande maggioranza degli impianti nucleari in Europa. Lo certifica uno studio pubblicato in questi giorni dal Parlamento europeo.

"Sostituire il combustibile nucleare di origine russa con alternative è una sfida", si legge nel documento che analizza i flussi commerciali tra il blocco dei Ventisette e Mosca. A oggi, l'Ue dipende dalla Russia per circa il 70% dell'import di tecnologie nucleare. Tale dipendenza riguarda sia il combustibile, sia il know how per le manutenzioni. Secondo Euratom, nel 2021 la Federazione russa ha fornito il 20% dell'uranio delle centrali nucleari dell'Ue, il combustibile principale, e il 31% dei servizi di arricchimento dell'uranio.

Le importazioni hi-tech dell'Ue nel 2019 per provenienza

Il problema del combustibile nucleare di origine russa tocca da vicino cinque Stati membri dell'Ue (Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Bulgaria e Finlandia), che gestiscono un totale di 18 reattori nucleari di progettazione russa. "La Russia è una fonte chiave di parti e combustibile per questi reattori, nonché di uranio", sottolinea lo studio. "Anche se il combustibile nucleare non deve essere costantemente sostituito, le barre e le parti di combustibile devono essere prodotte e certificate appositamente per un particolare tipo di reattore".

Ma il problema della dipendenza non riguarda solo i Paesi dell'ex blocco sovietico e la Finlandia. La Francia, il principale produttore di energia nucleare dell'Ue, ha un legame importante con la Russia che gli permette di tenere bassi i costi di produzione dei suoi reattori: in Siberia, infatti, si trova l'unico impianto al mondo capace di riciclare l'uranio scaricato dai reattori nucleari francesi. L'impianto è gestito da Tenex, società satellite del gigante russo Rosatom. Per Parigi, che in tempi normali si affida per il 70% all'elettricità prodotta dalle sue centrali, il riciclaggio dell'uranio è un fattore fondamentale per abbattere i costi di gestione. Lo è tanto più adesso, con Edf alle prese con diversi reattori fermi per manutenzioni e un pesante buco di bilancio. 

Sarà anche per queste ragioni che il nucleare russo è stato finora escluso dalle sanzioni varate dall'Ue contro Mosca in seguito alla guerra in Ucraina. 

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