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Sabato, 27 Aprile 2024
Acciaio e carbone

Idrogeno, pale eoliche e una "cintura verde": un miliardo al piano Ue per Taranto

I fondi di Bruxelles andranno divisi con il Sulcis Iglesiente per garantire la giusta transizione delle due aree. Arrivato anche il via libera ad altri 23 miliardi in garanzie alle aziende italiane

Dare una spinta 'verde' alle due aree del Paese più dipendenti da attività economiche inquinanti. La Commissione europea ha assegnato un miliardo di euro all'Italia da spendere a Taranto e nel Sulcis Iglesiente per realizzare una giusta transizione climatica che non provochi danni economici. Un'impresa difficile per la città pugliese che ospita le Acciaierie d'Italia (ex Ilva), le più grandi d'Europa. "Nuovi modelli di business, maggiore disponibilità di energia rinnovabile e idrogeno verde e riqualificazione sono fondamentali per trasformare la produzione di acciaio", ha evidenziato la Commissione.

Formazione degli operai e idrogeno verde

Poiché un terzo dei lavoratori dell'industria nella provincia di Taranto è impiegato nel settore siderurgico, i fondi Ue sosterranno la riqualificazione di 4.300 dipendenti per consentire loro di svolgere mansioni 'verdi' legate alla transizione verso l'energia pulita e all'economia circolare. Le risorse di Bruxelles serviranno inoltre per attivare i servizi di assistenza per le donne attualmente escluse dal mercato del lavoro e per garantire assistenza ai più vulnerabili.

Si mira inoltre a incentivare la costruzione di turbine eoliche, lo sviluppo dell'idrogeno verde e gli impianti geotermici per gli edifici della provincia, per garantire la disponibilità di energia rinnovabile a prezzi accessibili per le attività economiche e residenziali. I fondi Ue contribuiranno anche a creare una "cintura verde" attorno a Taranto composta da parchi urbani e aree naturalistiche che, ha affermato la Commissione, contribuiranno al ripristino di terreni degradati e alla riduzione delle emissioni di CO2.

Il piano per il Sulcis

Le risorse andranno anche nell'ex cuore pulsante del settore minerario italiano, il Sulcis Iglesiente. L'Italia si è infatti impegnata a eliminare gradualmente l'elettricità prodotta dal carbone entro il 2025 e ciò avrà un impatto nel territorio nel Sud della Sardegna che ospita l'ultima miniera di carbone del Paese. Di qui la scommessa Ue di investire per stimolare la diversificazione nei settori della green economy, dell'agricoltura, del turismo e dell'economia legata al mare del Sulcis Iglesiente. 

In particolare, le microimprese riceveranno sostegno per promuovere l'innovazione nei prodotti, nei processi, nell'organizzazione e nel marketing. Le pmi e le start-up trarranno vantaggio da progetti di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico, con particolare attenzione all'economia circolare, si legge una nota della Commissione.

Il tesoro nascosto sotto l'Europa: la mappa delle nuove miniere (e delle proteste)

I fondi Ue aiuteranno inoltre 2.250 lavoratori ad acquisire nuove competenze attraverso corsi di formazione, oltre a rafforzare il sostegno alle persone in cerca di lavoro e ai servizi dedicati alla creazione di nuove imprese. Infine, il sostegno di Bruxelles faciliterà la creazione di comunità di energia rinnovabile per ridurre la povertà legata al caro bollette e ai problemi energetici della zona che penalizzavano il Sulcis ancora prima della guerra in Ucraina.

Via libera a nuovi aiuti di Stato

A proposito del conflitto, oggi la Commissione ha dato il via libera anche alle modifiche a un meccanismo italiano di garanzia sui prestiti che comprende un aumento di bilancio di fino a 23 miliardi di euro, finanziato dal governo di Roma, per sostenere le imprese nel contesto della guerra. Oltre all'aumento di budget le novità riguardano: l'introduzione di una misura di aiuto di importo limitato fino a 7 milioni di euro a copertura dei premi di garanzia; una proroga fino al 31 dicembre 2023 del periodo in relazione al quale possono essere concessi gli aiuti; l'introduzione della possibilità per le imprese energivore di ottenere garanzie a copertura del fabbisogno di liquidità per un periodo di 12 mesi per le piccole e medie imprese o di 6 mesi per i grandi beneficiari; la possibilità di aumentare gli importi del prestito per far fronte alla necessità di fornire garanzie finanziarie per l'attività di trading sui mercati dell'energia sulla base dell'autocertificazione dei beneficiari. La Commissione ha riscontrato che le modifiche alla misura italiana sono in linea con le condizioni stabilite nel Quadro temporaneo di crisi sugli aiuti di Stato.

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