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Venerdì, 29 Marzo 2024
Europa Today

Dublino, ecco come il Parlamento Ue vuole cambiare le regole sull'asilo politico

Il Paese di primo ingresso non dovrà più essere quello che si fa carico delle domande. Meccanismo di ripartizione tra tutti gli Stati membri e clausole di salvaguardia per respingere le richieste manifestamente infondate

Basta con il principio del primo Stato, secondo cui il Paese di primo ingresso di un immigrato è quello che si deve fare carico della sua eventuale domanda di asilo. I richiedenti devono essere redistribuiti equamente tra tutti gli Stati membri con un meccanismo di ridistribuzione automatico. La commissione Libertà civili del Parlamento europeo, ha approvato 43 voti a favore e 16 contrari, un testo che cambierebbe radicalmente le attuali regole, un testo che sarà portato in Plenaria a novembre e che costituirà la base per i futuri negoziati con gli Stati membri nel Consiglio Ue.

I deputati propongono di istituire quattro criteri per determinare la nazione responsabile dell'esame di una domanda di asilo. I primi tre sono: la presenza di familiari già residenti in uno Stato membro, il possesso di un precedente visto o permesso di soggiorno e poi il possesso di un diploma in quel Paese. Se non si applica nessuno di questi tre, nelle intenzioni dei deputati, il richiedente asilo dovrebbe essere trasferiti negli Stati membri che ricevono il minor numero di richiedenti rispetto al Pil e alla popolazione. In questo modo non tutti i migranti che arrivano in Italia dovrebbero depositare lì la loro domanda, ma il nostro Paese avrebbe solo il compito di identificarli e poi trasferirli in un altro Paese membro, seguendo le regole sopra indicate.

Sanzioni per i paesi che non accolgono

Il testo propone anche che qualsiasi Stato membro che rifiuti di accettare i richiedenti nel quadro del nuovo meccanismo venga sanzionato con una riduzione dei fondi comunitari che gli vengono assegnati.

Per evitare che anche i cosiddetti migranti economici utilizzino la domanda di protezione internazionale come strumento per entrare in Europa vengono inserite delle clausole di sicurezza. Se durante la fase di presentazione della domanda di protezione internazionale emergono dubbi rispetto all’autenticità del bisogno di protezione da parte del richiedente, la domanda verrà classificata quale “manifestamente infondata” e il migrante dovrà restare nel Paese di primo ingresso in attesa di espulsione con il sostegno della Guardia costiera e di frontiera europea.
Nelle intenzioni dei deputati, tutti i migranti in entrata nel territorio dell’Unione europea dovrebbero essere sottoposti a stringenti controlli di sicurezza e alle eventuali domande di protezione internazionale da parte di richiedenti asilo con un un profilo potenzialmente pericoloso saranno oggetto di procedura accelerata, per assicurarsi in tempi più brevi della loro veridicità o meno, ed evitare così che vengano trasferiti in altri Stati.

Criteri di suddivisione

“Oltre alla creazione di un sistema di trasferimento centralizzato, abbiamo assicurato che, quando vengono presentate domande di asilo, siano presi in considerazione elementi significativi, come ad esempio avere un familiare, un soggiorno precedente o un collegamento accademico in un determinato paese. Questo funzionerebbe accanto a una nuova procedura per fissare la riunificazione familiare”, ha spiegato Elly Schlein di Possibile, responsabile del testo per il gruppo socialista. "Non c'è solidarietà senza sicurezza. Le nuove regole di Dublino garantiranno che tutti i migranti in arrivo siano soggetti a rigorosi controlli di sicurezza. Inoltre, sarà garantito che coloro che non sono veri rifugiati non vengano trasferiti in tutta Europa, ma siano rimpatriati al più presto", ha affermato Alessandra Mussolini di Forza Italia, responsabile del dossier per il Ppe.

No dei Cinque Stelle

Dal Movimento 5 Stelle, che ha votato contro, è arrivata però una dura bocciatura della proposta. “Non c’è nulla da festeggiare, nel testo della riforma di Dublino c’è scritto l’esatto contrario di quanto Forza Italia e PD stanno raccontando agli italiani. Si tratta di un vergognoso passo indietro, non viene introdotto un meccanismo automatico per i ricollocamenti e, anzi, tutti i migranti economici resteranno dove arrivano: in Italia”, ha attaccato Laura Ferrara, secondo cui “invece di snellire e velocizzare, le nuove procedure pongono a carico del primo paese di ingresso ulteriori responsabilità e nuovi oneri economici”, e così “i migranti economici resteranno in Italia e sappiamo quanto sia difficile rimpatriarli in assenza di accordi bilaterali”.

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