rotate-mobile
Venerdì, 29 Marzo 2024
Today

Today

Redazione

"Con la Brexit ad avere la peggio saranno i britannici in Europa"

"Con la Brexit la vita dei britannici in Europa è destinata a complicarsi”. È l`opinione di Jeremy Morgan QC, avvocato vice-presidente di British in Europe, organizzazione che, al fianco di the3million, si è battuta e si batte per i diritti dei cittadini britannici ed europei rispettivamente in Europa e in Gran Bretagna. 

Cittadino britannico residente in Italia, Morgan ha seguito in prima persona i vari round di negoziati al fianco dei colleghi britannici ed europei. Lo incontriamo a Londra per una intervista. 

A Brexit iniziata, e con un breve periodo di transizione, la vita per gli europei e dei britannici è destinata a complicarsi. Non per forza a peggiorare, ma certamente andrà incontro a notevoli cambiamenti. 

“In Italia, come organizzazione, abbiamo raggiunto dei discreti successi” ammette sorseggiando un espresso, preferendolo al tè, segno indelebile della permanenza sul suolo italiano. "Abbiamo avuto una serie di incontri a Roma alla presidenza del Consiglio dei ministri, nel corso dei quali abbiamo appreso i dettagli della preparazione del Governo italiano alla Brexit. Sulla base della forza vincolante verso tutte le parti contraenti del Brexit withdrawal agreement non ci sarà  bisogno di una nuova normativa migratoria. Un`altra novità importante è legata alla documentazione. Ci sarà fornita una tessera o una qualche sorta di documento comprovante il nostro status”. 

Una netta differenza se si pensa alle preoccupazioni sollevate in terra britannica per la natura solo digitale del diritto a rimanere, legato al settlement schemeUn fatto certamente positivo che, insieme alle costanti rassicurazioni del governo italiano, ma in generale di quelli europei, vi mette al riparo da gravi complicazioni. Non è così? 

“Dipende da chi sei. A differenza di quello che si crede il 79% dei britannici in Europa è composto da giovani e persone in età lavorativa. Per loro la vita è destinata a complicarsi. Specie per quelli che lavorano cross-border. Non potranno più muoversi per lavoro da un paese all`altro con la libertà che avevano fino ad ora. Possono andare in vacanza, certo, ma non potranno lavorare più liberamente tra stati o fornire servizi cross-border”. 

Una conseguenza dovuta alla cessazione della libertà di movimento dei britannici tra i 27 stati dell`Unione europea al termine del periodo di transizione, ovvero il 31 dicembre 2020. Salvo che i negoziati partoriscano un qualcosa di diverso in termini di relazioni tra Ue e Regno Unito, allo stato dell'arte, a partire dal gennaio 2021, senza visto non sarà possibile ai britannici spendere più di 90 giorni in paesi Ue altri che quello di residenza. 

Ci sono addirittura aziende che hanno smesso di assumere britannici in Europa perché, proprio in ragione della limitazione delle libertà, preferiscono contrattualizzare francesi, italiani, tedeschi".  

Ma non parliamo solo di dipendenti. Nel racconto di Jeremy Morgan, infatti, emergono complicazioni anche per chi lavora in proprio. 

“A subire maggiormente saranno quelli che lavorano tra più Stati. Porto l`esempio di una coppia che si occupa di catering sulle Alpi in inverno e sulle isole greche d'estate. Senza visto lavorativo perderanno parte rilevante del loro business e saranno destinati a fallire. Ma ci sono molti altri esempi da fare. Musicisti, artisti, professionisti dell`IT, interpreti, sono tutti sulla stessa barca perchè necessitano di offrire i loro servizi in tutti i paesi europei”. 

Ma non è tutto qui. Uno spettro largo di altre situazioni restano appese. Una su tutte? "La doppia cittadinanza. Come sarà disciplinata?” . Sono questi solo alcuni dei i dubbi che agitano le comunità italiane nel Regno Unito e quella britannica in Italia. Preoccupazioni e destini che le uniscono nella reciproca condizione di stranieri o meglio extracomunitari.  

Si parla di

"Con la Brexit ad avere la peggio saranno i britannici in Europa"

Today è in caricamento