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Martedì, 23 Aprile 2024
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“Anche io vittima della violenza razzista della polizia”, il racconto dell’eurodeputata nera

Bruxelles ascolta in silenzio la denuncia di Pierrette Herzberger-Fofana, aggredita dalle forze dell'ordine belghe: "Non mi hanno creduta quando ho detto chi sono, poi ho passato la notte in Parlamento perché avevo paura di uscire"

Un gruppo di agenti della polizia belga sono stati accusati pubblicamente di aver aggredito un’eurodeputata tedesca di colore. La testimonianza di Pierrette Herzberger-Fofana, parlamentare dei Verdi, è arrivata forte e chiara nei primi minuti dell’assemblea plenaria che si è aperta questo pomeriggio a Bruxelles. La donna di 71 anni ha ripercorso gli attimi concitati dell’aggressione di fronte a un’Aula silenziosa, che le ha rivolto un forte applauso di incoraggiamento mentre terminava l’intervento in evidente stato di commozione.

L'aggressione

“Ieri, uscendo dalla Stazione Nord (di Bruxelles, ndr) ho visto 9 poliziotti che molestavano due giovani di colore”, ha detto la Herzberger. “Avevo il mio smartphone e ho fatto una foto, nel pieno della legalità”, ricorda l’eurodeputata che evidentemente non si aspettava la reazione violenta nei suoi confronti da parte delle forze dell’ordine. “I poliziotti - spiega l’eurodeputata - si sono diretti verso di me, mi hanno strappato di mano il telefono, quattro di loro mi hanno spinto contro brutalmente contro il muro”. “Mi hanno preso la borsetta, mi hanno allargato le gambe e mi hanno trattato in modo umiliante”, ha denunciato l’eurodeputata ecologista. 

La notte in Parlamento

Nata in Mali e cresciuta in Senegal, la Herzberger si è laureata a Parigi poi ha proseguito gli studi in Germania, prima a Trier e poi all’Università Friedrich Alexander di Erlangen (in Baviera). Dopo aver partecipato per anni alla politica cittadina, è stata eletta eurodeputata alle elezioni di un anno fa. Quando ieri sera, in preda alla disperazione, ha cercato di spiegare agli agenti di polizia di essere una parlamentare non è stata presa sul serio. “Ma avevo a portata di mano i miei due passaporti e il badge del Parlamento europeo”, ha ricordato oggi in Aula. La deputata, probabilmente sotto shock per l’accaduto, si è rifugiata dentro gli uffici del Parlamento europeo dove afferma di essere rimasta fino alle 6 del mattino “perché non ho avuto il coraggio di uscire”. Oggi ha denunciato il caso prima alle autorità e poi pubblicamente “perché non possiamo lasciar passare questa violenza” che la Herzberger ha definito durante l’intervento “un atto discriminatorio di tendenza razzista”. “Dobbiamo prendere misure concrete per le molte persone che non sono qui e che non possono fuggire dalla violenza della polizia”, ha concluso il racconto prima di ricevere le rassicurazioni da parte del presidente dell’Eurocamera. “Le autorità belghe dovranno delle spiegazioni”, ha detto David Sassoli.

"Vivere come fratelli o morire come idioti"

“Come donna di colore in Europa, ho vissuto il razzismo negli ultimi quarant’anni”, ha detto la Herzberger in un secondo intervento. “Quanto succede oggi nel mondo - aggiunge - è il risultato di strutture coloniali oppressive che sono in piedi da centinaia di anni”. L’eurodeputata denuncia “il razzismo sistemico istituzionalizzato che colpisce tutte le minoranze etniche”. “Non voglio che si parli solo della formazione della polizia”, ha sostenuto durante il dibattito sulla morte di George Floyd. “Ci vogliono conseguenze per la violenza della polizia, bisogna rendere giustizia nei confronti di coloro che hanno perso la vita, i loro cari o che sono rimasti traumatizzati dalla polizia”, ha precisato. La Herzberger ha poi ricordato “coloro che affogano nel Mediterraneo per una politica razzista”. “All black lives matter!”, ha detto in Aula con il pugno alzato, “che si tratti di europei oppure no”. “Come professoressa - ha aggiunto - ho visto come l’animo dei bambini è stato distrutto dal razzismo latente, la parola ‘odio’ che entra nello spirito e nell’animo del bambino e che porta al fallimento”. A chiudere l’intervento è una citazione di Martin Luther King: “Dobbiamo imparare a vivere assieme come fratelli, se no moriremo tutti assieme come degli idioti”. 

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