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Domenica, 28 Aprile 2024
Allargamento Ue

Un'Europa "a più velocità". La proposta di Macron per accelerare l'adesione dell'Ucraina nell'Ue

Il presidente francese a colloquio con i suoi diplomatici chiede a Bruxelles di riformare i processi decisionali per non essere indebolita ulteriormente da Cina e Russia

Più audace e capace di evolvere "a più velocità". Se l'immagina così l'Europa del futuro prossimo il presidente francese Emmanuel Macron. La linea delineata dal capo dell'Eliseo è emersa in un incontro di oltre due ore con il corpo diplomatico francese riunito a Parigi. I punti geopolitici toccati sono stati diversi, dalla crisi nel Sahel dopo il colpo di stato in Niger al conflitto nel Nagorno-Karabakh, passando per il Medio Oriente fino a tornare alla sponda europea. Macron ha delineato ai suoi emissari all'estero una tabella di marcia diplomatica, che vorrebbe contrastare l' "indebolimento" dell'Europa e rafforzare al contempo gli interessi transalpini.

Occidente indebolito

Il leader francese ha avvertito in primo luogo di un contesto internazionale che "si complica e rischia di indebolire l'Occidente e più particolarmente la nostra Europa". Il riferimento è sia alla guerra in Ucraina che all'emergere di nuove potenze economiche. "C'è una progressiva messa in discussione del nostro ordine internazionale (nel quale) l'Occidente ha avuto un posto preponderante", ha sottolineato Macron, che si rifiuta però di dichiararsi pessimista. La minaccia deriva anche dal rafforzamento di nuovi blocchi di interesse, in particolare con riferimento al recente allargamento del Brics, dove a Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, di recente si sono uniti sei nuovi Paesi tra cui Argentina e Arabia Saudita. A fronte di questo "desiderio di creare un ordine alternativo" da parte di potenze ormai affermate o emergenti, gli europei devono "lavorare su nuovi formati" di intese, in particolare su temi quali il clima o l’energia. Al contempo, ha evidenziato Macron, l'Unione europea avrà bisogno anche di "audacia".

Riforme in vista dell'allargamento

A questo proposito, rispetto anche al processo di integrazione europea, che vede numerosi Stati candidati a divenire membri Ue, il leader del partito Renaissance (ex La Republique En Marche!) ha affermato lunedì che l’Ue dovrebbe "forse" evolversi verso un’unione "a più velocità". Ha chiesto inoltre a Bruxelles di riformarsi se vuole integrare nuove nazioni, con la necessità di creare consenso visto che si va nella direzione di oltre 30 Paesi membri. "Il rischio è pensare di poter allargare senza riforme. Posso testimoniare che è già abbastanza difficile per l’Europa avanzare su temi delicati con 27 membri. Con 32 o 35 membri non sarà più facile", ha dichiarato dinanzi agli ambasciatori francesi riuniti a Parigi. I dettagli di questa Europa a "più velocità" non sono stati chiariti, ma il politico transalpino ha accennato alla necessità di una revisione delle procedure affinché il blocco incrementi e tenga viva "la sua attrattiva". Secondo quanto rivela il giornale Politico, diversi funzionari francesi sostengono che l'Eliseo sia già al lavoro su diverse proposte in tal senso, che includerebbero la creazione di gruppi informali di Paesi membri concentrati nel lavorare su specifiche questioni. Maggiori dettagli sulle proposte potrebbero emergere in vista del voto europeo fissato per giugno del prossimo anno. La questione riguarda in particolare i Paesi che hanno ottenuto lo status di candidati all'Ue. I più recenti sono Ucraina e Moldavia. Bruxelles è rimasta cauta, ma alcuni esperti chiedono di aprire i negoziati di adesioni entro dicembre, per accelerare le procedure. L'altro fronte interessato è quello dei Balcani, col Montenegro ritenuto da anni in pole position per l'adesione, mentre Albania, Bosnia e Erzegovina, Macedonia del Nord e Serbia rincorrono la meta, alternando determinazione a dubbi. Più distanti dal traguardo, per ragioni diverse, appaiono Kosovo e Turchia. L'ex presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker prima della fine del suo mandato aveva espresso fiducia per il completamento dell'adesione entro il 2025, ma i traguardi richiesti dai funzionari di Bruxelles in termini di riforme in materia di Stato di diritto, giustizia e diritti civili sembrano in molti casi lontani.

Divario economico

Al presidente francese ha risposto repentinamente il presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, dichiaratosi "pienamente d'accordo" con Macron sulla necessità di riformare il sistema europeo prima del prossimo allargamento. "Siamo onesti: a volte abbiamo sfruttato la mancanza di progressi dei futuri Stati membri per evitare di affrontare la nostra stessa preparazione. Dobbiamo ora considerare seriamente la capacità dell'Ue di assorbire nuovi membri", ha ammesso Michel al Forum strategico di Bled in Slovenia. A differenza di Macron, il politico belga è parso scettico rispetto al processo di adesione, indicando come possibile data dell'allargamento quella del 2030. "Integrare nuovi membri nella nostra Unione non sarà facile. Inciderà sulle nostre politiche, sui nostri programmi e sui loro bilanci", ha affermato Michel, aggiungendo: "Richiederà riforme politiche e coraggio politico. Il territorio e la demografia dell'Ue diventeranno più grandi".

Secondo il presidente del Consiglio europeo, che ha spostato la data dell'adesione al 2030, non seguirà immediatamente una "prosperità" europea: "Saranno necessari fondi significativi per aiutare i Paesi a recuperare il ritardo. Dobbiamo garantire che il bilancio dell'Ue apporti valore aggiunto europeo per tutti". Ad incidere è soprattutto l'aspetto economico, visto il profondo divario tra vecchi e nuovi Stati. "Il Pil dei futuri Stati membri rappresenta circa il 50-70% della più piccola economia dell'Ue", ha evidenziato Michel, proseguendo: "Ciò significa che saranno beneficiari netti. Mentre diversi attuali beneficiari netti diventeranno contribuenti netti. Dobbiamo quindi capire come gestire questa complessa transizione", ha chiarito.

Sacrificare l'unanimità

Rispetto alle critiche al criterio dell'unanimità, visto come un grave ostacolo ai processi decisionali, Michel dubita che il suo superamento sia la soluzione alle impasse e ai rallentamenti nei processi Ue. "Credo che abolire completamente l'unanimità significherebbe gettare via il bambino con l'acqua sporca", ha detto il funzionario, ribadendo che proprio l'unità è al centro della forza dell'Ue. Per difendere questo criterio, Michel ha citato il recente caso emerso nel corso del conflitto tra Mosca e Kiev. "Quando abbiamo deciso di attivare lo strumento per la pace per finanziare la consegna di armi all'Ucraina è stata utilizzata l'astensione costruttiva per non bloccare l'unanimità", ha affermato il politico belga, precisando che "ci sono diversi modi per adattare il voto a maggioranza qualificata, sia in termini numerici che come e quando applicarla". In attesa di capire il ritmo a cui intende procedere Bruxelles nel processo di allargamento, questa sarà una questione cruciale da affrontare. Innanzitutto tra i Ventisette e, in seconda battuta, tra coloro che riusciranno (un giorno) ad aderire al blocco.

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