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Venerdì, 19 Aprile 2024
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La futura leader Ue avverte Salvini: “No al muro anti-migranti con la Slovenia”

Von der Leyen, la prescelta (anche da Conte) alla successione di Juncker: “Mantenere le frontiere aperte”. E sul commissario alla Concorrenza potrebbe preferire la danese Vestager al candidato della Lega

Le speranze europee della politica tedesca Ursula von der Leyen sono appese al voto della settimana prossima, quando gli europarlamentari confermeranno o bocceranno la sua candidatura alla successione di Jean-Claude Juncker. Intanto, la prima presidente donna in pectore della Commissione europea continua i suoi colloqui coi gruppi politici dell’Europarlamento per convincere la maggioranza dei deputati a sostenerla. E nel corso della riunione con i liberal-democratici del gruppo Renew Europe, la tedesca ha preso degli impegni che potranno anche accontentare i partiti europeisti, ma che lasceranno di certo insoddisfatto il vicepremier Matteo Salvini.

No al muro

“Lo spirito dell'Unione europea è quello di mantenere le frontiere aperte”, ha detto la Von der Leyen scagliandosi contro l’idea del muro anti-clandestini tra Italia e Slovenia.  Un’idea, quella di Salvini e del governatore del Friuli Venezia Giulia, che non è piaciuta per niente alla cristiano-democratica tedesca scelta dai premier europei - compreso Giuseppe Conte - per guidare l’Europa. Rispondendo alla domanda di una europarlamentare sull'ipotesi di una "barriera fisica” al confine italo-sloveno, la candidata alla guida di palazzo Berlaymont ha chiarito di essere “fortemente a favore della libertà di movimento”. “Le barriere fisiche - ha sottolineato - non sono compatibili con l'area di Schengen e l'Unione europea”.

La Concorrenza? Non all'italia

Come se non bastasse la presa di posizione anti-muri, la ministra della Difesa tedesca che sogna gli Stati Uniti d’Europa ha dato un altro dispiacere al governo gialloverde. Mentre gli italiani ripongono ancora speranze nella poltrona di commissario alla Concorrenza, Von der Leyen ha già fatto sapere che preferisce dare continuità all'attuale esecutivo preferendo la danese Margrethe Vestager, che già ricopre l'incarico.  “Abbiamo bisogno di lei con più potere ed influenza per operare”, ha detto la tedesca, “nel campo in cui ha già operato in modo splendido”. Parole che lasciano poco spazio alle mire di Salvini, che contava di piazzare un esponente della Lega (si fa il nome di Giancarlo Giorgetti) su una delle poltrone più ambite in Ue. Tanto più che è da questo pulpito che passeranno dossier delicati per il nostro Paese come quello Alitalia. 

Le riserve italiane

È anche per queste ragioni che il neo ministro degli Affari Ue, l'ex braccio destro di Salvini al Parlamento europeo, Lorenzo Fontana, non ha ancora sciolto le riserve sull'eventuale ok della Lega alla candidata alla successione di Juncker: "Dobbiamo vedere se c'è la possibilità di non considerarci un Paese di serie B. Se qualcuno finalmente inizia a prendere in considerazione le nostre tematiche questo ci può permettere di lavorare in un determinato modo", ha spiegato. Anche i partner di governo del M5s non hanno sciolto le riserve, ma pare che nelle prossime ore von der Leyen dovrebbe incontrare la delegazione pentastellata all'Eurocamera per convincerli a darle la fiducia. D'altra parte, un voto contrario di entrambe le compagini della maggioranza a Roma significherebbe sconfessare il lavoro del premier Giuseppe Conte, che nelle trattative serrate sulle nomine Ue ha favorito la bocciattura del candidato socialista Frans Timmermans per poi dare via libera alla ministra tedesca.

Strada in salita per von der Leyen

Per von der Leyen, comunque, la corsa alla poltrona più importante della Commissione pare in salita a prescindere dai voti dei deputati gialloverdi. Il Pd, per esempio, ha annunciato in una nota che l'incontro con la candidata è stato "molto deludente" e come il resto del gruppo di appartenenza, i Socialisti e Democratici, prenderà una posizione definitiva solo lunedì prossimo, ossia alla vigilia del voto con cui la plenaria di Strasburgo dovrà dare o meno luce verde a von der Leyen. Anche i liberali, nonostante l'endorsement per la Vestager, fanno sapere che il loro voto di fiducia non è scontato. Lo stesso vale per i Verdi. E diversi malumori si segnalano anche tra i membri del partito della candidata, il Ppe. Che si tratti soltanto di mosse negoziali o che vi sia un chiaro rischio di bocciatura della prima donna nominata ufficialmente a capo del Berlaymont lo si vedrà la prossima settimana a Strasburgo.

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