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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Ue e Russia fanno pace sul gas, Trump li sanziona. Ecco perché

La strategia della Casa Bianca mira a dividere l’Europa per fermare le forniture di metano da Mosca. Il tutto a vantaggio delle trivelle a stelle e strisce

Un’interferenza nelle decisioni autonome prese in Europa”. Con queste parole il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas, ha definito le sanzioni imposte dal Congresso americano contro le imprese attive nel completamento del gasdotto Nord Stream 2 tra Russia e Germania, mostrando la forte irritazione di Berlino per l’ennesimo sgambetto ai danni della grande opera di approvvigionamento energetico. Ma anche un certo turbamento legato alla strategia divide et impera messa in campo da Donald Trump per mettere in crisi il fragile accordo concluso la settimana scorsa tra Ue, Russia e Ucraina per assicurare le forniture di metano tramite i gasdotti già esistenti, che attraversano il travagliato territorio dell’ex Unione Sovietica. Ma andiamo con ordine. 

La pace sul gas

Con i contratti di fornitura energetica in scadenza, la nuova Commissione europea, a soli venti giorni dall’insediamento, è riuscita a concludere un nuovo accordo con Russia e Ucraina volto ad “assicurare il transito ininterrotto di gas russo verso l'Europa per un periodo di 15 anni”, ha dichiarato Maros Sefcovic. Il vicepresidente della Commissione, in un editoriale pubblicato dal sito Euractiv, ha sottolineato che l’accordo che permette agli europei di avere gas a prezzi competitivi dalla Russia, consente anche di “resettare le relazioni fra Russia e Ucraina in senso più ampio”. Il riferimento è alle tensioni ancora esistenti sui territori contesi, Crimea in primis, in seguito al conflitto iniziato nel 2014. 

Le preoccupazioni di Washington

La fornitura massiccia di gas dalla Russia verso l’Ue è fumo negli occhi per le imprese americane, che hanno puntato massicciamente sullo shale gas - metano estratto dai giacimenti sul suolo Usa - i cui prezzi sono fuori mercato se paragonati all’energia made in Russia. Un motivo in più per il presidente Trump per mettere in piedi una vera e propria guerra fredda energetica volta da una parte a vendere shale gas ai Paesi più atlantisti dell’Ue, cioè Polonia e Repubbliche baltiche, e dall’altra a bloccare l’opera che viene vista come una minaccia alla supremazia americana: il Nord Stream 2

Si tratta del raddoppio del già operativo Nord Stream, costituito da enormi tubi poggiati nelle profondità del Mar Baltico, capaci di bypassare i Paesi dell’Est Europa, a partire dall’Ucraina, e i problemi geopolitici ad essi legati. Un rubinetto sempre aperto di gas russo al quale corrisponde un fiume di soldi e relazioni economiche tra Mosca e le capitali europee. Ma quello che per gli europei è un naturale rapporto di vicinato con un partner strategico, per gli americani è un inaccettabile affronto non compatibile con l’alleanza militare atlantica. 

Le sanzioni

Nei vertici degli ultimi anni tra la cancelliera Angela Merkel e Trump, quest’ultimo non ha mai fatto mistero di essere ostile all’opera. Si tratta anche di uno dei pochi temi che unisce l’intera politica americana. Da qui l’ok bipartisan del Congresso americano alle sanzioni che hanno avuto l’effetto immediato di far rinunciare a maxi-appalti le importanti imprese aggiudicatrici, come il gruppo svizzero-olandese Allseas, che ha sospeso le sue attività di posa dei tubi di Nord Stream 2. 

Le reazioni

“Uno Stato con un debito da 22mila miliardi di dollari impedisce a Paesi solvibili di sviluppare un settore reale della loro economia”, è stata la reazione stizzita di Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. La Zacharova ha poi aggiunto: “Tra un po’ esigeranno che si smetta di respirare. E molti obbediranno”.

La stampa americana contro Trump

La Russia ha fatto comunque sapere che l’opera verrà portata a termine, con o senza il benestare della Casa Bianca. Il completamento del Nord Stream 2 è dato per certo anche dalla stampa americana, che critica Trump per l’azione “tardiva” contro il gasdotto. Il giornalista Dave Keating, corrispondente da Bruxelles per Forbes, scrive che “già l'anno scorso era chiaro che il completamento del gasdotto sarebbe stato inarrestabile a meno che gli Stati Uniti non avessero preso provvedimenti immediati, cosa che non è stata fatta”. “La società che costruisce Nord Stream 2 - prosegue Keating - afferma che l’opera è finita all'83%, con 2.042 chilometri già posati sul fondo del Mar Baltico”. Il Nord Stream 2 “dovrebbe iniziare a pompare gas a metà del prossimo anno” e l’interferenza americana “ha provocato un inutile contraccolpo alla causa di coloro che sono contro la conduttura in Europa - un’improbabile alleanza di ambientalisti, atlantisti e nazionalisti dell'Europa orientale”.

“Sebbene l'impatto economico delle sanzioni possa essere minimo - si legge nell’analisi di Forbes - le implicazioni politiche potrebbero essere gravi”. “La mossa ha causato un'ulteriore spaccatura tra l'Ue e gli Stati Uniti, in un momento in cui la fiducia europea nel Governo americano è già a un livello minimo senza precedenti”, conclude Keating. 

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