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Giovedì, 28 Marzo 2024
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"L'Ue cede alla Cina e ritira le accuse di fake news", dagli Usa sospetti su Bruxelles

Secondo le rilevazioni del New York Times, il Servizio di azione esterna avrebbe eliminato da un report sulla disinformazione dei Paesi terzi ai danni dell'Unione europea il riferimento a Pechino, che invere era contenuto in una prima bozza del documento. La Commissione: "Nessuna interferenza"

“Non c’è stato alcun cambiamento e non ci sono state diverse versioni”. Così Peter Stano, portavoce della Commissione europea per gli affari esteri, questa mattina ha smentito categoricamente le presunte interferenze cinesi in merito alle modifiche al report sulla disinformazione pubblicato dall’esecutivo comunitario. Una reazione che arriva in seguito alle polemiche che hanno chiamato in causa direttamente il Servizio di azione esterna (Seae) dell’Ue, guidato dall'Alto rappresentante Josep Borrell. I dubbi sull’interferenza di Pechino sono venuti a galla dopo un articolo del New York Times, secondo il quale l'Ue aveva ceduto alle pressioni cinesi e ammorbidito il report sulla disinformazione. 

Le due differenti versioni 

La bozza del documento, pubblicata sulla testata americana, conteneva in effetti delle accuse dirette a Pechino, poi rimosse nella versione definitiva del testo. Il portavoce dell’esecutivo comunitario spiega il diverso linguaggio tra bozze e versione finale con “l’organizzazione interna” delle istituzioni e “le diverse procedure editoriali”. “Non c’è stata alcuna interferenza esterna”, assicura Stano, che poi non risponde alle domande sulle richieste di modifica al testo da parte degli Stati membri ritenendo tali comunicazioni di carattere riservato. Argomentazioni che non sono servite a placare la polemica.

Le accuse alla Commissione

“Siamo infuriati per le indiscrezioni secondo cui il Servizio europeo per l'azione esterna si sarebbe piegato alle pressioni cinesi, modificando le conclusioni”, accusa l'eurodeputata Sandra Kalniete, vicepresidente del Partito popolare europeo e responsabile per gli Affari esteri. Il Ppe ha quindi invitato Josep Borrell “a spiegare in modo completo e senza indugi ciò che è accaduto al rapporto” ufficiale sulla disinformazione. “La grande battaglia della disinformazione - aggiunge l’eurodeputata - è in corso da anni e si è intensificata durante la pandemia di Covid-19, durante la quale l'unità europea sarà decisiva per la futura esistenza dell’Ue”. “Sia la Russia che la Cina - sottolinea Kalniete - hanno strategie di propaganda ben sviluppate e onnicomprensive per indebolire l'Ue nel suo insieme, i singoli Stati membri al loro interno e per screditare le organizzazioni internazionali come la Nato”. 

Il ruolo dell'Unione nella lotta alle fake news

“Siamo coscienti di queste campagne di disinformazione e il gruppo Ppe ha più volte invitato il Seae a prepararsi in tal senso. Sarebbe quindi del tutto inaccettabile - conclude l'eurodeputata - se il Seae, incaricato di fornire all'opinione pubblica dell'Ue informazioni complete, imparziali e per difendere l'Europa in questa campagna di disinformazione, si fosse dimostrato pronto a fare marcia indietro sulle sue scoperte e a cadere vittima della propaganda straniera”.

La risposta di Pechino

Da parte sua, la Cina nega le accuse di essere fonte di disinformazione sul coronavirus, sostenendo anzi di essere "vittima della disinformazione e non promotrice". Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang. "La Cina si oppone alla creazione e alla diffusione di disinformazione da parte di qualsiasi persona e organizzazione", ha aggiunto Geng.

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