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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Basta trattative segrete sulle leggi Ue", Strasburgo col professore di Napoli che ha sconfitto la burocrazia europea

Gli eurodeputati bocciano un testo che chiedeva di fare ricorso contro una sentenza della Corte che aveva imposto maggiore trasparenza nei negoziati tra Parlamento e Consiglio

Le trattative tra Parlamento e Consiglio dell'Unione europea devono essere più trasparenti. Per questo l'Assemblea comunitaria ha deciso di non fare ricorso contro la sentenza della Corte di Giustizia Ue che a marzo aveva stabilito che tutti i documenti dei triloghi, le trattative appunto tra i deputati e i rappresentanti dei governi con la mediazione della Commissione europea, devono essere pubblici.

Popolari e liberali contro

I popolari, con l'appoggio dei liberali, avevano preparato un testo per fare ricorso contro questa decisione del tribunale di Lussemburgo, ma il testo è stato bocciato nella commissione Affari giuridici dell'Aula. “Siamo lieti che la commissione giuridica del Parlamento abbia votato per non appellarsi contro la sentenza della Corte di giustizia. In questo modo, inviamo un messaggio positivo ai cittadini europei: il modo in cui l’Ue prende le decisioni è trasparente. Per noi è ovvio che i cittadini abbiano il diritto di sapere come vengono fatte le leggi che li riguardano”, ha affermato a nome del gruppo socialista Tiemo Woelken, secondo cui “ora dobbiamo utilizzare la decisione della Corte di giustizia come base per rendere il più trasparente possibile il funzionamento dell’Ue”, e questo “ci aiuterà anche a evidenziare l'ipocrisia dei governi nazionali, che spesso dicono una cosa in pubblico e poi fanno il contrario quando prendono una decisione a porte chiuse”.

La battaglia del professore di Napoli

Questa sentenza della Corte nasce da un ricorso portato avanti da un professore napoletano, Emilio De Capitani, direttore esecutivo del Fundamental Rights European Experts Group, docente a contratto all’Università l'Orientale di Napoli e alla Scuola Superiore S.Anna in Pisa, che nel 2015 ha chiesto che l’accesso ai documenti contenenti informazioni riguardo alle posizioni delle istituzioni sulle procedure di codecisione in corso fossero resi tutti pubblici, compresi i testi di compromesso che al momento sono segreti. Il tribunale nel marzo scorso gli ha dato ragione affermando che “nessuna presunzione generale di non divulgazione può essere ammessa con riferimento alla natura della procedura legislativa, sottolineando che i principi di pubblicità e di trasparenza sono inerenti alle procedure legislative dell’Unione”.

“Il gruppo socialista sarà sempre dalla parte di una maggiore apertura e trasparenza”, ha garantito Woelken attaccando popolari e liberali affermando che “è vergognoso che presunti gruppi pro-Ue come Ppe e Alde abbiano votato a favore di un processo decisionale a porte chiuse”.

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