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Sabato, 20 Aprile 2024
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Trattati commerciali Ue, chi ci guadagna?

Gli accordi sugli scambi coi Paesi terzi sostengono oltre 36 milioni di posti di lavoro. La Commissione annuncia: “Surplus di 84,6 miliardi con i partner”, in controtendenza con gli altri Stati. Boom dei prodotti farmaceutici in Canada, seguiti da industria e agroalimentare

Raggiunge quota 72 il numero dei Paesi nel mondo “coperti” dagli accordi commerciali con l’Unione europea, che negli ultimi anni ha scommesso con decisione sulla promozione degli scambi di beni e servizi senza dazi doganali. Una strategia che ha portato all’Ue un surplus commerciale di di 84,6 miliardi di euro con i Paesi terzi che hanno sottoscritto accordi con Bruxelles, rispetto a un deficit complessivo con il resto del mondo di 24,6 miliardi. La presentazione del rapporto annuale sulla realizzazione degli accordi di libero scambio diventa quindi occasione per la Commissione europea di “esporre questi dati al grande pubblico” con la speranza di “rilanciare una discussione più ampia su come garantire che gli accordi commerciali vadano a beneficio del maggior numero possibile di cittadini”, sostiene la commissaria uscente al Commercio, Cecilia Malmstrom. Pende infatti il giudizio di Governi e Parlamenti nazionali su vari accordi conclusi a Bruxelles, a partire dal Ceta con il Canada, e criticati da associazioni di categoria e cittadini, che temono invasioni di merci e servizi sottocosto. 

Il "peso" delle esportazioni

La rete commerciale messa su dalle istituzioni europee con i Paesi terzi riguarda comunque solo il 31% degli scambi di beni e servizi con gli Stati extra-Ue. Anche se la Commissione prevede di aumentare tale percentuale “al 40% nei prossimi anni con l’entrata in vigore di nuovi accordi”, è bene ricordare che la gran parte degli scambi avviene a prescindere dai trattati conclusi da Bruxelles. “Il commercio rappresenta il 35% del prodotto interno lordo dell’Ue”, sottolinea la Commissione, rivendicando il valore strategico delle esportazioni fuori dall’Unione, “che sostengono 36 milioni di posti di lavoro” nei 28 Paesi. 

Settori in crescita 

Tra i settori maggiormente in crescita nel 2018 c’è quello agroalimentare “con un aumento generale del 2,2% rispetto all’anno precedente” con punte di +4,8% con la Corea del Sud, e +11% con Georgia, Moldavia e Ucraina. Bene anche l’industria con un tondo +2%, trainato dalla crescita di esportazioni del settore della chimica (+2,5%), dei prodotti minerali (+6%) e della metallurgia (+4,4%). 

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I vantaggi del Ceta per l'industria farmaceutica e chimica 

Convitato di pietra alla presentazione del rapporto è il giudizio dei 28 Paesi sul Ceta, il trattato di libero scambio con il Canada, provvisoriamente in vigore, ma in attesa della ratifica definitiva. “Le esportazioni di prodotti europei verso il Canada sono cresciute del 15%, con un ricavi extra di 36 miliardi di euro”. I settori maggiormente in crescita nel 2018 sono quelli che in precedenza erano soggetti ai dazi doganali più alti: industria farmaceutica (+29%), macchinari (+16%) e prodotti chimici organici (+77%). “Le esportazioni agroalimentari dell'Ue in Canada, pari al 9% delle esportazioni totali Ue, sono aumentate del 7%”, si legge nel comunicato di presentazione del rapporto. “Le nostre esportazioni di alimenti e bevande, in particolare, sono avvantaggiate dalle tariffe più basse e dalla protezione legale all'estero dei prodotti artigianali dell’Ue come lo Champagne e il Feta”, rivendica la Malmstrom. 

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L'oro italiano che piace ai canadesi

Il rapporto sulle esportazioni nel 2018 cita anche diverse storie di successo, come quella della gioielleria Stella Milano 1952, che ha visto le sue esportazioni verso il Canada impennarsi del 30% con l’entrata in vigore del Ceta, che ha abbattuto i dazi doganali prima fissati all'8,5%. “Con sempre più importatori che ci contattano dal Canada - dichiara Dimitri Stella, amministratore delegato dell’oreficeria - non vediamo l'ora di crescere ancora di più”.

Diritti dei lavoratori

Il rapporto, sostiene la commissaria Malmstrom, “dà prova che la nostra attenzione al commercio e allo sviluppo sostenibile stia dando i suoi frutti”. Si evidenziano soprattutto i risultati “per quanto riguarda i diritti dei lavoratori”, come la ratifica da parte di Messico e Vietnam della Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro sul diritto di organizzazione e di negoziazione collettiva. Entrata in vigore in Italia nel 1958, la Convenzione verrà adottata tra un mese e mezzo in Messico e nel luglio 2020 in Vietnam. 

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