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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Tassa su Facebook e Google, ecco perché piace all’Italia ma non ai 'paradisi fiscali' Ue

Trump minaccia dazi contro gli Stati europei che vogliono introdurre l'imposta extra per i giganti del web. Roma, Parigi e Bruxelles vogliono andare avanti sulla proposta, ma a frenare sono i piccoli Paesi che hanno un vantaggio rilevante grazie allo status quo

La minaccia di dazi contro l’Ue da parte di Donald Trump, da applicare in risposta ai progetti di tassazione sulle grandi imprese digitali, ha avuto l’effetto di dividere i Governi Ue rispetto a un argomento che, salvo alcune eccezioni, aveva trovato unità d’intenti tra le principali capitali del continente. Unità che appare oggi essersi sgretolata di fronte all'avvertimento della Casa Bianca sull'imposizione - in caso di approvazione di una web tax Ue - di dazi sulle auto europee, che ha fatto subito vacillare la posizione di Berlino, spaventata dalle ripercussioni sull’industria tedesca. Bastian contrari di sempre in materia di tasse sulle imprese digitali sono invece i cosiddetti paradisi fiscali dell’Ue, ovvero quei Paesi che applicano aliquote molto basse alle multinazionali, tra le quali ci sono anche Google e Facebook, che scelgono tali Paesi per i loro uffici sussiadiari in Europa.  

Le ragioni dei 'paradisi' e lo studio della Commissione 

Tra i paradisi fiscali ci sono infatti l’Irlanda, il Lussemburgo e i Paesi Bassi, tra gli Stati Ue che ci rimetterebbero di più dall’eventuale introduzione della tassazione differenziata sulle imprese digitali su scala europea. È quanto emergerebbe da uno studio interno alla Commissione europea - il cui contenuto è riportato in un articolo del quotidiano belga Le Soir - che avrebbe eseguito delle previsioni prendendo in esame 15 opzioni di imposizione fiscale differenziata per le imprese digitali. Lo scenario sfavorevole per le entrate irlandesi, lussemburghesi e olandesi rappresenta un’ulteriore conferma dei motivi dell’opposizione dei tre Governi nei negoziati in corso per concordare una posizione comune europea in materia di web tax da presentare al tavolo Ocse, al quale si discuterà (la prossima settimana) il tema della tassazione delle imprese digitali. 

L'imposta che piace a Roma

Discorso diametralmente opposto per l’Italia che beneficerebbe invece di un gettito extra pari almeno a 700 milioni di euro, secondo le stime del Governo sulla base della proposta di web tax approvata dal Parlamento, che entrerà in vigore solo nel 2021. I calcoli ufficiali, per quanto provenienti da uffici tecnici, potrebbero però essere rivisti alla luce della cifre che circolano a Bruxelles

I vantaggi per il Belgio

Lo studio interno alla Commissione europea - i cui contenuti integrali non sono mai stati pubblicati - opera infatti una previsione di gettito extra che arriverebbe nelle casse del solo fisco belga: da un minimo di 210 milioni a un massimo di un miliardo di euro. Nonostante il fatto che non si conoscano le cifre riferite all’Italia, è presumibile che il Belpaese - prendendo in esame la previsione più generosa per il fisco belga - possa beneficiare di un gettito extra sicuramente superiore al miliardo di euro.

La lettera del Parlamento

Al netto della divisione tra Governi Ue, le istituzioni di Bruxelles sembrano più vicine alla posizione italiana, condivisa dalla Francia, circa la necessità di arrivare a un quadro comune internazionale di tassazione delle grandi imprese digitali. “Vi è un ampio sostegno, nella società e in politica, per aiutare le classi meno privilegiate e smettere di lasciare che alcuni si allontanino dai doveri civili - come il pagamento delle tasse - che dovremmo affrontare collettivamente”. Così una lettera inviata al Congresso statunitense (alle competenti commissioni del Senato e della Camera dei rappresentanti) su iniziativa della presidente della commissione Problemi economici e monetari del Parlamento europeo Irene Tinagli (Pd). Il documento indirizzato a Washington auspica “un sistema equo in cui tutti, ricchi e poveri, pagano la loro giusta quota”.

Stop alle zone grigie 

“Dal cuore del Michigan alla periferia di Milano - prosegue la lettera - in molti richiedono un'economia e una società più eque”. “Per affrontare queste sfide - concludono gli eurodeputati - dobbiamo porre fine alle pratiche fiscali di molti grandi multinazionali, che troppo spesso trovano nella legge zone grigie grazie alle quali riescono a pagare meno tasse di quanto dovrebbero”.

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