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Giovedì, 28 Marzo 2024
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La Spagna va verso la Grande coalizione, l'ultradestra di Vox mira a diventare il terzo partito

Cinque uomini, tutti quarantenni. E' questo l'identikit dei candidati premier che si confronteranno per le seconde elezioni nazionali nel giro di un anno. Stando ai sondaggi, l'unica maggioranza possibile è tra socialisti e popolari

Gli spagnoli torneranno a votare per scegliere il nuovo governo per la seconda volta nel giro di un anno, dopo il fallito tentativo di mettere insieme il centrosinistra. Ma stando ai sondaggi, il rischio è che dopo le urne il Paese ricada in un periodo di instabilità politica, tra l'avanzata dell'ultradestra di Vox e le tensioni con i separatisti catalani. A meno che l'attuale primo ministro, il socialista Pedro Sanchez, non accetti di dar vita a una grande coalizione con i popolari di centrodestra sul modello della GroKo tedesca.

E' questo lo scenario più probabile, secondo gli analisti. Del resto, anche lo stesso Sanchez ha fatto intendere che, dopo aver cercato invano un"unità a sinistra, adesso il principale obiettivo deve essere un governo "forte" e "stabile", anche per scacciare i fantasmi del franchismo, ossia dei nazionalisti di Vox, che secondo i sondaggi potrebbero diventare la terza forza in Spagna, attestandosi intorno al 14% e conquistando ben 42 seggi. 

Stando a una proiezione del quotidiano El Pais, i socialisti dovrebbero confermarsi primo partito, con 116 seggi alla Camera, in leggera flessione rispetto alla precedente consultazione di aprile. Il Partito popolare, invece, è dato in forte crescita, e dovrebbe ottenere 94 seggi contro i 66 di aprile. Queste due formazioni, insieme, riuscirebbero a garantire una maggioranza solida al Parlamento, dove i seggi sono 350.

Nessuno dei due partiti storici di Spagna, del resto, ha la possibilità di aggregare altri alleati nei rispetti campi politici. A sinistra, Podemos è dato in calo (12%). Ancora peggio i liberali di centrodestra di Ciudadanos, per i quali si prevede un 9% di preferenze, contro il 16% di aprile. 

Oggi come allora, a guidare le principali forze politiche saranno gli stessi 5 uomini, tutti 40enni. Cosa che ha sollevato non poche perplessità in Spagna, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione delle donne alla vita politica. Ecco chi sono i 5 sfidanti.

Pedro Sanchez 

Sanchez, 47 anni, leader del partito socialista (Psoe), è nato a Madrid il 29 febbraio 1972, in una famiglia benestante con papà imprenditore e mamma funzionaria pubblica. E' un economista con studi universitari a Madrid e Bruxelles. Alto 1,90, una passione per il basket, è entrato in politica come consigliere comunale a Madrid. Nel 2014 ha vinto a sorpresa le primarie del Psoe, ma poi è stato costretto a lasciare nel gennaio 2016 su pressione della vecchia guardia. Nel giugno 2017 ha però vinto nuovamente le primarie. Esattamente un anno dopo è diventato primo ministro, dopo essere riuscito a far cadere l'esecutivo del conservatore Mariano Rajoy con un voto di sfiducia.

Alla testa di un governo di minoranza, Sanchez ha avuto un margine di manovra limitato in dieci mesi di governo ma ha guadagnato in termini di statura politica e popolarità. Alle elezioni di aprile, provocate dalla caduta del suo esecutivo, il Psoe è arrivato primo distanziando tutte le altre formazioni politiche. Ma i socialisti non hanno raggiunto la maggioranza assoluta e Sanchez non è riuscito a trovare un accordo con altri partiti per formare un governo di coalizione o di minoranza. Ora chiede i numeri per governare da solo, ma anche se il Psoe è in testa ai sondaggi rischia di trovarsi nella stessa situazione di prima. Sanchez ha nel frattempo rispettato la promessa di spostare le spoglie di Francisco Franco dal mausoleo che il defunto dittatore si era fatto costruire, ma questo successo non è riuscito a compensare gli effetti negativi della ripresa della crisi catalana. Nella vita privata, Sanchez è sposato e padre di due figlie.

Pablo Casado

Casado, 38 anni, è il leader del Partito popolare (Pp) dal luglio 2018. Allora vice presidente della comunicazione del Pp, ha sconfitto alle primarie la ex numero due del governo Soraya Saenz de Santamaria, presentandosi come l'uomo del cambiamento, ma anche come l'unico candidato in grado di unire il partito diviso in correnti dopo l'uscita di scena del'ex premier Mariano Rajoy. Il suo obiettivo è rilanciare il partito che ha governato a lungo la Spagna, ma è stato minato da scandali di corruzione. Al voto di aprile, suo primo importante banco di prova, Casado si era presentato con a linea politica fortemente sbilanciata a destra per tentare di frenare la concorrenza di Vox. Ma la sua scelta ha portato ad un misero 16,7%. Ora i sondaggi lo vedono in crescita al 21%. Nato a Palencia, in Castiglia e Leon, il 1 febbraio 1981, Casado proviene da una famiglia di medici proprietari di una clinica oculistica. Sposato con due figli, è laureato in giurisprudenza.

Santiago Abascal

Abascal, 43 anni, è il leader di Vox, partito da lui fondato nel 2014 dopo aver lasciato il Pp, accusato di essere troppo timido coi separatisti catalani. E' nato il 14 aprile 1976 a Bilbao in una famiglia di tradizione politica di destra. Suo nonno è stato sindaco franchista nel paesino di Amurrio, suo padre leader del partito Alianza popular nei paesi baschi. Lo stesso Santiago diventò a 23 anni consigliere comunale per quello che ormai era diventato il Partito popolare nella cittadina basca di LLodio. Minacciato e aggredito, in quegli anni di terrorismo basco girava armato di una Smith e Wesson e veniva protetto da una scorta. Alla testa di Vox, Abascal ha riscosso il suo primo importante successo nel dicembre 2018 alle elezioni regionali in Andalusia dove ha ottenuto 12 seggi su 109. Alle elezioni politiche di aprile ha ottenuto 24 seggi, un risultato inferiore alle aspettative, diventando il primo partito di ultradestra a sedersi nel Parlamento della Spagna post franchista. Ora i sondaggi danno Vox in forte crescita, con le prospettiva di diventare terzo partito del paese. Divorziato da una prima moglie da cui ha avuto due figli, Abascal ora convive con la blogger e influencer Lidia Bedman, madre di altri due suoi figli.

Pablo Iglesias

Iglesias, 41 anni, è il leader di Podemos, partito anti sistema della sinistra radicale sorto nel 2014 sull'onda del movimento degli Indignados. Nato il 17 ottobre 1978 nel quartiere popolare di Vallecas a Madrid, figlio di un ispettore del lavoro e di un'avvocatessa del sindacato, Iglesias ha fatto parte del movimento giovanile comunista spagnolo e di quello no global. Deputato, laureato in Legge e Scienze Politiche (con un Erasmus a Bologna), è professore di Scienze Politiche all'università Complutense di Madrid. Il suo partito aspirava un tempo a scalzare i socialisti come avvenne in Grecia con Syriza. Ora rischia però di perdere consensi dopo che i veti reciproci hanno impedito formazione di un'alleanza di governo con il Psoe. E alla sua sinistra è nata un'altra formazione, Mas Pais, guidata dal suo ex compagno di partito e rivale interno, Inigo Errejon. Sposato con la compagna di partito Irene Montero, Iglesias è padre di due gemelli.

Albert Rivera

Rivera, 39 anni, avvocato con un passato nel nuoto agonistico, telegenico e abile oratore, è nato a Barcellona il 15 novembre 1979 in una famiglia operaia. E' diventato quasi per caso leader di Ciudadanos, movimento di cittadini sorto nel 2006 per contrastare il separatismo catalano. Partito anti casta, ma non anti sistema, di ispirazione liberale, Ciudadanos si è presentato inizialmente come una forza di centro sinistra, ma si è poi spostato verso destra. Alle scorse elezioni il suo partito è arrivato terzo con il 15,8%, appena un punto sotto il Partito popolare di cui era un temibile concorrente. Ma il suo spostamento a destra gli ha alienato gli elettori più moderati, senza riuscire a contrastare l'ascesa di Vox. Ora i sondaggi prevedono un crollo, con solo il 9% dei voti e uno scivolamento al quinto posto fra i principali partiti. Deputato al parlamento di Madrid, Rivera è separato e padre di una figlia. 

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