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Domenica, 28 Aprile 2024
La vittoria / Spagna

Socialisti più vicini al governo in Spagna, primo accordo con gli indipendentisti

Eletta presidente della Camera la candidata del Psoe, grazie all'appoggio dei catalani di Puigdemont che saranno l'ago della bilancia per la formazione dell'esecutivo. Il premier Sanchez sta trattando un'intesta

Aumentano le speranze per Pedro Sanchez di riuscire a tornare al governo in Spagna con un governo a trazione socialista e con l'appoggio della sinistra radicale e degli indipendentisti. Oggi la socialista Francina Armengol, di 52 anni, è stata eletta presidente della Camera del parlamento spagnolo, ottenendo 178 voti, due più della maggioranza assoluta. A votarla sono stati anche il partito di sinistra Sumar, di cui fa parte Podemos, e diverse formazioni regionali e indipendentiste, fra cui i catalani di Junts, il cui voto è stato in forse fino all'ultimo.

La vittoria, nel giorno in cui si insedia il nuovo parlamento, è particolarmente significativo dopo che le elezioni anticipate del 23 luglio non hanno determinato una chiara maggioranza. Il Partito Popolare di Alberto Feijoo è arrivato in testa conquistando il mese scorso 137 seggi, ma non ha la maggioranza neanche con l'appoggio del partito di estrema destra Vox, che ha 33 seggi. La candidata di Feijoo alla presidenza della Camera, Cuca Gamarra, è arrivata seconda, ottenendo l'appoggio solo di altri due deputati di partiti regionali. Vox ha votato separatamente un proprio candidato, non avendo trovato un accordo col Pp. Il successo di Armengol, è arrivato all'ultimo momento grazie a un'intesa con i separatisti catalani di Junts per Catalunya, di Carles Puigdemont, il leader catalano che vive in esilio in Belgio per sfuggire all'arresto, e che si è trovato a diventare l'ago della bilancia della politica spagnola.

La Spagna sotto scacco di un politico in esilio

Puigdemont ha detto che il prezzo per il sostegno del suo partito a un governo Sanchez è un'amnistia per tutti coloro che sono stati coinvolti nel referendum incostituzionale sull'indipendenza catalana del 2017, nonché il consenso di Madrid a tenere un nuovo voto di autodeterminazione. Puigdemont, che è oggetto di un mandato di arresto proprio per quel referendum, da lui organizzato quando era presidente della Catalogna, fa la voce grossa ma sa anche che non può tirare troppo la corda. Se la coalizione fallisce, la destra potrebbe vincere nuove elezioni, preannunciando tempi più duri per Puigdemont, che rischia ancora la possibile estradizione dal Belgio e l'incriminazione per aver organizzato il referendum del 2017 e la fallita dichiarazione di indipendenza. I popolari e l'estrema destra Vox, a differenza dei socialisti, hanno giurato di non scendere a compromessi con i separatisti e hanno criticato Sánchez per aver concesso l'indulto agli alleati di Puigdemont già condannati.

"Per Junts per Catalunya, l'accordo per formare la presidenza del Congresso non riguardava posizioni al Congresso o presidenti di commissione", e "né potrebbe essere in alcun modo legato all'investitura" del governo, ha scritto su X, il social un tempo conosciuto come Twitter, lo stesso Puigdemont. "Non ci faremo muovere da promesse o volontà politiche senza garanzie di rispetto da parte di coloro che non ispirano alcuna fiducia in noi. Non so se questa distanza verrà accorciata o meno. Ma se arriveranno accordi futuri, sarà perché avranno incorporato in modo verificabile la loro conformità", ha aggiunto. Il leader di Junts ha sottolineato comunque che una delle richieste avanzate dalla componente catalana a Madrid sarebbe stata accolta: la Spagna, "che attualmente presiede il Consiglio dell'Ue, ha chiesto a questa istituzione di aggiungere il catalano, il basco e il galiziano all'elenco delle lingue ufficiali. È un dato di fatto, non una promessa", ha concluso.

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