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Sabato, 27 Aprile 2024
Il summit / Germania

Da Macron e Scholz armi a lunga gittata a Kiev, ma la Russia produce il triplo delle munizioni di Usa e Ue

I leader di Francia e Germania hanno concordato di aumentare l'invio di proiettili all'Ucraina senza affidarsi più soltanto alla produzione interna all'Ue. L'industria europea infatti non riesce a reggere il ritmo di produzione da economia di guerra

Il vertice tra i leader di Germania, Francia e Polonia (il cosiddetto formato Weimar) avrebbe dovuto appianare le divergenza sull'Ucraina tra Berlino e Parigi. Come diplomazia vuole, al termine dell'incontro nella capitale tedesca tra il cancelliere Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, con il premier polacco Donald Tusk a fare da paciere, le dichiarazioni erano tutte improntate a ribadire l'unità europea dinanzi alla situazione ucraina. Vera o meno che sia tale unità, per Kiev è giunta comunque una buona notizia: la promessa dell'Ue di consegnare 1 milione di munizioni all'esercito ucraino in tempi relativamente brevi potrebbe finalmente essere mantenuta.  

Scholz e Macron hanno infatti concordato di acquistare proiettili per l'Ucraina sul mercato globale, e non affidarsi più soltanto alla produzione interna all'Ue. L'anno scorso Bruxelles aveva lanciato un piano di acquisto congiunto di munizioni da 2 miliardi di euro, l'Asap, che avrebbe dovuto portare a Kiev un milione di proiettili entro marzo 2024. La Francia ha chiesto e ottenuto che tale maxi appalto riguardasse solo le imprese dell'Ue. Ma la deadline è stata ampiamente mancata: finora all'esercito ucraino sono arrivate meno della metà delle munizioni promesse. 

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Dietro questo fallimento, c'è la difficoltà dell'industria europea di reggere un ritmo di produzione da economia di guerra. Come messo in luce di recente dall'emittente statunitense Cnn, la Russia produce "circa 250.000 munizioni di artiglieria al mese, ovvero circa 3 milioni all'anno, secondo le stime dell'intelligence della Nato". Stati Uniti e Europa insieme non superano gli 1,2 milioni. 

Washington ha promesso che raddoppierà la sua produzione di munizioni entro la fine del 2025, e lo stesso obiettivo è stato annunciato dal commissario Ue all'Industria, il francese Thierry Breton. Ma i calcoli di Bruxelles si sono scontrati con la realtà: Kiev ha bisogno urgente di proiettili per reggere alla potenza di fuoco di Mosca, e l'Europa da sola non è ancora in grado di produrne abbastanza. 

E così Macron si è arreso all'evidenza e ha tolto il veto sull'uso di fondi europei per comprare munizioni da Paesi terzi (Usa in testa). Sul piatto c'è già un piano, redatto dalla Repubblica ceca, che prevede l'acquisto di 800mila munizioni sul mercato internazionale, di cui 300mila già pronti per essere spediti in Ucraina. 

Il cancelliere tedesco ha anche annunciato che una nuova coalizione di Paesi si unirà per sostenere l'Ucraina con capacità di artiglieria a lungo raggio. Inoltre, anche Scholz ha fatto un passo in avanti promettendo che saranno utilizzati i profitti derivanti dagli interessi sugli asset russi congelati in Europa per finanziare l'acquisto di armi per l'Kiev, cosa su cui Berlino era stata finora scettica. 

Macron e Scholz, dunque, potrebbero aver ritrovato il dialogo dopo le incomprensioni (per usare un eufemismo) dei giorni scorsi, quando il presidente francese aveva aperto alla possibilità di inviare truppe della Nato in Ucraina per combattere la Russia, mentre Scholz (con una chiara tirata d'orecchie a Parigi) aveva insistito di non volere fornire a Kiev i missili Taurus rivendicando che la Germania è il Paese che contribuisce con maggiore impegno alle spese militari di Kiev. "Oggi più che mai la nostra unità fa la nostra forza e soprattutto i nostri tre Stati hanno una responsabilità particolare", ha enfatizzato il cancelliere alla fine della riunione.

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