rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Elezioni d'oltremare / Francia

Un pezzo d'Europa rischia di finire nelle mani della Cina

Vittoria degli indipendentisti nella Polinesia francese. Parigi e Bruxelles temono le mire di Pechino su quest'area strategica per gli equilibri del Pacifico

La Francia e l'Europa rischiano di perdere un'area grande quanto il Molise, tra terre emerse e mare. E quel che è peggio è che questa zona, considerata strategica negli equilibri sempre più incerti del Pacifico, potrebbe finire sotto la sfera d'influenza della Cina. È il timore che comincia a circolare a Parigi dopo che nella Polinesia francese, una delle terre d'oltremare nel mondo che fanno capo all'Eliseo, le elezioni hanno visto la netta affermazione dei separatisti. Una vittoria che apre la strada a un possibile referendum sull'autodeterminazione. Con il sostegno a distanza di Pechino.

Per ora, il trionfatore alle urne, il partito indipendentista Tavini guidato dall'ex premier Oscar Temaru, lancia segnali di distensione, dopo una campagna elettorale incentrata sulla promessa di un referendum per staccarsi definitivamente da Parigi: "Non saremo indipendenti domani o la prossima settimana", ha assicurato Moetai Brotherson, 51 anni, che dovrebbe essere indicato alla guida del governo: "Non ho problemi a lavorare con lo Stato e questo non cambierà domani", ha aggiunto.

Per Macron, si tratta comunque di una sconfitta: Tapura, il partito autonomista del "suo" candidato, il premier uscente Edouard Fritch, si è fermato al 38%, contro il 44,3% di Tavini. "I polinesiani hanno votato per il cambiamento. Il governo prende atto di questa scelta democratica", ha reagito su Twitter il ministro dell'Interno Gèrald Darmanin. "Lavoreremo con la maggioranza neoeletta con impegno e rigore, per continuare a migliorare la vita quotidiana dei nostri concittadini polinesiani", ha aggiunto. 

Parole che celano i timori di Parigi di perdere una leva importante nella regione Indo-Pacifica. Con i suoi cinque arcipelaghi, la Polinesia francese occupa quasi la metà della zona economica esclusiva francese, la seconda al mondo dopo quella degli Stati Uniti. Per Parigi non si tratta solo di un'area ricca di risorse (si parla di giacimenti di cobalto e platino ancora tutti da sfruttare), ma soprattutto di una piattaforma nel cuore di una regione sempre più delicata da un punto di vista geopolitico. 

C'è la Cina, innanzitutto: "Sappiamo che in altri luoghi la Cina ha fornito sostegno ai separatisti, anche sostenendo finanziariamente i movimenti secessionisti nella Federazione degli Stati della Micronesia", ricorda Cleo Paskal, ricercatrice canadese specializzata nell'Indo-Pacifico, su Le Monde. Secondo Paskal, "la situazione di una Francia indebolita nel Pacifico gioverebbe molto a Pechino", perché "potrebbe neutralizzare la proiezione di assetti militari basati in Nuova Caledonia e aumentare l'accesso della Cina all'hub polinesiano, strategicamente cruciale per il trasporto marittimo".

Nel 2022, il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha compiuto un tour in otto Stati insulari del Pacifico meridionale, consolidando accordi economici e di sicurezza bilaterali. Nel 2022 gli Stati Uniti hanno aperto diverse ambasciate nella regione, a Vanuatu, Kiribati e Tonga. Anche l'Australia è sull'offensiva. L'Europa può contare sulla Francia, almeno finora.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Un pezzo d'Europa rischia di finire nelle mani della Cina

Today è in caricamento