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Sabato, 27 Aprile 2024
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Lotta ai paradisi fiscali, Ue: “Aliquota minima al 15% in tutta Europa e stop alle società di comodo”

Babbo Bruxelles porta il carbone a chi non paga le tasse. Ma la proposta andrà ora approvata dagli Stati membri, alcuni dei quali si avvantaggiano del fisco ‘light’ per aziende e ricconi

Tassazione equa. Un binomio spesso evocato negli ultimi mesi, ma ormai diventato un ossimoro di fronte alle plateali storture dei sistemi fiscali nell’Ue, alcuni dei quali hanno adottato politiche tributarie da paradiso per i pochi e da inferno per gli altri contribuenti. La Commissione europea sembra però decisa a livellare le aliquote minime nell’Unione per fermare la corsa al ribasso. L’esecutivo Ue, nell’ultima riunione dell’anno, ha infatti proposto di introdurre un’aliquota minima del 15 per cento che andrà però a colpire un ristretto numero di aziende.

Come spiegato nel testo della proposta, l’aliquota minima si dovrà applicare alle “entità costitutive situate nell'Unione che fanno parte di gruppi multinazionali o gruppi nazionali su larga scala con un fatturato consolidato di gruppo di almeno 750 milioni di euro in almeno due dei quattro anni precedenti”. Questa definizione corrisponde a quella concordata in sede Ocse a ottobre da 137 Paesi che hanno aderito al nuovo patto per la tassazione equa in tutto il mondo. “Appena due mesi dopo l’accordo stiamo compiendo il primo passo per porre fine alla corsa fiscale al ribasso che danneggia l'Unione europea e le sue economie”, è stato il commento di Paolo Gentiloni, commissario europeo all’Economia.

Tuttavia, il testo è ancora più specifico sui soggetti che dovranno versare l’aliquota minima. “Per varie ragioni politiche, come preservare il principio di neutralità fiscale e in linea con le regole dell’Ocse - si legge ancora nel testo - sono esclusi dal campo di applicazione della Direttiva i seguenti soggetti: enti governativi, organizzazioni internazionali, organizzazioni senza scopo di lucro, fondi pensione e, a condizione che siano al vertice della struttura del gruppo, entità di investimento e veicoli di investimento immobiliare”. Ora che è stata pubblicata la proposta andranno dunque valutate le effettive nuove entrate per i governi nazionali. “Se l'aliquota effettiva minima non è imposta dal Paese in cui una società a bassa imposizione è ubicata”, si legge nel documento esplicativo della proposta, “sono previste disposizioni che consentono allo Stato membro della società madre di applicare un'imposta complementare”. Una garanzia di tassazione minima, a prescindere dal Paese che la applica.

Oltre alla proposta che recepisce l’accordo Ocse nel diritto europeo, la Commissione è intervenuta con una seconda iniziativa per combattere l'uso improprio di società di comodo a fini fiscali. Ai sensi di questo documento, le società che esercitano un'attività economica minima o nulla non potranno beneficiare di agevolazioni. “Utilizzando una serie di indicatori oggettivi relativi a reddito, personale e locali - ha chiarito la Commissione - la proposta aiuterà le autorità fiscali nazionali a individuare entità che esistono solo sulla carta”. L’azienda individuata come società di comodo non solo non potrà più ottenere sgravi fiscali e i benefici della rete di convenzioni fiscali del suo Stato membro, ma il Paese di residenza della società potrà anche negare all’impresa fittizia il certificato di residenza fiscale. L’architettura del provvedimento si fonda quindi sulla collaborazione tra Stati. Proprio questi ultimi sono ora chiamati ad approvare lo stop alle società di comodo che, una volta adottato, dovrebbe entrare in vigore dal primo gennaio 2024.

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