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Giovedì, 18 Aprile 2024
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I Paesi Ue più 'pericolosi' per gli atei? Italia e Spagna

Il Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo denuncia che la blasfemia è ancora punita con la pena di morte in sei Paesi e l'apostasia in 12

La libertà religiosa può sembrare ormai una conquista affermata per chi vive in Europa ma nel mondo (e nella stessa Unione) in realtà ci sono ancora Paesi che puniscono per legge la blasfemia, in alcuni casi anche con la pena di morte.

Il rapporto

Come spiega la nova edizione del Rapporto sulla libertà di pensiero nel mondo, promosso dall’Humanist International (Hi), di cui in Italia fa parte l’Unione degli Atei e degli Agnostici razionalisti, negli ultimi cinque anni otto Stati hanno abolito le leggi sulla blasfemia: si tratta di Norvegia, Islanda, Malta, la regione dell'Alsazia-Mosella in Francia, Danimarca, Canada, Nuova Zelanda e Grecia (in Irlanda la questione è in divenire, a seguito di un referendum dell'anno scorso in cui si è stabilito di stralciare dalla Costituzione l’articolo che stabilisce che la blasfemia è un reato). Ciononostante sono ancora 69 gli Stati in cui la blasfemia è punita per legge, in 6 di questi con la pena di morte e sono ancora almeno 18 i Paesi che puniscono l’apostasia, 12 dei quali con la pena di morte.

Critiche a Italia e Spagna

L'Europa non sfugge del tutto alle critiche, anche se si tratta chiaramente di casi di ben diversa gravità. Si distinguono in particolare l'Italia che nella classifica della libertà di pensiero si piazza al 159esimo posto e la Spagna che si piazza 91esima. In particolare il report lamenta, tra le altre cose, che nel nostro Paese ci sia l'ora di religione cattolica nelle scuole, senza insegnamenti alternativi, e si sostiene che l'agenda politica dei governi sia spesso ispirata da convinzioni religiose. Inoltre si lamenta il forte potere della Chiesa cattolica, il contributo che le viene dato dell'8 per mille delle tasse degli italiani e il fatto che la blasfemia, pur non essendo più un reato, sia comunque ancora un illecito.

Le criticità

“La sezione del Rapporto dedicata all’Italia delinea un nutrito elenco di criticità, da sempre denunciate dall’Uaar: dall’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche, con insegnanti scelti dalla Chiesa ma pagati dallo Stato, al sistema dell’8 per mille; dal finanziamento pubblico alle scuole cattoliche alla straripante presenza della Chiesa cattolica nel palinsesto televisivo fino ai ministri di culto che vengono pagati per assistenza religiosa in ospedali, caserme, carceri, mentre tali strutture necessiterebbero di psicologi”, afferma Roberto Grendene, segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti. “Non dimentichiamoci poi che anche l’Italia è tra i paesi che puniscono la blasfemia e che tutela il sacro in maniera particolare attraverso le fattispecie di vilipendio, tra cui l’ultima, aggiunta nel 2006, che è una fattispecie speciale di danneggiamento che prevede fino a due anni di carcere”, continua Grendene che conclude lamentando anche il fatto che “le discriminazioni ai danni dei non credenti continuano anche da morti, visto che i comuni non garantiscono luoghi consoni per i funerali civili”.

Inasprimenti delle pene

Tornando alla situazione globale, dove ci sono problemi certamente più gravi, se è vero che alcuni casi lasciano ben sperare, come quello della pakistana Asia Bibi, graziata dall’accusa di blasfemia e riparata in Canada, è altrettanto vero che in diversi Paesi sanzioni e azioni penali si stanno inasprendo. È il caso del Brunei e della Mauritania, che negli ultimi due anni hanno aumentato le pene per blasfemia e apostasia. Il nuovo codice penale del Brunei, approvato nel 2019, rende blasfemia e apostasia, così come adulterio e omosessualità, punibili con la morte. La Mauritania dal canto suo ha introdotto la condanna a morte obbligatoria per blasfemia e apostasia nell'aprile 2018. Entrambi i Paesi figurano tra gli ultimi dieci nella classifica globale in materia di libertà di pensiero nel mondo stilata dall’Humanist International (in compagnia di Arabia Saudita, Iran, Afghanistan, Maldive, Pakistan, Emirati Arabi Uniti, Malaysia, Sudan).

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