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Sabato, 27 Aprile 2024
Nuovo dramma in mare / Spagna

Soccorsi in ritardo: muore bambina di cinque anni su un barcone diretto in Spagna

Naufragio al largo delle Canarie. Migranti avevano chiesto aiuto a Madrid più di 12 ore prima, ma sono intervenute (troppo tardi) solo le autorità marocchine

Un altro "caso Cutro" di soccorso tardivo sulla coscienza dell'Europa. Dopo il dramma in Grecia con un barcone affondato con centinaia di migranti a bordo, stavolta il naufragio è avvenuto la largo delle coste spagnole. Sulla barca viaggiavano 61 persone, ma il Marocco (da cui erano partite) è riuscito a salvare solo 24 persone vive. Secondo l'ong Caminando Fronteras, che da martedì 20 giugno era in contatto con i passeggeri, i servizi di soccorso avrebbero tardato il loro intervento. Il ministero dei Trasporti, sostengono gli attivisti, era a conoscenza della posizione quasi dodici ora prima che l'imbarcazione affondasse. Tra i corpi recuperati quello di una bambina di quasi cinque anni. Un'altra vita spezzata davvero troppo presto da politiche migratorie inefficaci e crudeli.

La denuncia

Mancano all'appello ancora una trentina di persone dopo il naufragio di un gommone avvenuto a 88 miglia da Gran Canaria. La denuncia arriva dalla Ong Caminando Fronteras, che ha trascorso ore in contatto con i passeggeri attraverso il proprio servizio di allerta telefonica. Il soccorso marittimo iberico (Salvamento Marítimo), riferisce il media elDiario.es, ha recuperato il corpo di una bambina, mentre una nave mercantile ha localizzato il corpo di un uomo adulto. L'ente di soccorso spagnolo, alle dipendenze del Ministero dei Trasporti, conosceva la posizione dell'imbarcazione a rischio 12 ore prima che affondasse ma è intervenuto solo quando l'imbarcazione è affondata e ha recuperato il corpo senza vita della minore, che è stato trasferito alle Isole Canarie. La notizia, secondo il quotidiano online, è stata confermata da fonti ufficiali dei servizi di soccorso spagnoli.

Area marittima contesa

La barca con 61 persone a bordo era salpata da Capo Bojador, nel Sahara occidentale occupato, ed era diretta verso le Isole Canarie. Saputo del naufragio, le autorità del Marocco sono intervenute salvando 24 persone vive (22 uomini e due donne), localizzando un corpo senza vita. A riferirlo è stata l'attivista e ricercatrice Helena Maleno, fondatrice di Caminando Fronteras, che si è messa in contatto con i servizi di soccorso alawiti. Il Marocco non ha ancora fornito dati ufficiali sul naufragio. L'attivista ha denunciato che l'area marittima dove è avvenuto il naufragio fa parte della zona di ricerca e soccorso (SAR), che secondo il diritto internazionale è di competenza spagnola, ma il Marocco rivendica la proprietà delle acque del Sahara occidentale. La società Salvamento Marítimo sostiene invece che quest'area ricade in una responsabilità condivisa per la ricerca e il soccorso.

Le (mancate) operazioni di soccorso

Caminando Fronteras aveva informato il servizio Salvamento Marítimo alle 16:15 di martedì 20 giugno, segnalando il pericolo per le persone a bordo. Alle 19:00, dopo aver ricevuto una posizione dalla barca, l'Ong dichiara di aver inviato le coordinate all'istituzione spagnola. Le fonti ufficiali riferiscono di aver attivato le ricerche 15 minuti dopo la segnalazione. In un primo momento, l'ente di soccorso riferisce di aver inviato nella zona l'aereo Sasemar, che ha avvistato l'imbarcazione in pericolo alle 19:53. I servizi di soccorso spagnoli hanno quindi chiesto a una nave mercantile, la Navios Azure, una nave portacontainer con bandiera delle Isole Marshall di avvicinarsi alla zona. Questa nave è rimasta in prossimità della barca in pericolo "in attesa di ricevere ordini", indicano le fonti ufficiali. Oltre tre ore dopo il primo allarme, alle 22:30, il Marocco "ha confermato il coordinamento dei soccorsi" e le squadre di soccorso spagnole hanno smesso di intervenire fino al giorno successivo, quando il naufragio era già avvenuto. La barca è affondata la mattina di mercoledì 21 giugno. Nella ricerca del gommone naufragato, l'aereo del soccorso marittimo spagnolo ha individuato un'altra imbarcazione simile in una posizione vicina. Quest'ultima, con 63 persone a bordo, è stata invece aiutata dalle squadre spagnole, arrivando a Gran Canaria.

Salvataggi o controllo delle migrazioni ?

Caminando Fronteras da anni denuncia l'uso del Soccorso Marittimo come "meccanismo di controllo dell'immigrazione". Come hanno documentato i suoi attivisti, le squadre spagnole a volte ritardano troppo a lungo il salvataggio delle imbarcazioni a rischio nel tentativo di far prendere il comando al Marocco e impedire così ai loro passeggeri di raggiungere le coste spagnole. "Il salvataggio è diventato uno strumento di controllo migratorio che viola la legge del mare. Questo sta provocando morti in acque di competenza spagnola”, ha denunciato la fondatrice del collettivo. "Quando la Spagna viene a conoscenza della situazione di rischio di queste persone alle Canarie, fa pressione sul Marocco per fare un salvataggio, ma il Marocco, sebbene accetti perché ha interesse in quelle acque, molte volte non va. Oggi è chiarissimo: il responsabile di queste morti è lo Stato spagnolo", ha affermato con durezza Maleno.

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