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Venerdì, 29 Marzo 2024
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"Nessuna possibilità per gli eurobond, la legge Ue va rispettata"

Parla Friedrich Merz, in corsa per la guida del partito di Angela Merkel (di cui è fiero avversario) ed ex lobbista per BlackRock: "Molti pensano che in un’emergenza, il diritto scompaia. Persino in una crisi come quella che stiamo affrontando dobbiamo seguire le indicazioni dei trattati europei"

"Molti pensano che in un’emergenza, il diritto scompaia: 'La necessità non conosce legge'. Io non la penso così: persino in una crisi come quella che stiamo affrontando dobbiamo seguire le indicazioni dei trattati europei. Da questo punto di vista, non c’è alcuna possibilità di introdurre titoli europei, siano essi Eurobond o Coronabond. Si tratta di un parere condiviso dal Gruppo parlamentare della CDU e della CSU e dalla stessa Cancelliera". Non ci gira intorno Friedrich Merz, sa quanto importante e delicato sia il tema, alla vigilia del vertice dei capi di Stato e di Governo del 23 aprile.

La nemesi della Cancelliera

Merz è noto per essere la nemesi della Cancelliera, uno dei suoi avversari più intransigenti. Per un periodo ha guidato anche il Gruppo parlamentare, per poi lasciare l’attività politica diretta, tale era la sua distanza dalle politiche di Angela Merkel. È stato, dal 2016 fino a pochi mesi fa, un lobbista per BlackRock, una delle società di investimento più importanti al mondo. È ritornato qualche anno fa, candidandosi alla guida del partito ma uscendo sconfitto dal congresso del dicembre del 2018, da Kramp-Karrenbauer, le cui dimissioni, nel febbraio scorso, hanno riaperto lo scontro dentro la CDU. Alla FAZ, nell’edizione del fine settimana, aveva sostenuto che quella italiana era una posizione politica non una necessità economica. Giudizio ribadito oggi: "Il Governo italiano rifiuta espressamente i mezzi che gli sono stati offerti".

"Non sono anti europeista"

Ma non ci sta a passare per un politico non solidale o peggio non europeista: "Vent’anni fa sono stato un sostenitore dell’Euro, sia nel Parlamento tedesco che in quello europeo. Quella scelta ha avuto effetti positivi che ha avuto per molti paesi, ad esempio con l’enorme riduzione dei tassi d’interesse per il rifinanziamento dei loro bilanci pubblici. Anche questa è solidarietà. Un’altra è quella che deriva dalle decisioni dell’Eurogruppo: fino a 500 miliardi di euro per contrastare la crisi: è un intervento che sino ad oggi non c’era mai stato nell’Unione europea. Penso sia un peccato che non si rifletta a sufficienza sulla dimensione di questo intervento". Merz, dunque, rivendica il suo contributo all’Euro ma ribadisce che ogni soluzione deve essere trovata all’interno dei limiti posti dal diritto europeo e, per la politica tedesca, della Costituzione federale e le sentenze del Tribunale costituzionale federale. 

"Per la crisi già fatto tanto"

"Resto contrario a una modifica dei trattati, che comunque richiederebbe molti anni, nel senso di prevedere un meccanismo di ri-finanziamento dei bilanci nazionali costituito dall’Unione europea e garantito da tutti gli Stati membri". La strada maestra è per Merz l’aumento del bilancio dell’Unione europea che possa poi intervenire nelle realtà più complicate ("Nell’ambito del bilancio si può pensare agli strumenti più diversi, compreso il Recovery fund"), con un’importante precisazione: "Chi ha la responsabilità di fissare le entrate, deve essere investito anche di quella di definire le spese: si tratta di mettere in mano all’Unione europea sia la possibilità di ottenere fondi, tramite una tassazione europea, sia quella di spenderli. Ogni altra soluzione ci porta verso scenari che non siamo più in grado di controllare". 

"Più competenze all'Ue"

Oltre l’immediatezza della crisi, Merz scorge la necessità di dotare l’Ue di maggiori competenze ("Nessuno Stato era preparato alla crisi, nemmeno l’Unione europea, che, tuttavia, viene spesso contestata dai cittadini e dagli stessi Stati membri per una sua presunta inattività in questioni nelle quali non ha alcuna competenza. Le politiche sanitarie sono tra queste: anche in Germania l’Europa viene contestata per questioni che in realtà sono di competenze degli Stati") ma soprattutto di difendere l’industria europea, che dovrà reggere la concorrenza di quella americana e cinese ("Il modello resta Airbus", cooperazione sul fronte dell’industria aereonautica, ndr). Ma prendiamo, ad esempio, la nuova rete 5G e la discussione sul ruolo di Huawei: il vero problema è che non abbiamo industrie europee pronte. Le poche che si occupano di queste tecnologie sono più indietro rispetto ai cinesi e più care").

Il commento / "Le preoccupazioni tedesche non vanno sottovalutate"

Merz ha ribadito come le banche americane, dopo la crisi, siano oggi più forte, mentre quelle europee sono ancora troppo deboli, l’Europa deve investire in una strategia dell’industria aeronautica, per evitare che le imprese europee non reggano la concorrenza cinese o americana e siano così spazzate vie. "Prima credevo fosse un errore parlare di politiche industriali, oggi si tratta di questioni che dobbiamo affrontare e non da una prospettiva tedesca ma davvero europea".

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