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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Dietro il caos in Libia il sostegno di Macron. L'Italia vivrà una nuova crisi di migranti"

Intervista a Tarek Megerisi, analista dell'European Council on Foreign Relations: "Crescerà anche il rischio terrorismo. La Francia deve condannare chiaramente l'attacco a Tripoli"

In Libia è ora troppo “difficile fermare l'escalation” delle violenze scatenate dai miliziani della Libyan National Army (LNA), del generale Khalifa Haftar, che hanno attaccato quelle del governo internazionalmente riconosciuto di Fayez Serraj, cercando di conquistare la capitale Tripoli. Al momento ci sarebbero stati in tutto il Paese già 47 morti e 181 feriti. Secondo Tarek Megerisi, analista dell'European Council on Foreign Relations, ed esperto della questione libica, una nuova guerra civile “è già in corso”, e avrà conseguenze sulla regione ma anche sull'Europa, con un aumento sia dei flussi migratori che del rischio terrorismo.

È troppo tardi per fermare le violenze?
Molto difficile ora fermare l'escalation, una nuova guerra civile è già in corso. Nell'occidente della Libia è in corso la più grande mobilitazione di combattenti probabilmente dalla rivoluzione in 2011. Quando gli scontri sono iniziati la settimana scorsa, la comunità internazionale non è stata capace di fare fronte comune di spingere Haftar a fermarsi. Per il futuro serve una via d'uscita politica. La maggioranza dei libici non sono felici di come le cose sono andate negli anni precedenti alla presa di potere da parte di Haftar, oltre alla fine delle ostilità vogliono una chiara road map politica.

La Francia di Emmanuel Macron è stata tra i sostenitori del generale Haftar
Questo sostegno è stato uno dei principali motivi per cui il generale è diventato così importante nel processo politico e che gli ha permesso di conquistato così tanto territorio in Libia. Parigi è chiaramente in imbarazzo per l'attacco a Tripoli, la città in cui c'era anche l'inviato dell'Onu.

Che ruolo può e deve avere la Francia adesso per rimediare a questa situazione che ha contribuito a creare?
Parigi ora cercherà, alla fine dei combatimenti, di portare di nuovo le due parti a Ginevra per parlare e continuare le discussioni che erano in corso prima dei combattimenti. Ma deve capire che questo combattimento ha cambiato tutte le carte in tavola. Non si può più permettere ad Haftar di avere una posizione politica predominante. Per questo la Francia deve condannare chiaramente l'attacco a Tripoli, cosa che non ha ancora fatto pubblicamente e chiaramente, e deve dire che il generale sarà ritenuto responsabile di tutto quello che accadrà. Poi Macron deve appoggiare senza indugi il processo politico sostenuto dall'Onu.

Quali saranno le conseguenze per l'Europa?
La guerra porta caos e incertezza. I flussi migratori diventeranno di nuovo un problema e crescerà anche il rischio terrorismo. Ieri c'è stato un nuovo, grande attacco in Libia a opera dell'Isis. È un segnale d'allarme anche per l'Europa.

L'Unione europea ha investito molto nella guardia costiera libica per fermare i flussi di migranti. Ora cosa succederà?
La guardia costiera è molto decentralizzata, divisa in tanti gruppi locali. Se questi gruppi cominceranno a combattere direttamente la guerra invece di fare il loro lavoro è chiaro che questo creerà nuove opportunità per i trafficanti di esseri umani.

E che succederà nei campi in cui i migranti vengono trattenuti, da cui arrivano già troppe denuncie di atrocità?
La realtà è che a fermare i flussi migratori non è stato tanto il supporto dato alla guardia costiera che ha fermato i migranti ma quello, dell'Europa e dell'Italia, ai gruppi armati presenti nel Paese che hanno costruito dei centri di detenzione. Questo supporto ha reso un inferno la vita dei migranti che sono tenuti in campi disumani in cui contraggono malattie, vengono tenuti in stanze buie in grandi gruppi, sfamati solo saltuariamente. Se le persone che si dovrebbe occupare della loro custodia prenderanno parte attivamente ai combattimenti le cose per loro potranno solo peggiorare.

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